Messaggio su Whatsapp da Emiliano e fuga di notizie sull’arresto: Alfonso Pisicchio interrogato in Procura a Bari

Alfonso Pisicchio, l’ex assessore regionale ed ex commissario dell’Arti Puglia tornato libero qualche giorno fa assieme al fratello dopo l’arresto ad aprile scorso per corruzione e turbativa d’asta, è stato ascoltato in Procura a Bari per fare chiarezza sulla fuga di notizie e sui presunti messaggi inviati dal presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, poco primo del suo arresto per invitarlo a dimettersi dall’agenzia regionale.

Scenario effettivamente compiuto il 10 aprile scorso: Pisicchio si dimette e qualche ora dopo viene arrestato dalla Finanza. L’ex assessore ha confermato la versione ed è stato ascoltato come persona informata dei fatti nel fascicolo d’indagine parallelo aperto per capire se c’è stata effettivamente una rivelazione di segreto d’ufficio (reato del pubblico ufficiale) e quindi anche un possibile favoreggiamento dell’ex assessore regionale. Al momento non ci sono indagati, ma la Procura vuole vederci chiaro. Il telefonino di Pisicchio è stato sequestrato il giorno stesso dell’arresto e nelle chat Whatsapp potrebbero esserci già le prime risposte.

Bari, Alfonsino Pisicchio torna libero. Accolta la richiesta della difesa: l’ex assessore regionale lascia i domiciliari

Alfonso Pisicchio torna libero, così come suo fratello Enzo detto Roberto. L’ex assessore della Regione Puglia era stato arrestato il 10 aprile scorso nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Bari per concorso in corruzione e turbativa d’asta. Il gip ha accolto la richiesta dei legali e ha disposto la revoca immediata degli arresti domiciliari.

Alla base della decisione il mancato pericolo di reiterazione dei reati contestati dopo il completamento delle elezioni amministrative a Bari, in virtù anche dello scioglimento dei due movimenti politici Senso Civico e Iniziativa Democratica riconducibili proprio a Pisicchio.

Votazioni superate, Alfonso Pisicchio chiede la revoca dei domiciliari: sciolte le associazioni politiche

L’avvocato di Alfonso Pisicchio, Salvatore D’Aluiso, ha presentato l’istanza di revoca dei domiciliari nei confronti del suo assistito dopo l’ultima tornata elettorale amministrativa. Toccherà al gip Ilaria Casu nelle prossime ore esprimersi sull’istanza che si basa sullo scioglimento delle associazioni “Centro Democratico” e “Iniziativa Democratica per Bari” avvenuto dopo l’arresto dello scorso 10 aprile. A due mesi di distanza secondo quanto sostenuto dalla difesa dell’ex assessore regionale sarebbero venute meno le esigenze cautelari.

Il Tribunale del Riesame, il 3 maggio scorso, aveva respinto il ricorso presentato dai legali dei fratelli Pisicchio, accusati di concorso in corruzione e turbativa d’asta per un appalto del Comune di Bari proprio in vista delle amministrative baresi.

Inchiesta a Bari, Alfonso Pisicchio ai domiciliari: l’ex assessore interrogato. La difesa: “Non si tratta di corruzione”

Si è concluso dopo due ore l’interrogatorio di Alfonso Pisicchio, l’ex assessore regionale ai domiciliari da mercoledì scorso assieme a suo fratello Enzo coinvolto nell’inchiesta della Procura di Bari con le accuse, di presunta corruzione relativa ad alcuni appalti, turbativa d’asta, emissione di fatture per operazioni inesistenti, truffa, turbata libertà degli incanti, finanziamento illecito dei partiti. Alfonso, a differenza di suo fratello Enzo, ha risposto alle domande del gip.

“La corruzione ci può essere se il soggetto ha contribuito alla mistificazione della gara, si è avuto invece modo di ribadire che rispetto alla gara in oggetto, il professor Alfonso Pisicchio è assolutamente estraneo – le parole del suo legale Salvatore D’Aluiso -. Avendo saputo della gara vinta dall’azienda che faceva capo a Riefoli, il mio assistito si è soltanto premurato di indicare alcuni soggetti che avevano bisogno di lavoro, al fine di verificare la possibilità che si sottoponessero a un colloquio formativo e poi eventualmente ad un rapporto lavorativo con l’azienda che si è aggiudicata questa gara. Persone che lui conosceva, indipendentemente dalla sua posizione elettorale”. La difesa chiederà la revoca della misura cautelare nei prossimi giorni.

“Cercasi posto fisso”, il figlio di Pisicchio e il regalo di “Natale”: assunto un mese dopo nell’azienda aiutata dal padre

Il cartello con la scritta “Cercasi posto fisso” e il volto di Checco Zalone. Questo il murale pubblicato sul suo profilo Instagram nel dicembre 2018 da Natale Pisicchio, figlio dell’ex assessore regionale Alfonso, arrestato pochi giorni fa insieme al fratello Enzo nell’inchiesta per aver pilotato cospicui finanziamenti regionali ad alcune imprese in cambio di vari favori.

Un desiderio quello di Natale realizzato poco dopo… Natale. A gennaio 2019 infatti, come si legge sul profilo Linkedin, è stato assunto a tempo pieno come consulente legale. Da chi? Dalla BvTech, società che era riuscita ad ottenere, secondo quanto ricostruito dalla Procura, la prima tranche di un finanziamento di 9 milioni di euro dalla Regione in modo illecito.

E l’assunzione è stata anche oggetto di una disputa familiare tra Alfonso e l’altro fratello, Pino (non indagato), su chi dovesse prendersene il merito, come rivelato da un’intercettazione che vede protagonisti Enzo Pisicchio e la figlia Rebecca in auto. L’uomo “confidava il battibecco avuto con la cognata, la quale attribuiva al marito Alfonsino il merito dell’assunzione di “Nat” ( Natale) nella BvTech, anziché all’altro fratello Pino (ex parlamentare)”, si legge nelle carte. Enzo Pisicchio dice alla figlia: “E infatti! E infatti! Tra l’altro Vanda, l’altro giorno: ‘E no che il posto mica l’ha dato Pino… se non era per Alfonso!’… E insiste con questa storia!”.

Arrestato l’ex assessore Pisicchio, il gip: “Ancora politicamente attivo nomine e contatti a livello nazionale”

“Alfonsino Pisicchio, anche se non più assessore regionale, è ancora politicamente attivo, così come sono politicamente attive le associazioni politico culturali in cui riveste il ruolo di coordinatore (Iniziativa Democratica e Senso Civico)”. Questa è la ricostruzione del gip Ilaria Casu che si legge nell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato all’arresto del fedelissimo di Michele Emiliano con l’accusa di corruzione. La nomina come commissario dell’agenzia Arti, a cui Pisicchio ha rinunciato ieri poche ore prima dell’arresto, ha pesato nella decisione visto che si correva il rischio che potesse inquinare altri affidamenti pubblici. Il gip infatti parla di “attualità e concretezza del pericolo di reiterazione del reato a carico di Enzo e Alfonsino Pisicchio anche in ragione del ruolo recentemente rivestito da Alfonsino Pisicchio all’interno dell’ente regionale Arti e della sussistenza di occasioni prossime per condizionare l’agire della pubblica amministrazione”. “Le vicende esaminate hanno mostrato l’ampia capacità dei due indagati di sfruttare le relazioni costruite nel tempo tanto in ambito regionale che comunale per pilotare l’azione amministrativa e trarne vantaggio personale. È emerso, inoltre, che i Pisicchio vantano e godono di relazioni con enti pubblici e imprese anche di rilevanza nazionale”, si legge ancora. 

L’inchiesta coordinata dalla Procura di Bari, che prende vita dalle testimonianze della dirigente regionale Barbara Valenzano, riguarda presunti appalti truccati. In carcere è finito Cosimo Napoletano di 58 anni, di Monopoli. Agli arresti domiciliari oltre i fratelli Pisicchio, si trovano Francesco Catanese, 59 anni di Bari e Giovanni Riefoli, originario di Barletta ma residente a Bari, di 58 anni. L’interdizione dalla attività professionale per un anno riguarda invece Vincenzo Iannuzzi e Grazia Palmitessa.

Nell’ordinanza firmata dalla gip del tribunale di Bari, Ilaria Casu, si spiega che per i fratelli Pisicchio “l’unica misura proporzionale alla gravità degli addebiti adeguata a evitare il pericolo di reiterazione del reato è quella degli arresti domiciliari”. Nello specifico, il provvedimento chiarisce che per Alfonsino Pisiscchio le accuse di corruzione e turbata libertà degli incanti riguardano il periodo in cui era assessore della giunta Emiliano, quando avrebbe utilizzato “la sua influenza politica e le sue relazioni, tramite suo fratello Enzo, per una gestione clientelare del suo ruolo, con favoritismi per ottenere ritorni in termini di consenso elettorale, mediante assunzioni nelle imprese favorite o avvantaggiate di persone che assicurano il voto e che avevano militato anche nel suo partito”.

Enzo Pisicchio, invece, avrebbe agito “quale esecutore delle direttive” del fratello “e quale schermo per impedire di risalire al ruolo e al contributo di Alfonsino”. Enzo Pisicchio avrebbe avuto un “ruolo chiave nella commistione dei reati che gli vengono ascritti” in quanto “intermediario e faccendiere nei rapporti, a vari livelli, tra funzionari della pubblica amministrazione – comunale e regionale – e imprenditori non solo a livello locale ma anche nazionale”. La gip evidenzia “la gravità delle sue condotte, la spregiudicatezza mostrata nella commissione dei reati finalizzata a soddisfare un incontenibile appetito di utilità”, spiegando che per utilità si intendono “pc, telefonini, mobilio per la casa, la finta assunzione di sua figlia, pagamento per mano di Riefoli della festa di laurea di sua figlia, ingenti somme di denaro contante”. “Le vicende esaminate hanno mostrato l’ampia capacità dei due indagati di sfruttare le relazioni costruite nel tanto tempo in ambito regionale e comunale per pilotare l’azione amministrativa e trarne vantaggio personale”, prosegue la gip.