Lo scorso 20 luglio, il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha incontrato la giornalista Selvaggia Lucarelli, alla presenza del direttore generale della Asl Lecce Stefano Rossi e del coordinatore del Centro regionale Trapianti Loreto Gesualdo, per discutere del caso di Giorgia, la ragazzina leccese affetta dalla sindrome di Berdon che da 8 anni è a Pittsburgh per curarsi. La giornalista aveva avanzato dei dubbi riguardo la scarsa trasparenza sulle donazioni e le attività della onlus Stellina di Berdon, di cui è presidente la madre della ragazzina, per sostenere le spese che la ragazzina e la sua famiglia devono sostenere in America. Per questo la giornalista era a Bari quando ha filmato il tassista denunciando il malfunzionamento del pos.
“Durante l’incontro – fanno sapere dalla Regione – la giornalista ha trasferito una serie di informazioni, pubblicate successivamente sia sui suoi canali social che sulla stampa, che il presidente Emiliano ha ritenuto di trasmettere alla Procura della Repubblica, all’Inps e ad Arca Salento per gli adempimenti di competenza”. “Bisogna dare risposta ai quesiti della giornalista – sottolinea il presidente della Asl di Lecce – compatibilmente con il diritto alla riservatezza dei dati appartenenti alle categorie particolari”.
“Le azioni intraprese dalla Asl di Lecce sono state sempre in linea con la normativa vigente, conseguenti alle autorizzazioni del Centro nazionale trapianti e del Centro regionale trapianti e ai provvedimenti della magistratura. A cominciare dalla scelta di Pittsburgh che si fonda sull’autorizzazione del Centro nazionale trapianti (Cnt) e del Centro regionale trapianti (Crt). Il Centro regionale trapianti ha autorizzato la permanenza all’estero per diagnosi e cura pre-trapianto, per l’inserimento in lista d’attesa e per le cure post-trapianto, sulla base della rarità della patologia” dichiarano il direttore Rossi e il professore Gesualdo .
“L’autorizzazione è stata concessa pur non essendo prevedibile il tempo necessario per trovare un donatore compatibile. Tanto che, l’attesa era stimata in due anni, anche in considerazione della rarità dei donatori pediatrici, e non poteva essere consumata in Italia perché i tempi del viaggio per raggiungere gli Stati Uniti d’America, in caso di convocazione per il trapianto, non sarebbero stati compatibili con i tempi di ischemia degli organi. Il rimborso spese per alloggio e vitto è stato effettuato ai sensi della normativa nazionale, per la paziente e per un solo accompagnatore, e nel rispetto di un provvedimento del giudice a seguito di un ricorso fatto dai genitori”.