Dopo l’incidente che si è verificato nello stabilimento Bosch di Bari, i sindacati hanno proclamato uno sciopero che è in corso oggi per tutti e tre i turni di fabbrica.
Continue readingBosch Bari, incontro in Regione Puglia. FIM-Cisl preoccupato: “Rimangono elementi d’incertezza”
“Presso la Regione Puglia, in modalità mista, si è tenuto un incontro di verifica dello stato di attuazione del protocollo d’intesa siglato il 22 luglio 2022. Alla riunione erano presenti: il Sepac, i rappresentanti di Bosch e le delegazioni nazionali e territoriali delle organizzazioni sindacali e della RSU aziendale. Bosch ha confermato le prospettive di drastica riduzione delle attività sui motori diesel, le quali determinano la necessità di ridefinire la vocazione industriale dello stabilimento di Bari. L’impegno di ricercare nuove produzioni da portare in Puglia, al fine di ridurre al massimo l’impatto degli esuberi che si andrebbero a determinare nel 2027, ad oggi ha generato la piena attività per circa 260 lavoratori, grazie all’arrivo dagli stabilimenti di Repubblica Ceca e Germania di produzioni legate al motore endotermico (pompe GP40, CP4 e coperchi pompa) e di componenti per bici elettriche”. Inizia così il comunicato stampa di FIM-Cisl diramato al termine dell’incontro.
“Nell’apprezzare quanto fatto dall’azienda e nella consapevolezza delle difficoltà oggettive determinate dalla transizione dal diesel all’elettrico (la componentistica del quale, in termini di lavoro, rappresenta una frazione del lavoro necessario a produrre un motore tradizionale), la Fim ritiene imprescindibile uno sforzo e un impegno ancora maggiore da parte Bosch, la quale, in prospettiva, dovrà anche cogliere l’opportunità di industrializzare su Bari i frutti della ricerca che viene realizzata presso il CVIT – si legge nella nota -. Da luglio dello scorso anno ad oggi, attraverso le uscite volontarie e incentivate previste dall’accordo siglato a luglio 2022, i dipendenti sono scesi da 1.678 a 1.609; inoltre, si inizia a registrare anche qualche successo nelle politiche di outplacement. Nella gestione della crisi, tuttavia, la Fim ritiene debba essere privilegiata la ricerca di nuove attività, al fine di garantire quella massa occupazionale che rappresenta un valore aggiunto per la prospettiva industriale di lungo periodo dello stabilimento e per la funzione di volano dello sviluppo che Bosch può esercitare sul territorio pugliese. È stato inoltre confermato il forte impegno relativo alla formazione dei lavoratori (per un totale 32.600 ore), il quale prevede anche l’importante contributo della Regione Puglia. La Fim chiede la convocazione al MiMIT di un tavolo di confronto con le parti, affinché gli investimenti pubblici previsti per le nuove tecnologie della transizione, possano essere impiegati anche a sostegno del piano di riconversione dello stabilimento di Bari. La Fim ritiene altresì urgente un confronto al tavolo del Ministero del Lavoro per verificare con quali ammortizzatori sociali dare continuità di copertura ai lavoratori coinvolti dal piano di riconversione da qui al 2027”.
Bosch Bari, piano per salvare i 1650 dipendenti: i sindacati chiedono riconversione dello stabilimento
Per questo i sindacati chiederanno ai vertici di presentare un piano di riconversione industriale e alla Regione di organizzare corsi di formazione che aiutino i dipendenti
Continue readingBosch Bari, accordo preliminare tra azienda Governo e sindacati: “Scongiurato rischio licenziamenti”
Nota congiunta di Fim-Fiom-Uilm-UglM Nazionali: “Il preliminare di intesa si articola in due testi: una intesa quadro che apre un percorso per i prossimi cinque anni e un contratto di solidarietà per il prossimo anno”.
Continue readingBosch Bari, sindacati dopo incontro al MISE: “Vogliamo piano di transizione che garantisca l’occupazione”
“Nell’incontro tenutosi oggi al Ministero dello Sviluppo economico, Bosch ha riepilogato la situazione produttiva e occupazionale dello stabilimento di Bari, celebre per aver inventato il Common Rail e che oggi conta ben 1.700 dipendenti e 248 milioni di euro di fatturato. La produzione è ancora in gran parte incentrata su due pompe per motori di automobili ad alimentazione diesel, ma è iniziato un processo di diversificazione suggellato con l’accordo sindacale del 2017, grazie al quale sono arrivati ulteriori 7 prodotti non legati al diesel. Tuttavia i componenti non diesel, fra cui spicca la e-bike, producono una quota relativamente modesta di ore lavoro, occupano appena 350 persone, a cui si aggiungeranno altri 100 nel prossimo futuro”.
Inizia così il comunicato congiunto dei sindacati Fim, Fiom, Uilm e UglM. “La perdita progressiva di quote di mercato del diesel, fino alla messa al bando del motore endotermico imposta dalla UE entro il 2035, genera dunque esuberi crescenti non compensati dalle azioni di diversificazione realizzate fino ad ora – continuano -. La Direzione aziendale ha ripetuto che Bosch non ha intenzione di chiudere, ma da una parte non ha chiarito quale possa essere la futura missione industriale e dall’altra ha rimarcato la necessità di guadagnare competitività, sia abbattendo i costi, in particolare quelli della energia e dei trasporti, sia mantenendo la massima flessibilità. Inoltre ha sottolineato che perfino a parità di volumi produttivi di per sé l’elettrificazione comporta una forte riduzione dell’occupazione per ragioni tecniche di processo. A loro detta il diesel deve restare uno dei due pilastri del futuro, ma il processo di diversificazione deve proseguire. Più in particolare nel programma esposto oggi il diesel nel 2027 dovrebbe passare dall’80% del portafoglio dello stabilimento al 67%, mentre le produzioni non legate al diesel dal 20% al 33%.”.
“Come sindacato abbiamo espresso forte preoccupazione perché il processo di diversificazione non sta compensando le perdite del diesel e soprattutto manca una chiara visione del futuro al di là delle dichiarazioni di principio – spiegano -. Positiva la collaborazione avviata con il CVIT, che va nella direzione più volta chiesta dal sindacato di creare un collettore tra la ricerca e sviluppo e la produzione. Alla multinazionale chiediamo una nuova missione produttiva e al Governo di stanziare le risorse del PNRR per favorire una riconversione connessa alla transizione energetica. Il tavolo al Mise deve trovare soluzioni concrete in un accordo quadro che preveda strumenti di tutela dell’occupazione, formazione per tutti i prossimi 5 anni. Chiediamo ammortizzatori sociali straordinari di settore come politiche di investimento specifiche per l’intero settore”.
“Si pongono poi per Bosch come per le altre imprese alcuni nodi di competitività che sono stati giustamente sottolineati: dobbiamo urgentemente abbattere i differenziali di costo di sistema rispetto almeno agli altri Stati europei. La questione del costo della energia è emblematico e corre il rischio di travolgere gran parte della nostra industria. Come sindacato siamo pronti a fare la nostra parte, ma solo a patto che si costruisca un futuro per le lavoratrici e i lavoratori dello stabilimento di Bari che da anni soffrono gli effetti della crisi produttiva e occupazionale – concludono -. Il Ministero dello Sviluppo economico si è impegnato a riconvocare le Parti dopo aver verificato anche la utilizzabilità delle risorse del PNRR. A tal proposito peraltro registriamo la disponibilità della Regione Puglia a contribuire anche attraverso un possibile Contratto di Sviluppo. Ma come sindacato rivendichiamo un impegno concreto per il settore automotive giacché gli strumenti attuali sono inadeguati ad affrontare la transizione ecologica”.
Crisi Bosch, l’annuncio di Emiliano: “L’azienda non chiuderà prospettiva di lungo termine per la fabbrica barese”
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Antonio e Tino non sono stati accolti nel migliore dei modi per il nostro modo di fare giornalismo. Non sono mancati gli screzi a partire dal segretario provinciale della Uilm Bari, Riccardo Falcetta, ma non solo.
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I sindacati hanno proclamato uno sciopero dei lavoratori Bosch di Bari a partire da venerdì fino a sabato mattina.
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