Armi e risse in discoteca a Bari, i giovani rampolli fanno infuriare gli storici capoclan: nuove leve fuori controllo

“Sono andati a rompere un equilibrio questi per le cazzate dei ragazzini che vanno a ballare”. Queste le parole pronunciate da una persona vicina al clan Striscuglio all’indomani dell’omicidio del 41enne Lello Capriati, nipote dello storico boss Tonino, avvenuto il 1° aprile scorso a Torre a Mare.

La vecchia malavita barese non sembra essere per nulla soddisfatta dei propri rampolli. Le ultime vicende di cronaca, con protagonisti i giovanissimi dei clan baresi, in giro per la città e per i locali armati, hanno innescato una discussione interna. Soprattutto dopo il tragico omicidio della 19enne Antonella Lopez al Bahia Beach di Molfetta il 22 settembre scorso.

I piccoli aspiranti criminali giocano a fare i boss portando pistole, estraendole a proprio piacimento per il gusto di esercitare il proprio potere e farsi grandi. Tra loro anche Eugenio Palermiti e Savino Parisi jr, nipoti omonimi dei boss di Japigia, arrestati per detenzione abusiva di armi e per aver portato una pistola all’interno del Divinae Follie di Bisceglie con la complicità di un buttafuori amico.

“Prima le persone si uccidevano per i territori, a chi deve fare più clienti, più soldi, adesso questa guerra per cos’è?”, ha aggiunto lo stesso uomo intercettato. E nel corso degli ultimi mesi si sono verificate diverse risse tra i giovanissimi dei clan Strisciuglio, Capriati e Palermiti-Parisi.

 

Traffico di droga a San Pasquale, Carrassi e Poggiofranco: 23 condanne. Inflitti 30 anni a tre capoclan – NOMI

Venti anni dopo l’ultimo dei reati contestati e 12 anni dopo la prima udienza del processo, il Tribunale di Bari ha condannato 23 persone, a pene comprese tra i 3 anni e quattro mesi ai 30 anni di reclusione, imputate nel processo sul clan ‘Vellutò di Bari, associazione finalizzata soprattutto al traffico di droga nei quartieri San Pasquale, Carrassi e Poggiofranco con articolazioni in alcuni comuni della provincia.

I fatti per i quali i 23 sono stati condannati risalgono agli anni tra il 1998 e il 2004, la maggior parte degli addebiti contestati è compresa tra il 2002 e il 2004. La sentenza di oggi arriva al termine di un processo lunghissimo, per il quale la prima udienza è stata fissata nel 2012. Tutti i singoli episodi di spaccio sono stati dichiarati prescritti, così come altri reati contestati. In 13 sono stati assolti ‘per non aver commesso il fattò o prosciolti per l’intervento della prescrizione.

La pena di 30 anni è stata disposta per Giovanni Fasano, Domenico Velluto e Pietro Simeone, considerati i promotori dell’associazione dedita al traffico di droga – comprata in Italia o dall’estero – nei quartieri controllati. Pene dai 20 ai 27 anni sono state invece inflitte ai consociati Carlo Biancofiore, Francesco Buono, Mario Di Gioia, Stefano Gatta, Alessandro Laforgia, Alessandro Lorusso, Alessandro Pace, Gennaro Ragone, Pietro Simeone, Achille Soragni e Angelo Spano. Quattro imputati, nel frattempo, sono morti. Tra questi c’è anche Francesco Vitale, pr e pusher morto a Roma nel febbraio 2023, a 45 anni, dopo essere precipitato dal balcone di un appartamento nel quartiere Magliana. Per il suo omicidio la Procura di Roma ha chiesto, a giugno, tre condanne a 18 anni. Il padre Domenico è stato condannato a 14 anni. Nel processo era coinvolto per due episodi di spaccio (prescritti) anche il 44enne Domenico Milella, collaboratore di giustizia dal 2020 arrestato la settimana scorsa a Genova con l’accusa di aver continuato a spacciare anche dalla sua località protetta.

Voto di scambio a Valenzano, condannate 16 persone. Voti per Ferri e Dentamaro: 20 anni al capoclan Buscemi

La gup di Bari Anna Perrelli ha condannato con rito abbreviato 16 persone a pene che vanno da un anno e quattro mesi a 20 anni di reclusione per i reati, a vario titolo, di scambio elettorale politico-mafioso, associazione mafiosa, usura, estorsioni, minacce, riciclaggio e reati in materia di armi e droga.

La pena più alta è stata inflitta al 43enne Salvatore Buscemi, considerato capo dell’omonimo clan di Valenzano (Bari) e riconosciuto colpevole (unico dei 16 condannati) anche dello scambio elettorale politico-mafioso per le amministrative di Valenzano del 10 novembre 2019. Per l’accusa, avrebbe promesso i “voti della malavita” all’ex consigliera comunale di Bari Francesca Ferri e al compagno Filippo Dentamaro in modo da favorire l’elezione di candidati a loro vicini nella lista ‘Valenzano-Trasparenza-Legalità, in cambio “della promessa (fatta dal Dentamaro con la piena adesione di Ferri) di erogazione di varie utilità”. Per lo stesso reato Ferri e Dentamaro, arrestati nel 2022, sono a processo con rito in ordinario.

Buscemi è stato invece assolto ‘perché il fatto non sussiste’ per lo scambio elettorale politico-mafioso relativamente alle amministrative di Bari del maggio 2019 (reato per il quale furono prosciolti anche Ferri e Dentamaro) e per associazione finalizzata alla corruzione elettorale per le elezioni di Valenzano dello stesso anno. In un altro processo, Ferri e Dentamaro sono imputati anche per l’associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale per le amministrative di Bari del 2019 insieme a Nicola Canonico, presidente del Foggia calcio. Gli inquirenti ritengono che l’elezione di Ferri al consiglio comunale del 2019 nella lista ‘Sport Bari’ a sostegno del candidato di centrodestra Pasquale Di Rella sia stata favorita pagando le preferenze da 25 a 50 euro per elettore. Oggi, alla pena di 20 anni è stato condannato – per associazione mafiosa e altri reati – anche Ottavio Di Cillo, capoclan del comune di Cassano delle Murge affiliato ai Parisi di Bari.