Condannata agli arresti domiciliari perché giudicata capace di reiterare il reato contestato: stalkerizzare la vicina di casa. Protagonista della inusuale misura cautelare è una vedova barese di 78 anni, ipertesa e cardiopatica, con problemi alla vista, un’invalidità civile e da qualche settimana anche alle prese con una forte depressione dovuta proprio all’assurda situazione. L’anziana è stata più volte denunciata dalla sua vicina di casa, che l’ha anche accusata di averla rincorsa mentre era a spasso con il cane, di stendere al balcone indumenti troppo bagnati, di svegliarsi all’alba e spostare ripetutamente alcuni mobili. Dal canto loro una dei figli della vedova, a casa della quale sta scontando la misura cautelare, ha denunciato la “rivale”.
Secondo quanto siamo riusciti ad apprendere, però, la querela non sarebbe stata fatta confluire nello stesso fascicolo d’indagine, ma inviata dai Carabinieri in Procura come fosse un fatto a parte. Misteri di una storia che ha dell’incredibile, soprattutto se si considera che il giudice ha dichiarato pericolosa l’anziana tanto da rigettare entrambe le richieste di attenuazione della misura presentata dal suo legale ma, di contro, accettando la nomina di un perito che possa stabilire le reali condizioni di saluta della donna, visibilmente provata quando è stata portata in Tribunale per l’udienza. La notizia è singolare. Se consideriamo i rapporti di vicinato degli italiani, dalla Valle D’Aosta alla Sicilia, la metà della popolazione dovrebbe stare in carcere, neppure agli arresti in casa. Sta di fatto che la famiglia della vedova sta attraversando un periodo drammatico.
“Mia madre è devastata – dice la figlia – ho paura possa morire per le conseguenze di ciò che sta passando. Le hanno tolto la libertà di fare le sue piccole cose, l’hanno espropriato della sua casa”. Nella vicenda anche la figlia delle vedova ha un ruolo, denunciata anche lei con l’accusa di aver ostacolato l’ingresso nel palazzo di una parente della vicina. “Io e i miei fratelli, purtroppo non siamo stati mai troppo vicini a nostra madre per ragioni di lavoro – spiega la donna -. A un certo punto, anche in seguito ad alcuni problemi di salute accorsi a mio marito, abbiamo scelto di andare a vivere a casa sua. La situazione stava degenerando. Il fatto che mia madre non fosse più sola deve aver scatenato le ire della vicina, che ha continuato il suo accanimento nei miei confronti”. Resta il fatto che in un paese in cui spesso neppure i criminali, quelli veri, finiscono in galere, una donna malata di 78 anni sta scontando gli arresti domiciliari. Due giorni fa persino i carabinieri hanno avuto un momento di confusione, quando alle 6.40 del mattino si sono presentati alla porta dell’abitazione-galera per accertare la presenza della condannata. Il militare si è presentato con una torcia tascabile, perché a causa del maltempo era ancora buio.
“Sono entrati in casa e hanno raggiunto la camera di mia madre – continua il racconto -, puntandole in faccia la lucina per accertare l’identità. All’inizio credevano fossi io l’arrestata e non mia madre di 78 anni. Mia madre non è colpevole di nulla e vogliamo giustizia, quello che sta succedendo ci sembra un incubo. Non ha mai avuto problemi con i vicini, con la giustizia e di nessun tipo, è sempre stata una donna educata e rispettosa, ci ha cresciuti da sola lavorando per 30 anni. La trovo una grande ingiustizia”. Proveremo a chiedere spiegazioni anche alla vicina di casa, per capire anche la sua versione dei fatti, pur essendo convinti dell’esistenza di altri provvedimenti meno drammatici per la limitazione di una donna quasi 80enne, con numerosi problemi di salute”.