Tragedia sfiorata nella notte a Barletta, in fiamme laboratorio tessile: all’interno 3 uomini. Aperta inchiesta

All’interno dell’immobile c’erano tre cittadini originari del Bangladesh: nessuno di loro è rimasto ferito. Due sono riusciti a lasciare il locale, un altro si è rifugiato nel pozzo luce ed è servito l’intervento dei vigili del fuoco per trarlo in salvo. Trasportato all’ospedale Dimiccoli per un principio di intossicazione, le sue condizioni sono buone e non è servito il ricovero nella struttura ospedaliera.

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Tragedia sfiorata a Barletta, abitazione in fiamme: salvate 3 persone. S’indaga sulla natura dell’incendio

Un incendio è divampato la scorsa notte in un immobile a pianterreno in via Venezia, a Barletta. In salvo i tre cittadini di nazionalità straniera che erano all’interno. Due di loro sono riusciti a raggiungere l’esterno, un altro si è rifugiato nel pozzo luce e sono stati i vigili del fuoco a tirarlo fuori.

Nessuno dei tre ha riportato ferite. Sul posto sono intervenuti i carabinieri che stanno effettuando i rilievi per comprendere cosa sia accaduto. Nessuna ipotesi è esclusa: da un cattivo uso di una bombola del gas che potrebbe essere esplosa alla natura accidentale. Le cause sono in via di accertamento. I vigili del fuoco, dopo aver domato l’incendio, hanno messo in sicurezza la zona.

Soldi, lavoro e pranzi in cambio di commesse, 14 arresti: tra loro dirigenti dei Comuni di Trani e Barletta

In cambio di denaro, consulenze, lavori edilizi nelle proprie abitazioni, pranzi e percorsi benessere, alcuni dirigenti della Provincia Barletta-Andria-Trani (Bat), uno dei quali è stato arrestato, avrebbero affidato commesse a professionisti turbando ripetutamente la libertà degli incanti e omettendo di segnalare casi di conflitto di interesse.

È quanto emerge dalle indagini della Guardia di finanza che oggi ha arrestato 14 persone con le accuse, a vario titolo, di corruzione e turbata libertà degli incanti. Tra le nove persone finite in carcere ci sono, oltre al dirigente della Provincia Bat, due dirigenti dei Comuni di Trani e Barletta e un ingegnere. Le altre cinque persone sono agli arresti domiciliari. In una conferenza stampa in procura di Trani è stato evidenziato che le indagini riguardano la discarica di rifiuti speciali non pericolosi Cobema, di Canosa di Puglia. Gli indagati sono complessivamente 17, tra imprenditori anche della provincia di Salerno ed enti. E il denaro erogato dai professionisti che beneficiavano delle commesse pubbliche veniva drenato, in alcuni casi, da una società tra professionisti riconducibile a uno dei dirigenti indagati, in altri casi veniva dato personalmente.

Secondo quanto emerso, i lavori di chiusura definitiva e delle attività di post-gestione della discarica erano stati affidati dalla Provincia Bat con gara ad evidenza pubblica, senza comunicare l’inizio dei lavori al Comune di Canosa di Puglia, alla proprietà del sito o all’amministratore giudiziario, nonostante sulla discarica pendesse un procedimento penale per reati ambientali. I lavori erano stati preceduti da indagini ambientali fatte da un professionista che ha retrocesso parte dei compensi corrisposti dall’ente verso l’impresa del coniuge del dirigente competente all’affidamento dell’incarico. “Il patto corruttivo – evidenzia la Guardia di finanza – si è consumato con il silenzio del dirigente sull’affidamento fraudolento e sulla parziale indagine conoscitiva afferente allo stato dell’impianto e alle matrici ambientali”.

Barletta, revocata interdizione dai pubblici uffici a luogotenente della Finanza: era accusato di corruzione

Questa mattina il GIP presso il Tribunale di Trani, dott.ssa Carmen Corvino, ha revocato la misura dell’interdizione dai pubblici uffici, emessa 48 ore fa, nei confronti di F.F., luogotenente della Gdf, in servizio, all’epoca dei fatti, presso il Comando Compagnia di Barletta. Il militare era accusato di corruzione e reati in materia di accise sugli oli minerali.

Il militare, per il tramite del suo difensore di fiducia avv. Antonio La Scala, ha prodotto documentazione da cui si evince che lo stesso ,da 6 mesi, fosse già in pensione; inoltre, lo stesso è affetto da una grave patologia invalidante, tanto da ottenere i benefici massimi previsti dalla legge 104/1992. Per tanto, essendo venute meno esigenze cautelari, che avrebbero dovuto giustificare la misura interdittiva, il GIP ha revocato, in accoglimento dell’istanza presentata dal difensore, la misura interdittiva.