“Non sono più padrona della mia vita e temo per i miei figli”. Mentre parliamo con Valeria ci vengono in mente gli occhi di Annarita, ridotta in fin di vita dal suo ex compagno e che oggi deve affrontare un lungo percorso di riabilitazione per tornare ad essere in parte quello che era un tempo. Violenze domestiche che sempre più spesso si trasformano in tragedia. Aggressioni molto spesso taciute a causa del sentimento di vergogna che le vittime provano.
Valeria non ha avuto paura di denunciare perché credeva nello Stato, ma ad oggi dopo due anni, si rende conto che tutte le tutele promesse sono solo parole buttate al vento. “Tutto è iniziato a settembre del 2020, mio marito, ad ora ex poliziotto, ha incominciato ad essere aggressivo, non solo nei mie confronti, ma anche contro i miei figli e i miei parenti. L’ultima aggressione qualche giorno fa. Mio figlio piccolo non voleva vedere il padre e passare la giornata con lui. Nonostante fosse stato categorico, il mio ex è venuto e l’ha convinto a scendere, una volta arrivato lo ha preso ed è corso verso la macchina. In quel momento ho bloccato lo sportello della macchina e ho chiesto a mio figlio cosa volesse fare. Lui non voleva andare col padre ed è lì che ho deciso di tirarlo a me. In quel momento mio marito è diventato aggressivo colpendo sia me che mio padre. Il piccolo, invece, si è messo a correre contro suo padre ha incominciato a tirargli i calci alle gambe. Solo con l’intervento di alcune persone è andato via”.
Valeria in questi anni lo ha denunciato per aggressione tre volte, con una ha ottenuto anche una condanna e l’ordinanza di allentamento, poi decadute. All’attivo ci sono anche denunce per stalking e atti persecutori. Lei stessa si è rivolta al Tribunale dei Minori per ottenere un’assistenza psicologica per la figlia più grande e adesso, vedendo come sta reagendo il più piccolo, ritiene sia l’ora che sia seguito anche lui dall’assistenza sociale.
“Tutti pensano che io voglia fare una guerra contro di lui, ma non è così perché permetto ai miei figli di vederlo nonostante non so dove li porti e cosa faccia con loro. Pensate che sia facile per una madre che ha subito violenza non sapere se i suoi figli stanno bene? L’unica cosa che voglio è che lui si faccia aiutare. Voglio che dimostri di stare meglio”.
L’ex marito di Valeria, con le denunce ricevute, è un poliziotto sospeso dal servizio ed è figlio di un ex polizotto stimato che ha fatto parte della Digos di Bari. “Ho deciso di denunciarlo alla Polizia perché credevo nella sua istituzione, ma ad adesso non credo più in nulla. Lo Stato dice di denunciare ma non dà tutele. Ho deciso di rivolgermi a voi perché non comprendo come alla terza aggressione davanti agli occhi dei miei figli il sistema non faccia nulla per tutelarli”.
“Da quando è iniziato questo incubo ho dovuto cambiare vita. Ho cambiato il numero di cellulare e la mail, non esco mai da sola e se lo faccio parlo al telefono, dico a chiunque di non dire dove sono. Alle feste dei compagni di scuola dei miei figli, non posso dare la mia conferma se non in modo privato. Lui è persino venuto fuori dal mio ufficio e ha cosparso la vetrina di feci. Lui deve essere aiutato, prima non era così. È bipolare e si vede da come si comporta perché in un momento è sereno, dopo qualche secondo diventa aggressivo. L’ultima volta mi ha detto di togliere le denunce perché se no avrebbe ucciso prima i miei familiari e poi me perché mi voleva vedere soffrire. Questa non è vita e lo Stato deve iniziare a tutelare le vittime seriamente”.