Traffico di droga a Bitonto, il boss Domenico Conte assolto in appello. Ridotte altre 27 condanne

La Corte d’Appello di Bari ha annullato la condanna a 16 anni, assolvendolo «perché il fatto non sussiste», nei confronti del boss di Bitonto Domenico Conte (assistito dalla legale Marianna Casadibari), condannato in primo grado in abbreviato nel 2022 perché ritenuto uno dei capi di un’associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga nel nord Barese insieme a Roberto Dello Russo, Paolo Ficco e Giambattista De Sario.

La Corte d’Appello ha poi confermato e ridotto altre 27 condanne, tra cui quelle di Dello Russo, De Sario (entrambi da 20 a 14 anni) e Ficco (da 20 a 12 anni). I Comuni di Bitonto e Terlizzi e la Regione Puglia erano costituiti parte civile.

L’associazione, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, avrebbe operato sui Comuni di Bitonto e Terlizzi per agevolare proprio il clan Conte, ritenuto una «propaggine» del clan Capriati di Bari.

Nell’ambito di questa inchiesta, coordinata dalla Dda di Bari e condotta dai carabinieri, in 27 furono arrestati a gennaio 2020. Per Conte è stata recentemente annullata dalla Cassazione una condanna a 20 anni per il suo presunto coinvolgimento nell’omicidio della sarta Anna Rosa Tarantino, 87enne uccisa per errore a Bitonto il 30 dicembre 2017.

Dal socio del boss a chi convive con un mafioso, a Bari trasferiti 9 agenti della Polizia Locale: “Sono vicini ai clan”

Stamattina nove agenti della Polizia municipale di Bari saranno trasferiti ad altre mansioni che non richiedono l’uso della pistola perché – secondo gli accertamenti della commissione nominata dopo il blitz Codice Interno che ha portato a più di 130 arresti per voto di scambio politico-mafioso – avrebbero avuto contiguità inopportune con i clan mafiosi.

La notizia è pubblicata dalla Gazzetta del Mezzogiorno in un articolo in cui si precisa che, ufficialmente, i vigili sono trasferiti per “esigenze di servizio” ma questo sarebbe un espediente per rendere difficile l’impugnazione del provvedimento.

Il quotidiano evidenzia poi che nella relazione trasmessa dalla commissione al Viminale viene evidenziato quanto emerso sugli agenti, ovvero elementi che risalgono anche a più di dieci anni fa e che – secondo gli ispettori – sono sintomo di una vicinanza non consentita a persone controindicate.

I nove vigili (tutti incensurati) sono ritenuti in qualche modo contigui a persone che orbitano nell’alveo del clan Parisi-Palermiti di Japigia. C’è ad esempio un agente che, in tempi non recenti, sarebbe stato socio di un boss nella gestione di un noto locale notturno; c’è un altro agente che più volte sarebbe stato, nel corso degli anni, in compagnia di persone che un tutore della legge non dovrebbe frequentare (l’uomo si è giustificato spiegando che si tratta di amici di infanzia). Altri casi ancora riguarderebbero parentele con pregiudicati, in alcuni casi acquisite, che rendono problematico lo svolgimento di mansioni di controllo del territorio o a volte anche di indagine.

Il 18 febbraio il prefetto Francesco Russo, nella lettera con cui ha comunicato al sindaco Vito Leccese che non ci sono i presupposti dello scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose, aveva anche preannunciato un provvedimento di sospensione per una vigilessa (già eseguito) e di un altro per la revoca del titolo di pubblica sicurezza (e dunque del porto d’armi) ad altri nove agenti. Il Comune ha deciso di non aspettare la prefettura.

Bari, annullata la confisca: villa da 300mila euro restituita alla figlia del boss Di Cosimo del Madonnella

La villa da 300mila euro della figlia di Giuseppe Di Cosimo, pluripregiudicato barese ritenuto capo dell’omonimo clan nel quartiere Madonnella di Bari, resterà definitivamente a lei.

La villa apparteneva all’ex braccio destro di Di Cosimo, Giuseppe Lastella, che l’aveva lasciata con testamento olografo ad Antonia Emilia Di Cosimo, a cui era molto affezionato. A giugno la casa era stata confiscata dal Tribunale di Bari su richiesta della Dda, ma a novembre ne era stata disposta la restituzione da parte della Corte d’Appello.

Nella giornata di ieri la Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della Procura generale di Bari e ha dunque sancito definitivamente la restituzione della villa alla figlia di Di Cosimo.

“Non può ritenersi provato che il denaro per l’acquisto della villa” di Torre a Mare “sia stato fornito” da Di Cosimo, scrissero nel provvedimento i giudici della Corte di Appello di Bari, che sottolinearono anche come “non ha alcuna valenza” lo stretto legame di fiducia tra Di Cosimo e Lastella e che “è possibile che Lastella abbia deciso di lasciare in eredità la sua villetta a Di Cosimo Antonia Emilia perché le era affezionato”.

Frank&Yuma, i boss delle costruzioni. I primi clienti: “Colpiti dalla loro velocità e competenza” (2)

Torniamo a parlare dei boss delle costruzioni Frank&Yuma, i due giovani di 25 e di 30 anni che hanno deciso di restare al Sud e di aprire la loro azienda edile DVC Costruzioni a Modugno.

Li abbiamo conosciuti e siamo rimasti affascinati dal loro progetto che cercheremo di documentare per farvi conoscere chi sono Frank e Yuma e raccontarvi il sogno di due giovani imprenditori. Ora è tempo di farvi ascoltare la testimonianza dei primi clienti che hanno deciso di affidarsi a loro.

Bari, abusiva nella casa popolare del collaboratore di giustizia: sfrattata la nipote del boss Palermiti a Japigia

Le Forze dell’Ordine sono intervenute in via Caldarola, nel quartiere Japigia di Bari, per l’esecuzione dello sfratto esecutivo della casa popolare occupata nel 2002 abusivamente da Rossana Palermiti, nipote del boss Eugenio.

Presente sul posto anche il presidente dell’Arca Puglia, Piero De Nicolo. L’operazione è coordinata dalla Prefettura di Bari dopo le recenti riunioni del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica.

Secondo quanto ricostruito dalle indagini, la donna aveva abusivamente occupato l’alloggio della famiglia del collaboratore di giustizia Filippo Cucumazzo.

Frank&Yuma, i boss delle costruzioni. Giovani e sfrontati lanciano la sfida: “Siamo i più forti”

Vi presentiamo Frank&Yuma, i boss delle costruzioni. Due giovani di 25 e di 30 anni che hanno deciso di restare al Sud e di aprire la loro azienda edile DVC Costruzioni a Modugno. L’apparenza spesso inganna ed è questo il caso di dirlo. Li abbiamo conosciuti e siamo rimasti affascinati dal loro progetto che cercheremo di documentare nei prossimi mesi

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Bitonto, omicidio Anna Rosa Tarantino: Cassazione annulla la condanna a 20 anni inflitta al boss Domenico Conte

La Suprema Corte di Cassazione, quinta sezione penale, in totale accoglimento delle molteplici ragioni indicate dal cassazionista Dario Vannetiello, ha annullato la sentenza di condanna ad anni 20 di reclusione inflitta al boss Domenico Conte per l’omicidio di Anna Rosa Tarantino e per il tentato omicidio di Giuseppe Casadibari, azione di fuoco che avvenne a Bitonto il 30 dicembre 2017.

La sentenza annullata fu emessa dalla Corte di assise di appello di Bari in data 08.04.24, la quale si era espressa in sede di giudizio di rinvio alla luce dell’accoglimento del precedente ricorso per cassazione presentato dall’avvocata Giulia Buongiorno, alla quale poi è stato preferito l’avv. Dario Vannetiello. I giudici capitolini hanno annullato con rinvio anche la sentenza di condanna a carico di Alessandro D’Elia, difeso dall’avvocato Giuseppe Giulitto di Biagio, mentre hanno rigettato il ricorso presentato dalla difesa di Rocco Papaleo.

La ragione scatenante fu individuata nella reazione di Conte alla sparatoria subita qualche minuto dal gruppo Conte che si contendeva con il clan Cipriani la gestione del traffico di stupefacenti nel centro storico di Bitonto. Dovrà procedersi ad un nuovo giudizio di merito dopo che la Cassazione rende note le ragioni per le quali ha deciso di annullare la sentenza di condanna.

 

Bari, pizzo alle bancarelle abusive dei botti di Natale al Libertà: 4 a processo. Tra loro il figlio del boss – I NOMI

Sono quattro gli imputati a processo per aver chiesto il pizzo (da 100 a 300 euro) alle bancarelle abusive di fuochi d’artificio, allestite al quartiere Libertà per il Natale del 2018, e per aver sparato, nella notte della Vigilia, contro la saracinesca del locale di uno dei venditori dopo il suo rifiuto.

Sono tutti pregiudicati del clan Strisciuglio: il 25enne Ivan Caldarola, figlio del boss Lorenzo, il 25enne Antonio Raggi, soprannominato “Tonino il biondo”, il 34enne Francesco Mastrogiacomo, soprannominato “U’ gree”, e il 36enne Saverio De Santis, soprannominato “Gigione”.

Il pm ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato per i quattro che sono stati arrestati nei mesi scorsi. Solo De Santis si trova ai domiciliari mentre Caldarola, Mastrogiacomo e Raggi si trovano in carcere.

Il processo inizierà il 12 marzo, Comune di Bari e la Regione Puglia potranno costituirsi parte civile. All’interno del procedimento sono contestati anche altri episodi di intimidazione mafiosa, tra cui i cinque colpi di pistola esplosi in aria il 25 ottobre 2018 e altri sette colpi sparati il 6 novembre 2018. A riportarlo è La Gazzetta del Mezzogiorno.