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QI di 146, a 11 anni frequenterà già le superiori: il pugliese Giulio è il primo enfant prodige in Italia a farlo

29 Giugno 2023
– Autore: Raffaele Caruso
29 Giugno 2023
– Autore: Raffaele Caruso

Si chiama Giulio e oggi, 29 giugno, ha spento 11 candeline. Ha appena concluso le scuole elementari e frequenterà direttamente la scuola superiore, con la possibilità così di diplomarsi all’età di 16 anni. Si tratta di un vero e proprio record perché è il primo bambino in Italia che, a poco più di 10 anni, ha intrapreso un percorso di studi in un istituto superiore. L’enfant prodige vive a Galatone, nel Salento, con mamma Michela e papà Amedeo. È un bambino con sindrome di Asperger e con un’intelligenza superiore alla media. Il suo quoziente intellettivo è di 146. Già da settembre 2022, nell’ultimo anno di scuola elementare, ha seguito per tre ore corsi pomeridiani in quarto e quinto superiore all’Istituto Tecnico superiore Enrico Medi. La sua grande passione è l’informatica e sogna infatti di diventare un ingegnere informatico.

“A settembre ho cominciato un percorso nella scuola superiore. Ero un po’ spaventato, ma anche felice. Mi hanno accolto tutti benissimo, anche se i ragazzi del quinto anno erano straniti nel vedere un bambino che sedeva al loro stesso banco – le sue parole riportate dal Corriere del Mezzogiorno -. Ai miei compagni delle elementari, invece, ho detto che non sono più intelligente di loro, sono soltanto diverso. E che ho bisogno di fare questo progetto”.

“L’anno prossimo, attraverso un piano didattico personalizzato, pur frequentando le scuole medie, Giulio avrà la possibilità di seguire parallelamente le ore di algebra previste nel biennio della scuola superiore. Dopo la terza media, potrà accedere direttamente al terzo anno dell’istituto Medi – spiega mamma Michela -. Con la diagnosi nel 2018 Gulio ha finalmente dato un nome al suo modo di essere. Non ha mai chiesto giocattoli, neanche a Babbo Natale. A tre anni comprò, insieme a suo nonno, un pannello solare. Eravamo esterrefatti quando seppe alimentarlo da solo. A quattro, invece, lo vidi per la prima volta leggere le etichette nei supermercati. E a cinque cambiava i sistemi operativi. Ma non era un bambino sereno: a sei ha chiesto aiuto. Così, con il supporto della dottoressa Manni, ma anche degli insegnanti, a piccoli passi ha imparato a stare con gli altri. E adesso è un undicenne che gioca a basket e suona la batteria”.