Canosa, vasta chiazza schiumosa dal cattivo odore nel fiume Ofanto: campionamenti dell’Arpa Puglia

Il personale del dipartimento di Foggia dell’Arpa Puglia, l’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, ha effettuato i campionamenti delle acque del fiume Ofanto, all’altezza di Canosa di Puglia, nel nord Barese, dopo la denuncia dei volontari dell’associazione nazionale di protezione animali, natura e ambiente (Anpana) relativa alla presenza di una vasta chiazza schiumosa e dal cattivo odore, segnalata anche da Italia nostra. L’esito degli esami, che sarà disponibile agli inizi della prossima settimana, servirà a chiarire la natura della schiuma e a capire se è stata provocata da inquinanti o tossici. I volontari dell’Anpana hanno presentato una denuncia contro ignoti ai forestali. L’Ofanto bagna la Puglia, la Basilicata e la Campania.

Canosa, vasta chiazza schiumosa dal cattivo odore nel fiume Ofanto: “Situazione grave”

Una vasta chiazza schiumosa e dal cattivo odore è stata rilevata nel fiume Ofanto a Canosa di Puglia, nel nord Barese, dai volontari dell’associazione nazionale di protezione animali, natura e ambiente (Anpana) dopo una segnalazione di Italia nostra. I volontari hanno allertato i forestali che dovrebbero procedere al campionamento delle acque e alle indagini per stabilire la natura della schiuma e per accertare se è stata provocata da inquinanti o agenti tossici. “La situazione è particolarmente grave in quanto il fiume Ofanto è un importante corso d’acqua dell’Italia meridionale, che attraversa le regioni di Puglia, Basilicata e Campania”, evidenzia Anpana che ha sporto denuncia contro ignoti.

Chiude sportello antiracket, il Comune di Canosa dopo le polemiche: “Allarme senza alcun fondamento”

“Quanto denunciato dal presidente della Federazione delle associazioni antiracket e antiusura, Renato De Scisciolo, è inesatto”. È quanto precisa il Comune di Canosa di Puglia sulla vicenda relativa alla chiusura dello sportello antiracket di piazza Galluppi a Canosa, replicando alle dichiarazioni rese dal presidente della Fai che ha evidenziato non solo la mancanza di denunce ma anche la revoca da parte del Comune della disponibilità dei locali in cui erano ospitate le attività della federazione. Il Comune in una nota riporta uno stralcio del verbale siglato dal sindaco di Canosa Vito Malcangio e da De Scisciolo, nel febbraio scorso, in cui si rileva che “l’associazione al fine di ottimizzare le proprie risorse ha contattato il Comune di Canosa di Puglia dichiarandosi disponibile nell’immediatezza alla riconsegna a favore dell’Ente comunale degli immobili” perché “dal giorno dell’inaugurazione lo sportello è rimasto sempre chiuso, senza alcun operatore presente al suo interno e con un cartello affisso con il numero di telefono da contattare”.

“Si evince – prosegue la nota – come non sia stata negata la disponibilità”. Per l’assessore alle Politiche sociali del Comune di Canosa, Antonella Petroni, De Scisciolo con le sue dichiarazioni avrebbe creato “un allarme senza alcun fondamento”. “Come amministrazione comunale – continua Petroni – continueremo a sostenere il presidio di comunità, lo sportello non chiuderà. E in caso di necessità i locali potranno essere utilizzati dall’associazione che ha trattenuto la chiave di accesso”.

Canosa, realizza la sede della sua impresa in un’area archeologica: denunciato imprenditore 76enne

Un imprenditore del settore florovivaistico di 76 anni di Canosa di Puglia, nel nord Barese, è stato denunciato dai militari della guardia di finanza perché avrebbe illecitamente trasformato tre terreni sottoposti a vincolo archeologico, in zone private usate per la propria attività di impresa. Le accuse a suo carico sono uso illecito di beni culturali o paesaggistici e invasione di terreni.  L’area, che è stata sequestrata, è estesa complessivamente per un ettaro e mezzo ed è sottoposta a vincolo perché si trova in prossimità dell’arco di Traiano, risalente all’anno 109 avanti Cristo.

Secondo quanto accertato dai finanzieri coordinati dalla Procura di Trani, il 76enne avrebbe abusivamente perimetrato l’area impedendo di fatto l’accesso e la fruizione ai turisti. I suoli, acquisiti dal Comune di Canosa che ha emesso nel tempo ordinanze di sgombero mai rispettate, sono stati “occupati illecitamente” dall’imprenditore che ha “realizzato la sede di fatto della propria impresa”, si legge nel decreto di sequestro disposto dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani, Giuseppe Zeno. L’operazione ha avuto lo scopo di “interrompere il protrarsi di una prolungata condotta illecita da parte dall’imprenditore e rendere fruibile alla collettività il bene archeologico”, evidenzia il colonnello Pierluca Cassano, comandante provinciale della guardia di finanza di Barletta.