Sono salite a 67 le misure cautelari nei confronti altrettante persone, 43 in carcere, 17 ai domiciliari, due sottoposte a obbligo di dimora e cinque irreperibili, ritenute appartenenti a un sodalizio criminale dedito al traffico di stupefacenti in diversi comuni del barese, tra cui Putignano, Castellana Grotte, Noci, Alberobello, Locorotondo e Acquaviva. I reati contestati sono di riciclaggio, sequestro di persona, rapina, detenzione di armi ed estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Le fila dell’associazione criminale era tirate dal clan Capriati di Barivecchia che ha puntato allo spaccio di droga nelle mete turistiche del barese, dopo essere riemerso in seguito ad alcune scarcerazioni, come spiega il procuratore Roberto Rossi. Stando a quanto appreso il clan avrebbe fatto trasferire nelle località prescelte delle famiglie che gestivano lo spaccio oppure individuando dei referenti locali creando così un sistema aziendale.
In totale sono 120 gli indagati, tra cui il capoclan Filippo Capriati, già detenuto per altra causa. Dal carcere gestiva i traffici incontrando i suoi adepti in videochiamata con l’aiuto della moglie, anche lei e il figlio Sabino indagati, alla quale erano consentite le telefonate in carcere.
Le indagini hanno consentito di documentare diversi episodi di spaccio e anche di estorsione ai danni di un imprenditore caseario di Putignano. L’attività investigativa è iniziata nel 2019 grazie alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia sul ruolo di Carmelo Recchia, 47enen di Castellana, referente del clan nel suo comune. A segnare una svolta nelle indagini è stata la morte del referente di Putignano nel 2020, creando un vuoto di potere e un imminente passaggio di consegne per la gestione del narcotraffico.