Amina bloccata in Kazakistan con la mamma, l’avvocato accusato di frode: “Voglio vendicarsi”

La storia di Amina Milo Kalelkyzy, la 18enne salentina con origine kazake arrestata l’11 luglio con l’accusa di traffico internazionale di droga e poi scarcerata il 2 novembre scorso dopo 113 giorni trascorsi nel carcere di Astana, si arricchisce di un nuovo colpo di scena. Il suo legale, Alibek Sekerov, ha pubblicato un videomessaggio su Tik Tok in cui annuncia di essere finito sotto inchiesta con l’accusa di frode per colpa di un dipendente del dipartimento di polizia, accusato degli abusi fisici e piscologici nei confronti di Amina nei 16 giorni di sequestro in un appartamento.

“A qualcuno non è piaciuto che io abbia difeso gli interessi della cittadina italiana e ora vogliono farmi passare per un criminale. Vogliono vendicarsi di me sono sorpreso di sapere di essere sospettato di frode nella vicenda di Amina sembra tutto organizzato per mettermi pressione psicologica ed espormi alla società come un criminale, ma io andrò sempre alla ricerca della verità – le sue parole -. Non permetterò altre illegalità da parte di alcuni funzionari e di alcune forze dell’ordine: continuerò a combattere contro gli ingiusti, vale a dire le agenzie governative che fanno tutto illegalmente. Vogliono vendicarsi ma io sarò sempre dalla parte del popolo”. Amina e la sua mamma sono ancora bloccate in Kazakistan 15 giorni dopo la scarcerazione. Non è ancora nota la data di rientro in Italia.

Omicidio a Francavilla, ucciso il 19enne Paolo Stasi: tre arresti e due obblighi di dimora

I carabinieri hanno arrestato cinque persone questa mattina a Francavilla Fontana per l’omicidio di Paolo Stasi, il 19enne ucciso la sera del 19 novembre sull’uscio di casa. In particolare due sono finiti in carcere, una ai domiciliari e due sono sottoposte all’obbligo di dimora. L’accusa di omicidio è a carico di un 19enne e un 22enne, le altre accuse sono di spaccio di sostanze stupefacenti. In totale sono 8 gli indagati, tra cui la madre che deve difendersi dall’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

“Grasso e sfigato”, 40enne di Corato assolto dalle accuse di maltrattamento: “La vera vittima della moglie era lui”

Viene assolto dalle accuse di stalking, lesioni personali, maltrattamenti in famiglia, violazione degli obblighi di assistenza familiare e, durante il processo, si scopre che la vera vittima in famiglia era lui. Protagonista dell’assurda vicenda un 40enne di Corato, assolto con formula piena dalle accuse dal giudice del Tribunale di Trani perché “il fatto non sussiste”. La richiesta del pm era di 3 anni di reclusione.

Durante il processo è emerso che in più di un’occasione la moglie, anche davanti a parenti e figlio piccolo, lo avrebbe chiamato “grasso e sfigato”. La donna viene descritta come una figura che “aveva sempre assunto comportamenti scorretti anche nelle occasioni conviviali, ogniqualvolta non era stata accontentata dal marito, dimostrando di non accontentarsi mai, malgrado il marito facesse di tutto per accontentarla”. La giudice ha inoltre evidenziato il buon comportamento del 40enne, un buon lavoratore, un buon padre e un buon marito. La donna avrebbe anche detto al figlio di “non mangiare la pasta altrimenti sarebbe diventato grasso e brutto come il padre”, oltre a dire al suo ex marito che si sarebbe rifatta una vita perché bella, al contrario di lui che portava sfortuna.