“È utopistico raggiungere gli obiettivi della missione salute senza gli infermieri”. A lanciare l’allarme sono i presidenti degli Ordini delle Professioni Infermieristiche pugliesi. La Puglia ha deciso di investire i 65 milioni di euro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) nella Sanità, suddividendoli nei vari settori. In questi però non c’è nessun riferimento agli infermieri.
Il piano prevede la riapertura di vecchi ospedali che saranno trasformati in case e ospedali di comunità e investimenti anche nelle centrali operative e corsi di formazione. Nel piano, però, non è presente nessun investimento per il settore infermieristico, nonostante si parli di professionisti sanitari imprescindibili e infungibili per rendere funzionali le strutture.
“Più volte abbiamo sentito lamentele sul fatto che non ci sono infermieri – sottolinea il presidente Opi Bari, Saverio Andreula – quando invece si poteva attingere dal bando di mobilità o dai famosi 566. Inutile continuare a lamentarsi quando invece bisogna ancora definire gli investimenti che la Regione intende realizzare per attuare il Pnrr e in che modo gli infermieri possano rendersi utili”.
Un concetto che viene ribadito anche dagli altri presidenti degli Ordini pugliesi. “Non c’è alcuna possibilità di attivare le reti di prossimità senza prima definire compiutamente i fabbisogni di personale infermieristico e di supporto necessario e senza prevedere le modalità per il loro reclutamento”.
“Esortiamo il Presidente della Regione Puglia e il nuovo Assessore alla Sanità – continuano i presidenti – a provvedere nell’immediato a rendere chiare formali ed univoche le decisioni del Governo Regionale sulla programmazione e attuazione del Pnrr prevedendo l’utilizzo degli strumenti cui dispone per fronteggiare i piani di fabbisogno delle aziende sanitarie e tutte le misure idonee e necessarie per conferire certezze lavorative agli infermieri con contratti a termine che, con encomiabile impegno, hanno reso possibile garantire le cure ai cittadini pugliesi durante il periodo pandemico”.
“Inoltre – conclude Andreula – continuiamo a chiedere la liberalizzazione del rapporto degli infermieri. In motli durante la pandemia sono stati reclutati dalle Asl, lasciando scoperte le Residenze per Anziani. Adesso hanno un contratto a tempo determinato e non possono investire le ore libere per svolgere il lavoro nelle Rsa. Chiediamo quindi che la loro posizione venga liberalizzata per consentire agli infermieri di essere ancora più utili al territorio”.