Favori e appalti truccati nel Salento: sospesi dalla carica i tre sindaci arrestati di Maglie, Ruffano e Sanarica

La Prefettura di Lecce ha disposto la sospensione dalle cariche per i tre sindaci salentini e gli amministratori arrestati ieri mattina dalla guardia di finanza nell’ambito dell’inchiesta della Procura su un presunto sistema corruttivo tra imprenditori, amministratori e tecnici finalizzato all’aggiudicazione di appalti pubblici in alcuni Comuni del Salento.

I provvedimenti di sospensione dalle cariche riguardano il sindaco e il vice sindaco di Maglie, Ernesto Toma e Marco Sticchi, il sindaco di Ruffano, Antonio Rocco Cavallo, e il sindaco di Sanarica, Salvatore Sales.

Si attende dal ministro dell’Interno il parere richiesto dalla Prefettura di Lecce su un possibile commissariamento del Comune di Maglie.

 

Shock nel Salento, appalti truccati e corruzione elettorale: arrestati i sindaci di Maglie, Sanarica e Ruffano

I militari del nucleo Pef della guardia i finanza di Lecce stanno seguendo dieci misure restrittive della libertà personale e sei interdittive per reati contro la pubblica amministrazione e appalti pubblici truccati.

Tra gli arrestati ci sono tre sindaci salentini. Sono Ernesto Toma, sindaco di Maglie, Salvatore Sales, sindaco di Sanarica, e il sindaco di Ruffano, Antonio Rocco Cavallo. Tra gli arrestati ci sono anche altri due politici: il vicesindaco di Maglie, Marco Sticchi, e l’assessore di Sanarica, Andrea Strambaci

I primi due sono ai domiciliari, il terzo in carcere. I reati ipotizzati vanno dalla associazione a delinquere alla corruzione, anche elettorale. Contestati a vario titolo anche il falso, la turbativa d’asta, la frode in pubbliche forniture e la truffa.

Si tratta dell’epilogo dell’inchiesta che lo scorso gennaio aveva portato il gip di Lecce, Stefano Sala, a notificare 25 decreti di fissazione dell’interrogatorio preventivo finalizzati all’eventuale emissione di misure cautelari.

Bari, appalti truccati nell’emergenza Covid: 7 rinvii a giudizio. Tra loro anche Lerario: è il terzo processo – I NOMI

Sette rinvii a giudizio e un patteggiamento: è questo l’esito dell’udienza preliminare in cui erano imputate otto persone per i reati (contestati a vario titolo) di corruzione, peculato, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, falso e turbata libertà degli incanti, relativamente al presunto giro di tangenti e appalti pilotati su alcuni lavori collegati all’emergenza pandemica del 2020, tra cui la realizzazione dell’ospedale Covid in Fiera del Levante a Bari (il cui costo sarebbe aumentato da 9,5 a più di 21 milioni).

A giudizio sono finiti l’ex dirigente della Protezione civile regionale, Mario Lerario (per lui è il terzo processo per corruzione); l’ex funzionario della Regione Puglia, Antonio Mercurio; e gli imprenditori Domenico Tancredi, Alessandro Goffredo Nuzzo, Francesco Girardi, Vito Vincenzo Leo e Vito De Mitri.

Ratificato invece il patteggiamento a nove mesi per l’imprenditore Sigismondo Zema, a cui erano contestati i reati di turbativa e falso. Il processo inizierà il 3 giugno. La Regione Puglia si è costituita parte civile.

Bari, appalti truccati durante l’emergenza Covid: l’imprenditore Zema vuole patteggiare 9 mesi

La Procura di Bari ha raggiunto l’accordo con l’imprenditore Sigismondo Zema. Il 52enne barese è pronto a patteggiare 9 mesi alla vigilia dell’udienza preliminare dell’inchiesta sui presunti appalti truccati durante l’emergenza Covid.

Zema risponde di turbativa d’asta, mentre gli altri due imprenditori, il 42enne Domenico Tancredi di Altamura e il 72enne Alessandro Goffredo Nuzzo di Santa Cesarea Terme, sono accusati di corruzione. Davanti al Tribunale del Riesame, il procuratore Roberto Rossi ha rinunciato alla richiesta degli arresti domiciliari che riguarda Zema, insistendo sulla necessità dell’arresto di Nuzzo e Tancredi.

 

Appalti truccati a Molfetta, la Procura chiude le indagini: a processo 22 persone e 6 società – TUTTI I NOMI

La Procura di Trani ha chiesto il processo per 22 persone accusate a vario titolo di corruzione, turbativa d’asta, falso e peculato nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti truccati nel Comune di Molfetta in cambio di denaro e favori. Dopo gli arresti nel 2021, a giugno 2023 sono state chiuse le indagini. Protagoniste diverse imprese. Inizialmente gli indagati erano 41, ma per alcune delle posizioni stralciate ci sono altri approfondimenti in corso.

Ecco i nomi di tutti gli imputati come riportato da La Gazzetta del Mezzogiorno: Ottavia Paola Antonucci, 55 anni, di Molfetta, Vincenzo Balducci, 70 anni, di Molfetta, Alessandro Binetti, 56 anni, di Molfetta, Maurizio Bonafede, 53 anni, di Barletta, Mariano Caputo, 54 anni, di Molfetta, Antonio Carbonaro, 71 anni, di Putignano, Anna Sara Castriotta, 37 anni, di Molfetta, Paolo Conforti, 39 anni, di Putignano, Valerio Di Gregorio, 53 anni, di Trani, Riccardo Di Santo, 42 anni, di Andria, Rosaria Maria Carmela Fontana, 54 anni, di Molfetta, Francesco Giovanni Ieva, 36 anni, di Andria, Pasquale Ieva, 48 anni, di Corato, Andrea Ladogana, 36 anni, di Cerignola, Orazio Lisena, 58 anni, di Molfetta, Francesco Sancilio, 64 anni, di Molfetta, Pietro Santacroce, 49 anni, di Bari, Domenico Tancredi, 42 anni, di Altamura, Donato Pappagallo, 61 anni, di Molfetta, Giacomo Caputo, 59 anni, di Molfetta, Giuseppe Ladogana, 43 anni, di Cerignola, Vincenzo Manzi, 58 anni, di Biccari.

Le società a processo: Areva Ingegneria srl, rappresentata da Vito Miccoli, 36 anni, di Noci, Dauniasfalti srl, rappresentata da Gerarda Barile, 66 anni, di Cerignola, Di Gregorio SNC (ora Di Gregorio SAS), rappresentata da Valerio Di Gregorio e Domenico Di Gregorio, 22 anni, di Terlizzi, Imcore SRL, rappresentata da Pietro Paolo Paparusso, 50 anni, di Andria, Tancredi Restauri srl (ora NEOS Restauri srl), rappresentata da Nicola Tancredi, 43 anni, di Altamura.

Soldi e voti in cambio di appalti truccati quando era assessore della giunta Emiliano: arrestato Alfonso Pisicchio

Arrivano i primi dettagli sull’inchiesta della Procura di Bari, che riguarda presunti appalti truccati, in cui sono coinvolti l’ex assessore della Regione Puglia Alfonso Pisicchio, e suo fratello Enzo Pisicchio. Entrambi sono stati posti agli arresti domiciliari. I reati contestati all’ex assessore regionale, arrestato con altre 5 persone (1 in carcere, 4 agli arresti domiciliari, 2 sono destinatarie del divieto di esercitare le attività professionali per 12 mesi) sono, tra l’altro, corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione per l’esercizio della funzione, truffa, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falsità materiale, turbata libertà degli incanti.

L’inchiesta coordinata dalla Procura di Bari riguarda presunti appalti truccati. In carcere è finito Cosimo Napoletano di 58 anni, di Monopoli. Agli arresti domiciliari oltre i fratelli Pisicchio, si trovano Francesco Catanese, 59 anni di Bari e Giovanni Riefoli, originario di Barletta ma residente a Bari, di 58 anni. L’interdizione dalla attività professionale per un anno riguarda invece Vincenzo Iannuzzi e Grazia Palmitessa.

Nell’ordinanza firmata dalla gip del tribunale di Bari, Ilaria Casu, si spiega che per i fratelli Pisicchio “l’unica misura proporzionale alla gravità degli addebiti adeguata a evitare il pericolo di reiterazione del reato è quella degli arresti domiciliari”. Nello specifico, il provvedimento chiarisce che per Alfonsino Pisiscchio le accuse di corruzione e turbata libertà degli incanti riguardano il periodo in cui era assessore della giunta Emiliano, quando avrebbe utilizzato “la sua influenza politica e le sue relazioni, tramite suo fratello Enzo, per una gestione clientelare del suo ruolo, con favoritismi per ottenere ritorni in termini di consenso elettorale, mediante assunzioni nelle imprese favorite o avvantaggiate di persone che assicurano il voto e che avevano militato anche nel suo partito”.

Enzo Pisicchio, invece, avrebbe agito “quale esecutore delle direttive” del fratello “e quale schermo per impedire di risalire al ruolo e al contributo di Alfonsino”. Enzo Pisicchio avrebbe avuto un “ruolo chiave nella commistione dei reati che gli vengono ascritti” in quanto “intermediario e faccendiere nei rapporti, a vari livelli, tra funzionari della pubblica amministrazione – comunale e regionale – e imprenditori non solo a livello locale ma anche nazionale”.

La gip evidenzia “la gravità delle sue condotte, la spregiudicatezza mostrata nella commissione dei reati finalizzata a soddisfare un incontenibile appetito di utilità”, spiegando che per utilità si intendono “pc, telefonini, mobilio per la casa, la finta assunzione di sua figlia, pagamento per mano di Riefoli della festa di laurea di sua figlia, ingenti somme di denaro contante”. “Le vicende esaminate hanno mostrato l’ampia capacità dei due indagati di sfruttare le relazioni costruite nel tanto tempo in ambito regionale e comunale per pilotare l’azione amministrativa e trarne vantaggio personale”, prosegue la gip.

Clamoroso a Bari, nuova inchiesta su appalti truccati: 5 arresti tra loro l’ex assessore regionale Pisicchio – NOMI

Alfonso Pisicchio, solo qualche ora fa, a poche settimane dalla nomina aveva annunciato di lasciare l’Arti, l’agenzia regionale per la tecnologia e l’innovazione. Sarebbe stato lo stesso ex assessore regionale, politicamente vicino al governatore Michele Emiliano di cui è stato anche assessore regionale nella scorsa legislatura, a presentare le dimissioni. Ai domiciliari anche il fratello.

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Tangenti per appalti truccati, Sannicandro a processo: l’ex dg Asset a caccia di voti su Whatsapp per Laforgia

La Procura di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio per Elio Sannicandro, l’ex direttore generale dell’Asset Puglia interdetto per un anno dai pubblici uffici. Sannicandro è rimasto coinvolto, con altre 11 persone, in un’inchiesta della Procura di Bari su presunte tangenti per l’affidamento di alcuni appalti. Il processo partirà il 23 aprile.

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