Francesco Casadibari a Bitonto lo conoscono in molti. È uno strano, che dice parolacce e si muove in maniera incomprensibile se perde le staffe. Meglio stargli lontano, seppure mamma Lia dipinge Francesco come un ragazzo semplice, umile, che non farebbe male a nessuno. Francesco ha una cattiva abitudine che lo ha messo più volte nei guai: guida lo scooter senza assicurazione e patente. Lo fermano in tanti, Polizia e Carabinieri, me secondo quanto denuncia la mamma, ci sarebbero quattro poliziotti che lo avrebbero preso di mira e che con lui sarebbero particolarmente violenti, quasi volessero spingerlo a perdere il controllo.
Un anno e mezzo fa il ragazzo perde il controllo della bici elettrica e per non danneggiare le auto in sosta finisce a terra. Nelle vicinanze ci sono due poliziotti e come succede spesso finisce a mazzate, nel senso che il ragazzo viene immobilizzato e preso a manganellate. La scena viene ripresa, così come viene ripreso ciò che accade agli inizi di aprile. Francesco va a giocare una schedina in un centro scommesse. Lascia lo scooter all’esterno, ma nel frattempo i poliziotti chiamano il carro attrezzi per la rimozione. Lui vuole prendere i suoi oggetti personali, ma non gli viene consentito. Prima le parole grosse, poi la lite e i poliziotti che usano ancora una volta le maniere forti. Resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale. Francesco viene messo ai domiciliari, ma sorpreso varie volte a non rispettare la misura. Un atteggiamento apparentemente ribelle, che viene considerato tale anche quando, dopo essere stato chiamato dal Policlinico per sottoporsi a un intervento chirurgico agli occhi, anticipa l’orario per cui il giudice aveva concesso l’autorizzazione. Ha un certificato che lo prova, ma la Polizia non lo considera. A quel punto Francesco, condannato a un anno e quattro mesi, finisce in carcere.
Un regime inadeguato secondo la mamma, che pone l’accento sulla sindrome di cui è affetto il figlio: la sindrome di Tourette ticcosa. Francesco quando perde la pazienza o è in un particolare stato d’ansia o prostrazione inizia ad apparire violento, ha dei tic, muove in maniera inconsulta il corpo, soprattutto le braccia e dice tante parolacce. In primo grado il giudice non ha modo di vedere la cartella medica dell’imputato. Il nuovo avvocato in Appello ha chiesto di vedere la documentazione e chiesto anche il consulto di un medico legale. È davvero troppo tardi per rendersi conto che Francesco è malato? Che va curato e segue una terapia così come fa qualunque altro paziente? La mamma chiede chiede Giustizia per quella violenza giudicata eccessiva, perché ci sarebbe stato modo e tempo di conoscere la condizione del figlio. Ai poliziotti il legale ha fatto recapitare un risarcimento di poche centinaia di euro, giudicato inadeguato da due dei tre poliziotti che hanno avuto a che fare con lui ad aprile scorso. Gli uomini in divisa invitano il legale a predisporre un risarcimento che non generi ulteriore ilarità. In questa storia purtroppo c’è bene poco da ridere e speriamo si possa porre rimedio per il bene di tutti. Mamma Lia è preoccupata perché Francesco le ha confessato più volte intenzioni suicide. Vivere in questo modo, senza contare la sindrome che lo limita pesantemente nei rapporti personali non è vita.