Ospedale Covid a Bari, appalto truccato: 10 indagati. Tra loro l’ex capo della Protezione Civile Mario Lerario

Sono 10 le persone indagate (raggiunte dall’avviso di conclusione delle indagini preliminari) dalla Procura di Bari per corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, peculato, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e turbata libertà degli incanti. Tra loro l’ex capo della Protezione civile, Mario Lerario e l’ex responsabile del procedimento. Gli altri indagati sono Vito De Mitri, 77 anni, di Lecce, Francesco Girardi, 38 anni, di Acquaviva delle Fonti, Vito Vincenzo Leo, 59 anni, di Acquaviva delle Fonti, Andrea Barili, 54 anni, di Bari, Domenico Tancredi, 42 anni, di Altamura, Sigismondo Zema, 57 anni, di Bari, Alessandro Goffredo Nuzzo, 71 anni, di Santa Cesarea Terme.

Le indagini riguardano la realizzazione dell’ospedale Covid in Fiera del Levante a Bari e sono state estese successivamente all’approfondimento di oltre 250 procedure a evidenza pubblica per un valore di circa 100 milioni di euro. I finanzieri hanno eseguito acquisizioni documentali e diverse perquisizioni presso le sezioni Protezione civile e Provveditorato economato della Regione Puglia e nei confronti di alcuni imprenditori aggiudicatari degli appalti.

Per quanto riguarda l’ospedale Covid, secondo la Procura Lerario e Mercurio avrebbero “condizionato di fatto la scelta del contraente con mezzi fraudolenti, consistiti nell’inserire nella lettera di invito trasmessa a 6 ditte (oggetto asseritamente di sorteggio pubblico di cui non vi è traccia in atti) un algoritmo per il calcolo del punteggio da attribuire all’offerta economica che aveva quale diretta conseguenza – come evidenziato dai consulenti tecnici nominati da questa Procura – il sostanziale azzeramento della rilevanza dell’elemento prezzo nella formazione della graduatoria di gara”. “In questo modo i ribassi sarebbero diventati ininfluenti, e questo avrebbe consentito facilmente di compensare tale differenza mediante il punteggio attribuito alle valutazioni di carattere qualitativo dell’offerta tecnica, per loro natura squisitamente discrezionali”. L’appalto, attribuito alla Cobar, ha poi visto la spesa passare da 9,5 a oltre 23 milioni di euro a colpi di ordini di servizio. Per questo motivo insieme a Mercurio e Lerario è indagato anche un componente della commissione di gara (Felice Antonio Spaccavento). Secondo la Procura i primi due erano “in posizione di incompatibilità”, in quanto hanno aggiudicato un appalto di cui loro stessi hanno scritto le regole.

Dalle indagini sono emersi altri episodi di corruzione e turbativa d’asta a carico di Lerario tra cui gli appalti per la fornitura di attrezzature per la sala mensa del Consiglio regionale e per la realizzazione delle aiuole e per la realizzazione della sede della Protezione civile di Castellaneta Marina. In cambio Lerario avrebbe ottenuto lavori di ristrutturazione in un proprio immobile di Acquaviva delle Fonti, e avrebbe accettato una promessa di soldi per truccare l’appalto delle pulizie nelle sedi della Regione. Anche in questo caso, “è stato rilevato l’inserimento nella documentazione di gara di un algoritmo per il calcolo del punteggio da attribuire all’offerta economica tale da condizionare di fatto la scelta del contraente in quanto, anche ove vi fossero state multiple offerte contenenti ribassi tra loro assai differenti, la formula utilizzata avrebbe sostanzialmente azzerato la rilevanza dell’elemento prezzo nella formazione della graduatoria della gara».

“Appalto truccato a Corato”, a processo Filippo Caracciolo: è il capogruppo Pd alla Regione Puglia

La gup di Bari Ilaria Casu ha rinviato a giudizio il capogruppo del Partito democratico al Consiglio Regionale pugliese, Filippo Caracciolo, l’ex direttore di Arca Puglia, Massimo Lupelli, e il presidente della commissione aggiudicatrice di un appalto bandito dal comune barese di Corato, Donato Lamacchia. Caracciolo e Lupelli sono accusati di turbativa d’asta e corruzione in concorso, a Lamacchia è contestato anche il reato di falso. Prosciolto dalle accuse di corruzione e turbativa d’asta l’imprenditore Amedeo Manchisi, mentre per gli stessi reati il fratello Massimo ha patteggiato una pena complessiva di 20 mesi di reclusione, tra i 4 mesi e 20 giorni patteggiati oggi e un precedente patteggiamento (già ratificato) a un anno e quattro mesi per un’altra vicenda in cui era coinvolto anche Lupelli. La pena nei confronti di Manchisi è stata sospesa, il dibattimento per Caracciolo, Lupelli e Lamacchia si aprirà il prossimo 7 maggio.

La vicenda risale al 2017 e ha che fare con la gara d’appalto bandita dal comune di Corato per la costruzione della nuova sede della scuola media ‘Giovanni XXIII’: secondo l’accusa, Caracciolo (all’epoca assessore regionale all’Ambiente) avrebbe indotto il presidente della commissione aggiudicatrice, Donato Lamacchia, a “intervenire in favore della ditta” Caementarius srl dei Manchisi, promettendogli “il proprio interessamento per l’assunzione di un incarico dirigenziale presso l’ente Regione Puglia”. Attraverso la mediazione di Sabino Lupelli, dirigente di Arca Puglia, sarebbe stato assicurato a Caracciolo “l’impegno elettorale” dei Manchisi nelle elezioni politiche del 2018 “alle quali Caracciolo intendeva partecipare”, si legge nel capo di imputazione. Il patto sarebbe stato sancito tra le tre parti a Bari nel novembre 2017.