Con il presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche, Saverio Andreula, avevamo parlato del grave problema riguardante la sicurezza e la qualità delle cure. Tra questi ci sono i trapianti di fegato ai quali, nel post Covid, sono stati tolti decine di posti letto e devono subire una grave carenza assistenziale nel pre e post operatorio. “In Puglia sta accadendo un dramma umano con il declassamento vorticoso dell’unità trapianti – sottolinea l’Associazione Italiana trapiantati di fegato -. Il centro trapianto di Bari ha 25 anni di esperienza alle spalle e si rischia che con un soffio si mandino all’aria anni di lavoro. Il problema sta nel reparto di Gastroenterologia, dove scarseggia il personale. Prima del Covid avevamo a disposizione 23 posti letto. Sono stati ridotti prima a 10 e una settimana fa a 8. Questo significa che il trapiantato viene parcheggiato nel pronto soccorso, rischiando la vita. Inoltre non bisogna tralasciare il fatto che non c’è una assistenza psicologica. Il trapiantato ha bisogno di accoglienza e supporto nelle varie fasi. Manca il supposto psicoterapeutico e questo fa ammalare sia psicologicamente che fisicamente”.
“Abbiamo avuto una interlocuzione con l’assessore Palese, ma dal 24 maggio non abbiamo ricevuto alcuna risposta. I trapiantati sono costretti ai viaggi della speranza perché in pochi vengono seguiti in loco. Essendo il trapianto un farmaco salva vita è completamente a carico del servizio sanitario nazionale. Invece che investire nel territorio, curando e seguendo i pazienti in loco, la Regione preferisce spendere 75mila euro per i viaggi della speranza. Parliamo di un milione di euro l’anno, visto i dati che ci sono di trapiantati pugliesi. Non chiediamo tanto, le eccellenze qui ci sono, ma abbiamo bisogno di strutture, ma soprattutto di personale medico e paramedico in supporto ai trapiantati. Se questo non si può avere, la regione sia chiara e non si nasconda dietro le favole”.