“Non riesco ancora a rendermi conto di quanto si possa essere violenti. Come si arriva a questo punto?”. Patrizia è la mamma di Annarita, una ragazza di 30 anni che pian piano e con sforzi immani sta tentando di conquistare un minimo di autonomia. Il suo ex fidanzato, dopo dieci anni insieme e due mesi di convivenza l’ha picchiata in maniera talmente brutale da ridurla in fin di vita.
Ventuno giorni in coma, quattro interventi chirurgici, l’asportazione della calotta cranica, la tracheotomia e poi il lungo e faticoso percorso di riabilitazione, con neuropsichiatri e fisioterapisti, palestre e continue visite in vari ospedali. A novembre scorso il Tribunale di Bari ha condannato l’uomo a una pena detentiva di 3 anni e a un risarcimento iniziale di 25mila euro.
“Nulla di quanto stabilito dalla sentenza è stato ottemperato – denuncia Patrizia -. Lui abita a casa con i suoi genitori, accanto alla nostra abitazione, ha una vita normale, viaggia, si è risposato e ha un bambino. Nemmeno i domiciliari si è fatto, chi è davvero recluso siamo noi, perché Annarita non può essere mai lasciata sola”.
Annarita è concentrata sul 23 luglio, il giorno in cui festeggerà il suo compleanno. Un traguardo importante. Non ha difficoltà a raccontarsi ai nostri microfoni, seppure per il momento del suo passato non resta che qualche frammento.