Caio Giovanni, ti aspetto per continuare a sostenerti, ma da oggi non posso più starti accanto. Ci ho provato, tentando di comprendere il tuo malessere. Per un attimo mi sono illuso avessi trovato dentro di te la motivazione per farla finita con l’eroina. E non importa se il sangue in camera non fosse quello orribile dei momenti più neri, di quando ci siamo incontrati su corso Italia. La cocaina, l’hashish e l’alcol non sono meno pericolosi. Ti ho creduto e sostenuto contro tutto e tutti, ma è arrivato il momento di farmi da parte. Ti voglio bene ed è per questo che non posso prendere altra scelta. Mi hai mandato a prenderlo in c**o, non importa. Ciò che conta è che decida di salvarti. Hai solo 24 anni e da troppo tempo conduci una vita dissoluta. Hai ancora le risorse per riprenderti in mano il futuro. Non so quanti altri treni passeranno, ne sono già passati tanti, ma spero possa prenderne almeno uno. Ora dipende solo da te. La scelta della comunità terapeutica è l’unica che potrebbe salvarti dalla strada e dai suoi tremendi pericoli. Ti mostri strafottente, arrogante, menefreghista, ma in cuor tuo sai di essere fragile. Lo avverto nei tuoi abbracci, nei sorrisi nervosi. Al telefono hai minacciato di farti arrestare. In estrema ratio potrebbe persino essere una soluzione, certamente meglio di continuare ad autodistruggerti come stai facendo adesso col mio aiuto. Spero sia un arrivederci, di non essere stato solo un bancomat e di poterti riabbracciare presto sulla strada del vero recupero. Ringrazio di vero cuore tutti coloro che si sono spesi per te e che continueranno a farlo, anche solo dandoti il giusto consiglio. Ringrazio Francesco e le tante persone che attraverso le proprie donazioni hanno creduto come noi nel tuo possibile ritorno alla vita. E in ultimo, dico grazie al tuo avvocato e al personale del Serd, che ti ha preso a cuore e in molte occasioni è andato oltre la burocrazia. Non è detta ancora l’ultima parola, puoi farcela, ma sei all’ultima spiaggia. Adesso dipende solo da te. Ciao Giovanni, ti aspettiamo.
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- di: Raffaele Caruso
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