Presso la Sala del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati del Tribunale di Bari si è svolto il convegno pubblico dal titolo “Suicidi tra le forze di polizia. Il favoloso innesto”, organizzato dal Sindacato della Polizia di Stato “COISP”.
“Riteniamo doveroso, quale Sindacato e quindi quale Ente rappresentativo delle donne e degli uomini della Polizia di Stato, continuare a soffermarci e a gridare l’allarme, relativamente ad un fenomeno dilagante, che vede il dato dei suicidi in divisa decisamente più alto rispetto a quello della popolazione italiana in generale e in costante aumento”, afferma il dott. Vito Ferrara, Segretario del COISP di Bari.
Secondo l’Osservatorio i suicidi in divisa nel 2020 sono stati 51, nel 2021 ben 57, nel 2019 i casi sono stati addirittura 69. Di questi ben 55 Carabinieri e 36 nella Polizia di Stato. “È necessario fermare questa ecatombe, amplificata, rispetto alla popolazione generale, dal fatto di possedere un’arma – continua -. L’arma, infatti, pur non essendone il fattore determinante, offre una via immediata a chi decide di commettere un suicidio. Nell’88% dei casi, infatti, ci si toglie la vita con l’arma di ordinanza. La disponibilità di un’arma da fuoco trasforma il disagio in tragedia. Bisogna, pertanto, individuare le cause che possono essere diverse, di natura personale, stress, frustrazione, problemi familiari, sanitari, debitori, ecc., ma anche l’ambiente di lavoro può rappresentare, se le cose vanno male, la goccia che fa traboccare il vaso. Una sanzione disciplinare, vessazioni, mobbing, una disciplina eccessivamente rigorosa, non saranno la causa ma possono essere la scintilla che porta a commettere l’insano gesto”.
“Riteniamo che le parole non servano da sole, ma sia necessario agire fattivamente per ridurre sensibilmente il fenomeno. Quello che le nostre Amministrazioni fanno, garantendo punti di ascolto presso gli psicologi del Corpo, molto spesso non è efficace, in considerazione del fatto che molti hanno timore di confrontarsi con gli psicologi interni al Corpo, in quanto quando un operatore di polizia manifesta problemi psicologici, gli vengono tolti tesserino, pistola e manette, a scopo precauzionale – continua Ferrara -. Questo, però, rischia di aggravare la situazione, lasciando da solo il collega, che, così, si sentirà sempre più indifeso. Occorre quindi pensare a una rete di professionisti esterni. Il convegno che il COISP ha organizzato, in sinergia con criminologi, medici del lavoro, medici legali, counselor, e appartenenti alle diverse forze di polizia che ci hanno fornito la loro preziosa testimonianza, rappresenta, perciò, un’iniziativa nata per promuovere l’importanza dell’ascolto, attraverso il Counseling, quale intervento efficace per il supporto degli Operatori delle Forze di Polizia. In particolare abbiamo puntato sul concetto del suicidio come conseguenza del non detto in quanto il silenzio, il senso di solitudine, l’isolamento, possono portare disagi nell’operatore, a volte anche latenti, ma drammatici nelle sue conseguenze estreme. L’obiettivo del COISP è quindi quello di favorire la cultura del benessere psico- fisico-emotivo dell’operatore, fornire aiuto nella gestione del proprio equilibrio personale e professionale, a vantaggio anche di una maggiore efficienza del servizio, ma soprattutto fornire all’operatore uno strumento di supporto, il counselor appunto, che consenta di salvare più vite possibili”.
Il convegno ha visto la partecipazione della Senatrice Angela Bruna Piarulli, del Questore di Bari Giuseppe Bisogno, del Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Bari Avv. Serena Triggiani, del Segretario Regionale Coisp Uccio Persia e di illustri relatori, tra cui il Segretario Nazionale Coisp Domenico Pianese, il Dirigente delle “volanti” della Questura di Bari Maurizio Galeazzi, il Comandante della Polizia Locale di Monopoli Saverio Petroni, il Direttore della U.O.C. di Medicina Penitenziaria di Bari Nicola Buonvino, la counselor Annarita de Nicolo’, il medico legale Francesco VINCI, il medico del lavoro Pietro Lovreglio e il criminologo Giuseppe Galante. Saranno inoltre presenti il COSP, sindacato della Polizia Penitenziaria, nonché l’A.I.O.S. Associazione Interforze Osservatori Sicurezza della Protezione civile.
Presente anche Rosanna Pesce, la mamma di Umberto Paolillo, l’agente penitenziario che si è tolto la vita nella notte tra il 17 e il 18 febbraio dello scorso anno. “Il dolore non si può cancellare, dico solo di parlare e comunicare se c’è un problema. I superiori devono fare qualcosa, pur di far carriera fanno qualunque cosa. Sono in guerra con lo Stato, vedremo cosa uscirà – spiega -. Non abbiamo assistenza da nessuno, lo Stato non ci protegge”.