Inchiesta a Trani su falsi diplomi, accusata di associazione a delinquere viene assolta: “Non ha raggirato i corsisti”

Il GIP del Tribunale di Trani, dott.ssa Carmen Corvino, a distanza di due mesi dall’emissione dell’ordinanza cautelare dell’inchiesta “Zero Titoli”, ha riconosciuto la buona fede dell’indagata Lucia Catalano rispetto ai rapporti intercorsi con la famiglia Modaffari. L’inchiesta riguarda due distinti filoni di indagine, una relativa ai titoli emessi dalle società “Unimorfe International” e “Evergood Advisors Campus”, e l’altro relativo all’acquisto dell’Università Wisdom in Albania.

Lucia Catalano è stata accusata di associazione per delinquere in concorso, appunto, con il gruppo facente capo all’imprenditrice calabrese e alle sue congiunte. Sulla prima, e più importante, parte dell’inchiesta si è concentrata, in questi due mesi, la difesa della Catalano, che ha offerto numerosi elementi documentali grazie ai quali è stato possibile rileggere, sotto un diverso punto di vista, la importante mole di intercettazioni e captazioni ambientali eseguite dalla Procura di Bari. Con il provvedimento del 12 novembre 2024, il GIP, che già nell’ordinanza cautelare aveva dato atto di una rottura dei rapporti tra i due soggetti (Catalano e Modaffari), attribuisce a questa circostanza la vera causale: “la fase della rottura dei rapporti non appare ricollegabile a contrasti sulla spartizione dei profitti ma alla tardiva presa di coscienza da parte della Catalano della circostanza che i titoli venduti non fossero solo ‘facili’ ma anche ‘falsi'”.

A sostegno di questa rilettura il GIP evidenzia alcuni elementi emersi in modo chiaro: la CS Consulting rilasciava regolare fattura ad ogni iscritto, garantendo, in tal modo, la tracciabilità di tutti i versamenti ricevuti e a sua volta pagava il Consorzio per l’erogazione del corso; il guadagno della società della Catalano era costituito dalla differenza tra quanto incassato dai corsisti e quanto versato al Consorzio; al momento della perquisizione del 23.07.2019 la Catalano era all’inizio della collaborazione e non aveva rilasciato titoli; la Catalano si allarma quando l’ambasciata di Cipro twitta in merito alla falsità dei titoli, ricevendo assicurazioni dalla Modaffari; nonostante le rassicurazioni della Modaffari si attiva contattando il MIUR il 24.09.2020; ancora il 29.01.2021 riceve assicurazioni dalla Mangiola in ordine alla veridicità dei titoli e il 29.03.2021 la Catalano sporge denuncia-querela nei confronti della Modaffari.

“Venuta meno, grazie ad elementi inconfutabili, la consapevolezza dell’illiceità delle condotte della Modaffari, consegue l’estraneità della mia assistita rispetto alle numerosissime ipotesi di truffa ai danni dei corsisti – le parole dell’avvocato Michele Vaira, difensore dell’indagata Catalano e di tutto il suo gruppo -. Questo è il dato che ci conforta maggiormente, perché la mia assistita non reggeva l’idea che centinaia di persone, con le quali ha stretto rapporti anche umani, potessero pensare di essere stati da lei raggirati. Ciò le ha provocato una enorme sofferenza. Finalmente un Giudice, dopo anni, ha constatato ciò che ella ha sostenuto fin dal primo momento: la prima (almeno in ordine di tempo) a subire una colossale truffa è stata proprio la mia assistita. Tengo a ribadire, come già fatto in passato, che questa evoluzione procedimentale nulla toglie alla bontà dell’indagine della Procura di Trani, che ha anzi contribuito ad accertare l’estraneità della mia assistita. Ora ci concentreremo ad offrire elementi per smontare anche i restanti capi di accusa».

“Picchiata da mia figlia”, mamma disabile cambia versione in aula: 19enne assolta a Bari. Era stata in carcere

Una 19enne è stata assolta a Bari dall’accusa di aver picchiato la madre disabile di 56 anni. La donna aveva denunciato la figlia lo scorso aprile e la giovane era stata arrestata. Dopo aver passato una settimana in carcere, ha poi ottenuto i domiciliari a casa del padre. In aula la mamma, al termine del processo con rito abbreviato, ha però parlato di “normali litigi” tra mamma e figlia e così la 19enne è stata condannata a 6 mesi di reclusione solo per le presunte minacce rivolte alla donna. La madre, invalida al 100% e ipovedente, nella prima versione aveva parlato di continue vessazioni che andavano avanti da due anni in concomitanza con la separazione dei genitori.