Duplice omicidio a Torremaggiore, la moglie dell’assassino: “Con Massimo solo un’amicizia mio marito era possessivo”

“Mio marito era un uomo possessivo, talmente geloso che mi impediva di avere contatti esterni e di uscire da casa per andare a prendere un caffè con le amiche”. Sono le parole rilasciate da Tefta Malaj, la donna accoltellata dal marito Taulant Malaj, nel corso dell’audizione che si è tenuta in giornata in ospedale. La moglie dell’assassino ha confermato la dinamica del duplice omicidio della figlia Jessica e di Massimo De Santis, emersa precedentemente sia dal racconto dello stesso uomo che dalla visione dei filmati registrati dalle telecamere. Tefta ha negato la relazione con De Santis, parlando invece di una semplice amicizia. Sull’arma del delitto ha affermato di non aver mai visto quel coltello e che probabilmente il marito se l’era procurato precedentemente. La donna ha poi raccontato di aver preteso l’installazione delle telecamere in casa, nel soggiorno e in camera da letto, per controllare l’uomo dopo aver saputo delle molestie sessuali che sua figlia Jessica ha subito da quando aveva 14 anni. I suoi funerali potrebbero essere celebrati in Albania.

Duplice omicidio a Torremaggiore, l’assassino dal fratello dopo la strage: “Portate via il bambino è terrorizzato”

È in miglioramento il quadro clinico di Tefta Malaj, la donna di 39 anni sfuggita alla furia omicida del marito, Taulant Malaj, che la notte tra sabato e domenica scorsi a Torremaggiore ha ucciso la figlia di 16 anni Jessica e Massimo De Santis, barista di 51 anni che considerava l’amante della moglie. Tefta è sopravvissuta all’aggressione del marito perché difesa da sua figlia. La 39enne è ricoverata nel reparto di Chirurgia generale del policlinico Riuniti di Foggia dove è stata sottoposta a un intervento chirurgico per le gravi ferite riportate nell’aggressione. “La paziente si presenta in buone condizioni generali e non ci sono segni di complicanze postoperatorie e aa ripreso l’alimentazione”, si apprende dall’ospedale. La donna è costantemente seguita anche dall’equipe degli psicologi ospedalieri.

La donna ha potuto già riabbracciare il piccolo Leonardo che era in casa domenica scorsa e che ha assistito all’aggressione della propria madre e all’omicidio di sua sorella Gessica. A dirlo agli inquirenti è stato suo padre, l’assassino reo confesso Taulant Malaj. Lo spiega il gip nell’ordinanza con cui è stato convalidato il fermo del 45enne panettiere albanese. “Il figlio – si legge negli atti – era in casa e quando” Taulant “si era reso conto di cosa aveva fatto lo aveva preso in braccio”. Negli atti si legge anche che Taulant dopo aver ucciso il presunto amante di sua moglie e la figlia va da suo fratello e gli chiede di andare a prendere il figlio piccolo perché “è terrorizzato”. Una versione confermata anche da sua cognata. “Taulant si è recato sotto casa mia, ha richiamato più volte l’attenzione con il clacson. Io sono scesa prima e dopo di me mio marito – le sue parole -. Abbiamo visto Taulant e lui diceva a Cemal di andare a casa sua perché aveva ammazzato tre persone e che c’era il bambino terrorizzato. Ci diceva quindi di andarlo a prendere. Io e Cemal lo abbiamo seguito a piedi per non salire in auto con lui. Da fuori abbiamo notato nelle scale condominiali un uomo steso a terra, senza riconoscerlo. Sono salita sola nell’appartamento, ho preso il bambino e l’ho portato giù. In casa c’era la mamma stesa che mi chiedeva di portarlo giù”.

“Il quadro indiziario contro il 45enne Taulant Malaj si è consolidato con la visione dei filmati delle telecamere in casa che hanno ripreso le scene in cui l’uomo colpiva ripetutamente con chiara volontà omicida sia la moglie sia la figlia”. È quanto dichiarato dal gip che ha convalidato il fermo di Taulant Malaj.  Quanto “all’omicidio della giovane Jessica”, 16 anni, “che con coraggio ha cercato in tutti i modi e fino alla fine di difendere la madre dalla brutale aggressione del padre”, si evince “che i colpi sono stati inferti anche nei suoi confronti volontariamente, non solo quando interveniva in un primo momento nella camera da letto, ma anche quando l’aggressione continuava nel salone”.