“Quando Miniello mi ha proposto la terapia del sesso non riuscivo a capire se fosse vera o meno. Per un attimo, nei giorni successivi, mi ha sfiorato il pensiero di considerare la proposta, ma poi ho iniziato a riflettere”. Così ieri, in aula a Bari, una delle presunte vittime del ginecologo barese Giovanni Miniello, il medico 71enne a processo per violenza sessuale (tentata e consumata) e lesioni personali su 20 sue pazienti (19 delle quali costituite parte civile) che hanno lamentato di aver subito manovre non convenzionali nel corso di visite ginecologiche.
Secondo l’accusa, il medico avrebbe anche proposto ad alcune pazienti di avere rapporti sessuali con lui per curare il papilloma virus e prevenire il tumore dell’utero. La paziente ascoltata in aula – che è assistita dall’avvocato Roberto Loizzo – ha raccontato di essersi rivolta a Miniello, suo ginecologo già da diversi anni, per curare il papilloma virus nel febbraio del 2019.
In quell’occasione il medico le avrebbe proposto di avere un rapporto sessuale con lui per guarire. “Mi disse – ha aggiunto la donna, oggi 31enne – di potermi curare” con un rapporto sessuale e “che avrebbe potuto debellare l’Hpv per sempre dal mio organismo. Poi mi ha mostrato degli screenshot di messaggi che gli avevano mandato altre sue pazienti” che il medico sosteneva di aver curato così.
“Mi disse – ha sostenuto – che quelle erano tutte pazienti che aveva curato con un rapporto non protetto”. Dopo quella visita la donna decise di cambiare ginecologo. “Circa una settimana dopo quella visita – ha rivelato – mi rivolsi al Telefono rosa, spiegando quello che mi era successo e chiedendo se quelle pratiche fossero denunciabili. Mi risposero di sì”. La paziente denunciò Miniello nel settembre 2019, due anni prima dei servizi televisivi de ‘Le Iene’ che fecero diventare il caso di dominio pubblico. La donna che è stata ascoltata ieri durante il processo non era tra quelle che furono sentite nel corso dell’incidente probatorio, perché sia il gip, che il Tribunale del Riesame e la Cassazione hanno ritenuto che la sua querela fosse tardiva. La Procura, invece, l’ha individuata tra le presunte parti offese e lei si è costituita parte civile.