“Mentre è ancora viva la commozione tra la gente per la tragica morte della dottoressa Capovani uccisa da un malato psichiatrico a Pisa (che ora in carcere si diletterà ad aggredire i poliziotti rimanendo impunito), una situazione analoga sarebbe potuta accadere nel carcere di Taranto nella giornata di Lunedì 24 Aprile, allorquando un paio di detenuti con problemi psichiatrici (con licenza d uccidere rilasciata dallo stato italiano), al reparto infermeria avrebbero accerchiato e poi minacciato prima a parole, poi con delle lamette utilizzate per la barba (occulatate nei vestiti), due dottoresse di cui una specialista in psichiatria impedendo loro di allontanarsi dal reparto. Fortunatamente l’unico poliziotto presente non si è perso d’animo, e mentre lanciava l’allarme via radio, riusciva a tenere a bada i detenuti fino all’arrivo dei rinforzi che sono riusciti a scongiurare il peggio”. Inizia così il comunicato di SAPPe – Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Puglia – Segreteria Nazionale Puglia. Solo due giorni fa vi avevamo raccontato la storia di Emilia e di suo marito Michele, deceduto nella sua cella nel reparto sanitario del carcere di Taranto.
“Sempre a Taranto nella giornata di domenica 23 un detenuto di origini siciliane arrestato il giorno prima si suicidava ancora prima della convalida prevista il giorno dopo(ma poteva entrare in carcere visto che la legge Severino-porte girevoli-dispone che gli arrestati debbano essere rinchiusi in carcere solo dopo la convalida dell’arresto?); eppoi ancora violenza con detenuti del nuovo padiglione che hanno sfondato il gabbiotto in cui si riparava il poliziotto, poiché non volevano aspettare l’arrivo dell’infermiere – si legge -. La giornata di Domenica si è chiusa a Taranto con altra violenza in quanto due detenuti che in altri reparti del carcere si auto lesionava con una lametta(uno) mentre un l’altro in preda ad un raptus devastava la camera in cui era ristretto. Non iniziava meglio la settimana poiché, sempre a Taranto, nella notte di 24 un detenuto di origini tarantine definitivo con due anni da espiare (per maltrattamenti) è morto per arresto cardiaco, lo stesso era stato appena dimesso dall’ospedale per un malore avvenuto il giorno prima. Nella giornata di Martedì invece un detenuto ristretto nel carcere di Trani, nativo di Andria di circa 50 anni si è suicidato nella propria stanza legando i lacci delle scarpe ed impiccandosi alle grate della finestra. Lo stesso doveva scontare altri 5 anni per ricettazione e resistenza”.
“Questi episodi non sono che la punta dell’iceberg degli eventi critici che accadono giornalmente nelle carceri pugliesi che l’amministrazione penitenziaria non vuole che si sappiano poiché rappresentano il fallimento totale di una politica carceraria irresponsabile che, ha regalato le carceri ai detenuti più violenti ed ai pazzi con licenza di aggredire e mandare all’ospedale i poliziotti – continua il sindacato -. Proprio per questo i sindacati della polizia penitenziaria a seguito dell’ennesima aggressione avvenuta nel carcere di Lecce tutti insieme nelle giornate di ieri ed oggi, hanno indetto un sit in davanti al penitenziario poiché la misura è colma. Il SAPPE ritiene che le più grandi responsabilità di quanto sta accadendo e di quello che ancora di peggio potrebbe accadere, è dei vertici del DAP che riducendo irresponsabilmente il numero dell’organico di quasi 600 unità ha permesso che le carceri non fossero più sotto il controllo dello Stato, non garantendo così nemmeno ai detenuti più tranquilli che sono la maggior parte sicurezza, salute, rieducazione. In questi mesi il SAPPE, sindacato autonomo polizia penitenziaria, aveva previsto tutto quello che è accaduto attraverso varie denunce ai mass media, alla magistratura ordinaria, ai prefetti. I mass media regionali hanno fatto quello che hanno potuto, ci aspettavamo un aiuto delle procure della regione a cui abbiamo consegnato tutta una serie di documenti in cui venivano evidenziate , a nostro parere, le responsabilità gravi del DAP. Ci siamo rivolti anche ai prefetti quali responsabile dell’ordine e della sicurezza pubblica in quanto le carceri pugliesi(da Taranto a Foggia, da Lecce Bari, da Trani a Brindisi ecc.ecc.) non sono un entità a se, e lo hanno dimostrato gli eventi tragici come l’evasione di Foggia (72 detenuti) o di Trani (2 detenuti) oppure dell’evasione dall’ospedale di Lecce di un pericoloso delinquente che ha terrorizzato incolpevoli cittadini che ne hanno pagato le conseguenze. Abbiamo rappresentato che i tanti eventi critici compresi i suicidi di detenuti, le evasioni, le rivolte, le aggressioni ai poliziotti forse si sarebbero potuti evitare, se il DAP avesse dotato le carceri pugliesi a partire da Taranto di un organico confacente all’attuale numero di detenuti (quasi 4000), invece di rimanere calibrato per gestirne non più di 2400, a cui si sono aggiunti nuove sezioni detentive(Lecce, Trani, Taranto) senza che però sia arrivato il personale necessario per gestire tali detenuti”.
“Come dicevamo prima l’esempio più eclatante è Taranto a cui è stato dato un organico per gestire 350 detenuti, invece dei circa 800 attuali. Ma anche le altre carceri pugliesi sono in gravissima carenza di personale e con un alto indice di sovraffollamento, a partire da Foggia, Lecce, Bari, Trani, Brindisi, Turi, ecc. Le affermazioni del SAPPE non sono strampalate ma basate sui numeri che ci dicono che mentre a livello nazionale il sovraffollamento medio dei detenuti sarebbe circa del 10%, in Puglia salirebbe al 40%; come pure la proporzione agente /detenuti sarebbe di 0,66 nelle altre regioni, mentre a Taranto scenderebbe a 0,36 con una media regionale di 0,48. Il SAPPE ritiene che già questi numeri sarebbero potuti bastare ai magistrati ed ai Prefetti per fare pressione e forse qualcosa di più, sia al DAP che al Guardasiglli – conclude -. A questo punto chiediamo che il Ministro della Giustizia Nordio venga con urgenza in Puglia per constatare con i propri occhi in quale girone dantesco costringe a lavorare servitori dello stato che si sono rovinati la vita e la salute, anche per per colpa sua . Se non verrà sappia che il sangue che potrebbe scorrere a Taranto o in un altro penitenziario della regione , non verrà pulito con parole di circostanza od altro. Avevamo chiesto anche alla magistratura di verificare la qualità della cura dei detenuti da parte dell’ASL di Taranto e delle altre della Puglia regione soprattutto per quelli psichiatrici; anche in questo caso non si è saputo nulla. Il SAPPE è ben cosciente che le nostre denunce potrebbero infastidire qualcuno, ma non ci faremo né intimidire né condizionare da nessuno, e continueremo a denunciare la gravità di quello che sta accadendo a Taranto e nelle carceri pugliesi ad ogni livello, poiché chi giura fedeltà alle Istituzioni deve essere tutelato dalle stesse, e non essere commemorato una volta che è caduto per colpe assai precise, oppure congedato dall’ospedale militare poiché cotto”.