In questi anni ci siamo occupati più volti di case popolari, non solo per le condizioni precarie in cui si trovano decine e decine di alloggi, ma anche per le tante abitazioni vuote o usate come punti d’appoggio per vacanze e ospitalità. Abbiamo svelato alcuni casi a Monopoli, Polignano, Bari e in diverse altre città. Ciò che accade a Sannicandro di Bari, però, è la punta dell’iceberg di un fenomeno vergognoso, un insulto a chi non ha una casa e aspetta di averne una da anni. Antonio e Tino sono andati in via Arcamone, a Sannicandro, riuscendo senza alcune difficoltà ad “occupare” una casa popolare di proprietà del Comune. Porte e finestre sono rimaste aperte dopo l’ultimo tentativo di occupazione abusiva. Da mesi, molti mesi, l’abitazione è nelle condizioni che siamo riusciti a documentare. Nello stesso palazzo ci sono altri due immobili che potrebbero essere destinati a chi occupa la graduatoria per l’assegnazione di una casa popolare. Il primo, stando a quanto riferiscono i residenti, è utilizzato all’occorrenza, vuoto per la stragrande parte dell’anno. L’altro, invece, è disabitato da almeno due anni, dopo che la figlia della legittima assegnataria l’aveva a sua volta abusivamente assegnata a un’altra famiglia, che poi l’ha abbandonata. Non si tratterebbe delle uniche abitazioni vuote a Sannicandro di Bari. Il Comune, dopo anni di assurdo silenzio, avrebbe segnalato la questione all’Arca, anche perché su quest’altro versante la situazione è ugualmente vergognosa. E arriviamo al colmo dei colmi. Sempre in via Arcamone ci sono due palazzine costruite con tutti i moderni crismi, che i legittimi assegnatari sono stati costretti a occupare. Sì, case popolari “occupate” dai legittimi assegnatari. L’imbarazzo di non poter far scorrere la graduatoria, unitamente alla burocrazia e ad altri disagi di cui siamo all’oscura, ha creato un mostro pazzesco. Il sogno della casa è incompiuto: non c’è il riscaldamento, i pannelli fotovoltaici non funzionano così come gli ascensori, agli scarichi di wc si provvede con i secchi d’acqua. Insomma, un insulto vero e proprio a chi è sotto sfratto, a chi è costretto a vivere anche in sei in sottospecie di tuguri o nelle abitazioni di parenti e amici. Restiamo a disposizione di chiunque voglia chiarire con dichiarazioni e atti ufficiali. Abbiamo provato a contattare il Sindaco di Sannicandro, l’assessore al ramo e l’ingegnere comunale, senza tuttavia aver ricevuto indicazioni trasparenti su cosa stia succedendo e sulle ragioni della cecità mostrata finora verso una condizione abitativa nota a tutti.
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- di: Raffaele Caruso
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