Vito Passalacqua, il marito di Michelle Baldassarre, la 55enne ritrovata carbonizzata nelle campagne di Santeramo il 9 febbraio scorso, si è recato quel giorno in banca per aprire un conto deposito, vincolare per 6 mesi e trasferire lì dal conto ordinario circa 100mila euro. È uno dei punti oscuri della vicenda e contenuti nella richiesta da parte dei legati dei familiari di Michelle che si sono opposti alla richiesta di archiviazione presentata a luglio dalla Procura di Bari. Per mesi, il pm Baldo Pisani ha condotto le indagini sulla morte della donna ipotizzando il reato di istigazione al suicidio a carico di ignoti. “L’ipotesi suicidiaria”, ha scritto il sostituto procuratore nella richiesta di archiviazione, sarebbe “accertata” non solo sulla base dell’autopsia, ma anche dagli “elementi di indagine acquisiti tramite sommarie informazioni” e dalle conversazioni dei familiari della vittima, pienamente convinti che la donna “abbia compiuto un insano gesto “tutto da sola”.

Gli avvocati però ritengono che le conclusioni non possono essere condivise trattandosi solo di una “valutazione parziale”, essendo “non acclarata l’esistenza di eventuali contatti tra i coniugi nel periodo compreso tra l’esecuzione della misura cautelare la morte della 55enne”. I legali sottolineano anche come il cellulare dell’uomo non sia stato “mai clamorosamente sequestrato”. In più c’è una testimonianza della donna che avrebbe visto l’uomo seguire la moglie in auto pochi giorni prima del decesso, un racconto “mai confermato” che però non è stato approfondito dagli inquirenti.