Il tribunale di Taranto ha condannato due dirigenti e un capo area dell’ex Ilva per l’incidente sul lavoro costato la vita al 35enne operaio Alessandro Morricella, morto il 12 giugno 2015, quattro giorni dopo essere stato investito da una fiammata mista a ghisa incandescente mentre misurava la temperatura del foro di colata dell’altoforno 2. Sono stati inflitti 6 anni di carcere a Ruggiero Cola, all’epoca direttore dello stabilimento di Taranto, 5 anni al direttore dell’area ghisa Vito Vitale e al capo area Salvatore Rizzo. Il tribunale ha assolto, invece, Massimo Rosini, ex direttore generale di Ilva spa, con la formula “per non aver commesso il fatto” (l’accusa aveva chiesti 6 anni di reclusione), il capo turno Saverio Campidoglio e il tecnico del campo di colata Domenico Catucci “perchè il fatto non costituisce reato”.
Tutti gli imputati rispondevano di cooperazione in omicidio colposo, ma a Cola, Vitale e Rizzo i magistrati hanno contestato anche l’accusa di non aver adottato “adeguate misure tecniche ed organizzative, in particolare schermi protettivi o altri mezzi idonei”. Nell’aula di Palazzo di giustizia, oltre ad amici e familiari di Morricella, erano presenti il presidente del Comitato 12 giugno Cosimo Semeraro (associazione fondata dopo la morte di due operai del siderurgico nel 2003) e una rappresentanza di studenti. La sentenza è stata letta oggi dal giudice Federica Furio. Dopo l’incidente, avvenuto quando l’azienda era entrata in amministrazione straordinaria, l’altoforno 2 (attualmente fermo per manutenzione) fu sequestrato e sottoposto a lavori di adeguamento del piano di colata.