La pubblica accusa, al termine del processo per il disastro ferroviario del 12 luglio 2016, avvenuto lungo la tratta della Bari Nord, gestita da Ferrotramviaria, fra Andria e Corato, ha chiesto la condanna a pene comprese tra i 12 anni e i 6 anni di reclusione. Nella tragedia morirono 23 persone e altre 50 rimasero ferite. Per Ferrotramviaria è stata chiesta la sanzione amministrativa di 1,1 milioni di euro, oltre alla revoca delle autorizzazioni, licenze e concessioni per l’esercizio dell’attività (fra cui il certificato per la sicurezza) per un anno. Chiesta l’assoluzione, invece, per Antonio Galesi, della divisione Infrastruttura di Ferrotramviaria, “in relazione ai delitti a lui ascritti per non aver commesso il fatto”.
Le pene più alte, a 12 anni di reclusione, per omicidio colposo, sono state richieste per Enrico Maria Pasquini, al vertice di Ferrotramviaria, Massimo Nitti, direttore generale dell’azienda, Michele Ronchi, direttore di esercizio della società; per lo stesso reato anche Giulio Roselli, dirigente a capo della divisione Infrastruttura, a 9 anni di reclusione; mentre 6 anni sono stati richiesti per Pietro Marturano e Alessandro De Paola, entrambi direttori dell’Ufficio speciale trasporti a impianti fissi (Ustif), Virginio Di Giambattista, all’epoca direttore generale della divisione Trasporto Pubblico Locale del ministero delle Infrastrutture, Giandonato Cassano, ferroviere e istruttore, Tommaso Zonno, della divisione passeggeri, Francesco Giuseppe Michele Schiraldi, a capo della unità organizzativa tecnica, Francesco Pistolato, dirigente coordinatore centrale, Nicola Lorizzo, capotreno sopravvissuto allo scontro dei treni, Alessio Porcelli, capostazione di Corato, e Vito Piccarreta, capostazione in servizio ad Andria.