Un 48enne tarantino accusato di violenza sessuale e minaccia ai danni della nipotina 14enne è stato condannato a 8 anni di carcere. Il collegio di giudici ha disposto che lo zio orco sia interdetto in perpetuo da qualunque incarico nelle scuole di ogni ordine e grado e da ogni ufficio o servizio in istituzioni o in altre strutture pubbliche o private frequentate prevalentemente da minori. In attesa dell’ammontare del risarcimento che l’uomo dovrà versare alla ragazzina e ai familiari, il 48enne dovrà versare una provvisionale immediatamente esecutiva di 10mila euro.
I fatti risalgono al 2017. In occasione di un pranzo familiare, mentre era con tutta la famiglia, l’uomo ha approfittato del momento in cui la nipote era sola sul balcone di casa, avvicinandosi a lei e allungando le mani. In quell’occasione aveva anche rivolto frasi alla nipote di soli 14 anni come “Sei bellissima, voglio che diventi mia moglie”. Un episodio che ha sconvolto la 14enne che, come spesso accade in queste situazioni, non ha raccontato nulla ai genitori per paura di ritorsioni. La violenza del 48enne è esplosa quando una domenica mattina di ottobre, la famiglia era in un dei mercati rionali della città, quando l’uomo approfittando del fatto che la ragazzina era rimasta più isolata rispetto al resto del gruppo, le ha afferrato il polso e l’ha portata con sé con la scusa di volerle comprare qualcosa come regalo. In realtà ha spinto la 14enne dietro una siepe isolata e l’ha violentata. Il 48enne poi l’ha minacciata di non raccontare niente di quanto era accaduto altrimenti l’avrebbe picchiata. Terrorizzata non ha raccontato, neppure in quel caso, niente alla famiglia. Da quel momento, però, è caduta in un profondo stato di prostrazione. È stata una sua insegnante ad accorgersi che qualcosa non andava: ha visto i disegni inquietanti che la 14enne realizzava e ha segnalato tutto alla psicologa della scuola. La professionista, dopo un lavoro lento e complicato, ha ottenuto la fiducia della ragazzina che le ha svelato i demoni che portava dentro. A quel punto è stata informata la famiglia che ha presentato denuncia alla magistratura e nei giorni scorsi è giunta la sentenza di primo grado.