Il video del pestaggio per strada vicino una stazione di servizio del Barese ha fatto il giro del web. Un uomo viene pestato a sangue con calci e pugni in faccia. Siamo riusciti a risalire ai protagonisti dell’episodio e la storia è molto più complessa di quei 50 secondi che abbiamo deciso di mostrarvi sul nostro canale Telegram. A ricostruire quanto accaduto è Angela Di Cosola, ex compagna di Gabriel, cittadino romeno e vittima del pestaggio. “Ci siamo conosciuti, abbiamo avuto una relazione da cui è nata nostra figlia. Beveva e aveva i suoi problemi, qualche volta mi ha alzato le mani, ma ho iniziato a ricevere insulti pesanti e così ho deciso di lasciarlo – racconta -. Non si è dato per vinto all’inizio, tra una minaccia di morte e l’altra non ha lasciato me e la mia famiglia. Si è allontanato per un certo periodo di tempo, si è fatto la sua vita, poi ha deciso di ritornare, ha passato del tempo con la bambina, ma la testa era sempre quella. Ci abbiamo provato, ma non è andata bene”.
Angela ripercorre gli istanti di quella giornata. “Sono andata al bar di questa stazione di servizio con mia sorella a fare colazione, non mi ero accorta all’inizio della sua presenza – spiega Angela -. Ha iniziato a provocarmi e a insultarmi, lo ignoravo, ma lui mi ha minacciata di morte. Alcuni miei parenti si trovavano lì per caso, hanno sentito le sue parole e hanno reagito. Da una parola nasce l’altra e si è arrivati a quel punto”. I Carabinieri hanno sequestrato le immagini delle telecamere di videosorveglianza dove è immortalato tutto quello che è successo. Gabriel, nonostante il passato della famiglia Di Cosola, sembra non aver paura di niente. “Lui ha un ordine di restrizione e una diffida, deve stare lontano da me almeno di 500 metri – continua -. È stato in carcere, poi ai domiciliari, ma non si rassegna. Dopo quanto accaduto alla stazione di servizio, è venuto qui da noi e ci ha chiesto dei soldi. Si deve rassegnare, perché non è un uomo e non è degno di avere una famiglia e una donna. Io ho paura che un giorno lui arrivi a fare quello che dice, uno come lui può fare di tutto”.
“Ho sentito che alla stazione di servizio era successo un casino. Mi sono messo in macchina, sono arrivato lì e l’ho visto a terra, non mi interessava, perché se fossi intervenuto lo avrei distrutto – racconta il padre di Angela, Michele Di Cosola -. Mi sono mantenuto, ho preso 50 gocce per restare rilassato e poi mi sono allontanato. Questa situazione va avanti da tanto tempo, lui vuole la guerra, io ho 70 anni e dopo 30 anni di carcere voglio starmene tranquillo”.