Poche persone nella camera mortuaria del cimitero di Molfetta, il prete benedice la salma dissequestrata dal magistrato dopo l’autopsia, poi la tumulazione nel gentilizio di famiglia, accanto a mamma e papà. Sabato mattina, alla chetichella, si è svolto il breve rito funebre di Paolo De Palma, il 65enne passato per l’ospedale di Corato, poi imbottito di farmaci alla Psichiatria del Policlinico e morto, senza che nessuno lo potesse riconoscere, all’Opera Pia Di Venere accanto all’omonimo ospedale.
Oggi, senza un manifesto pubblico e senza che si sappia troppo in giro, Paolo sarà ricordato nella messa serale in una parrocchia di Molfetta, il paese dove per tutti quello era “Cefalo”. Lontano da tutti, per evitare il massacro mediatico a cui sono già stati sottoposti sui social i familiari. Nessuno potrà mai sapere cosa effettivamente, chi avesse con lui un legame di sangue, abbia fatto per restituirgli un pizzico di dignità. Nessuno può dire cosa sia stato fatto prima di chiedere all’amministrazione di sostegno di allontanarlo, perché sporcava il citofono.
Stare dietro a un “matto” come Paolo non deve essere stato affatto facile, ma le cose sono degenerate vistosamente nell’ultimo periodo. Perché abbiamo acceso la telecamera, perché con o senza clamore sarebbe andata a finire così: il rapporto con i vicini, lo stato di salute, gli alti e bassi, le frequentazioni pericolose, la scarsa igiene, la solitudine, la consapevolezza di essere ultimo fra gli ultimi. Sì, ultimo tra gli ultimi. Sono passate ore prima che ci si accorgesse di aver sbagliato il cognome di Paolo nelle dichiarazioni dell’avvocato, rilanciate all’indomani della morte da alcuni colleghi, gli stessi che oggi scrivono senza sapere della tumulazione, che la salma è ancora a disposizione della magistratura.
Paolo non è stato fortunato, di sicuro ha creato tanti problemi, ma nessuno dovrebbe cadere nel dimenticatoio solo perché la reputazione di chi resta vale più del ricordo dei morti. Avevo pensato di venire a salutarti stasera Paolo, ma sono certo che non mi sarei saputo trattenere dal chiedere spiegazioni. Perdonaci tutti, con la speranza che almeno la giustizia faccia il suo corso, redendo pubblico cosa diavolo ti è successo, perché ti sei spento in quel modo.