Corruzione in Puglia, a processo i fratelli Pisicchio: Regione e Comune di Bari si costituiscono parti civili

La Regione Puglia e il Comune di Bari sono state ammesse come parti civili nel processo a carico dell’ex assessore regionale Alfonsino Pisicchio, del fratello Enzo e di altri 12 imputati accusati, a vario titolo, di corruzione, turbativa d’asta, falso, truffa, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche ed emissione di fatture false.

A deciderlo è stato il gup di Bari Nicola Bonante che ha respinto le eccezioni presentate dai difensori di alcuni imputati. Il Comune, che si è costituito nei confronti dei due Pisicchio, dell’ex responsabile unico del procedimento Francesco Catanese e dell’imprenditore Giovanni Riefoli, chiederà oltre un milione di euro tra danni d’immagine e patrimoniali.

La Regione si è costituita nei confronti di Alfonsino Pisicchio e di alcuni altri imputati, ma non di Enzo. Ad Alfonsino Pisicchio sarà chiesto un risarcimento dei danni non patrimoniali di 50mila euro.

Nella prossima udienza del 9 aprile, su richiesta di alcuni difensori, si discuterà anche di un’eccezione relativa alla genericità di alcuni capi d’imputazione.

Messaggio su Whatsapp da Emiliano e fuga di notizie sull’arresto: Alfonso Pisicchio interrogato in Procura a Bari

Alfonso Pisicchio, l’ex assessore regionale ed ex commissario dell’Arti Puglia tornato libero qualche giorno fa assieme al fratello dopo l’arresto ad aprile scorso per corruzione e turbativa d’asta, è stato ascoltato in Procura a Bari per fare chiarezza sulla fuga di notizie e sui presunti messaggi inviati dal presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, poco primo del suo arresto per invitarlo a dimettersi dall’agenzia regionale.

Scenario effettivamente compiuto il 10 aprile scorso: Pisicchio si dimette e qualche ora dopo viene arrestato dalla Finanza. L’ex assessore ha confermato la versione ed è stato ascoltato come persona informata dei fatti nel fascicolo d’indagine parallelo aperto per capire se c’è stata effettivamente una rivelazione di segreto d’ufficio (reato del pubblico ufficiale) e quindi anche un possibile favoreggiamento dell’ex assessore regionale. Al momento non ci sono indagati, ma la Procura vuole vederci chiaro. Il telefonino di Pisicchio è stato sequestrato il giorno stesso dell’arresto e nelle chat Whatsapp potrebbero esserci già le prime risposte.

Bari, Alfonsino Pisicchio torna libero. Accolta la richiesta della difesa: l’ex assessore regionale lascia i domiciliari

Alfonso Pisicchio torna libero, così come suo fratello Enzo detto Roberto. L’ex assessore della Regione Puglia era stato arrestato il 10 aprile scorso nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Bari per concorso in corruzione e turbativa d’asta. Il gip ha accolto la richiesta dei legali e ha disposto la revoca immediata degli arresti domiciliari.

Alla base della decisione il mancato pericolo di reiterazione dei reati contestati dopo il completamento delle elezioni amministrative a Bari, in virtù anche dello scioglimento dei due movimenti politici Senso Civico e Iniziativa Democratica riconducibili proprio a Pisicchio.

Votazioni superate, Alfonso Pisicchio chiede la revoca dei domiciliari: sciolte le associazioni politiche

L’avvocato di Alfonso Pisicchio, Salvatore D’Aluiso, ha presentato l’istanza di revoca dei domiciliari nei confronti del suo assistito dopo l’ultima tornata elettorale amministrativa. Toccherà al gip Ilaria Casu nelle prossime ore esprimersi sull’istanza che si basa sullo scioglimento delle associazioni “Centro Democratico” e “Iniziativa Democratica per Bari” avvenuto dopo l’arresto dello scorso 10 aprile. A due mesi di distanza secondo quanto sostenuto dalla difesa dell’ex assessore regionale sarebbero venute meno le esigenze cautelari.

Il Tribunale del Riesame, il 3 maggio scorso, aveva respinto il ricorso presentato dai legali dei fratelli Pisicchio, accusati di concorso in corruzione e turbativa d’asta per un appalto del Comune di Bari proprio in vista delle amministrative baresi.

Inchiesta a Bari, Alfonso Pisicchio ai domiciliari: l’ex assessore interrogato. La difesa: “Non si tratta di corruzione”

Si è concluso dopo due ore l’interrogatorio di Alfonso Pisicchio, l’ex assessore regionale ai domiciliari da mercoledì scorso assieme a suo fratello Enzo coinvolto nell’inchiesta della Procura di Bari con le accuse, di presunta corruzione relativa ad alcuni appalti, turbativa d’asta, emissione di fatture per operazioni inesistenti, truffa, turbata libertà degli incanti, finanziamento illecito dei partiti. Alfonso, a differenza di suo fratello Enzo, ha risposto alle domande del gip.

“La corruzione ci può essere se il soggetto ha contribuito alla mistificazione della gara, si è avuto invece modo di ribadire che rispetto alla gara in oggetto, il professor Alfonso Pisicchio è assolutamente estraneo – le parole del suo legale Salvatore D’Aluiso -. Avendo saputo della gara vinta dall’azienda che faceva capo a Riefoli, il mio assistito si è soltanto premurato di indicare alcuni soggetti che avevano bisogno di lavoro, al fine di verificare la possibilità che si sottoponessero a un colloquio formativo e poi eventualmente ad un rapporto lavorativo con l’azienda che si è aggiudicata questa gara. Persone che lui conosceva, indipendentemente dalla sua posizione elettorale”. La difesa chiederà la revoca della misura cautelare nei prossimi giorni.

“Cercasi posto fisso”, il figlio di Pisicchio e il regalo di “Natale”: assunto un mese dopo nell’azienda aiutata dal padre

Il cartello con la scritta “Cercasi posto fisso” e il volto di Checco Zalone. Questo il murale pubblicato sul suo profilo Instagram nel dicembre 2018 da Natale Pisicchio, figlio dell’ex assessore regionale Alfonso, arrestato pochi giorni fa insieme al fratello Enzo nell’inchiesta per aver pilotato cospicui finanziamenti regionali ad alcune imprese in cambio di vari favori.

Un desiderio quello di Natale realizzato poco dopo… Natale. A gennaio 2019 infatti, come si legge sul profilo Linkedin, è stato assunto a tempo pieno come consulente legale. Da chi? Dalla BvTech, società che era riuscita ad ottenere, secondo quanto ricostruito dalla Procura, la prima tranche di un finanziamento di 9 milioni di euro dalla Regione in modo illecito.

E l’assunzione è stata anche oggetto di una disputa familiare tra Alfonso e l’altro fratello, Pino (non indagato), su chi dovesse prendersene il merito, come rivelato da un’intercettazione che vede protagonisti Enzo Pisicchio e la figlia Rebecca in auto. L’uomo “confidava il battibecco avuto con la cognata, la quale attribuiva al marito Alfonsino il merito dell’assunzione di “Nat” ( Natale) nella BvTech, anziché all’altro fratello Pino (ex parlamentare)”, si legge nelle carte. Enzo Pisicchio dice alla figlia: “E infatti! E infatti! Tra l’altro Vanda, l’altro giorno: ‘E no che il posto mica l’ha dato Pino… se non era per Alfonso!’… E insiste con questa storia!”.