Omicidio Capone a Gravina, ricorso accettato in Cassazione: condanna annullata con rinvio dopo 11 anni

La Cassazione, a distanza di 11 anni dall’omicidio di Pietro Capone, ha accolto il ricorso della difesa dell’imprenditore 73enne Gaetano Scalese, annullando con rinvio la sentenza di condanna a 15 anni e 4 mesi di reclusione.

Secondo quanto sostenuto dall’accusa, Capone sarebbe stato ucciso da Scalese con due colpi di pistola a bruciapelo la sera del 10 marzo del 2014. La vittima, conosciuta in Paese come il “paladino della legalità” per le sue battaglie contro l’abusivismo edilizio, aveva denunciate diversi imprenditori e pubblici amministratori. Tra loro anche Scalese, reo secondo Capone di aver costruito un edificio sconfinante sulla sua proprietà.

Le immagini delle telecamere di videosorveglianza hanno ripreso l’auto usata dal killer, una Fiat Punto, secondo l’accusa di proprietà proprio di Scalese, ma non la scena del delitto direttamente. Le indagini sono andate avanti per anni, con l’utilizzo di consulenze tecniche sull’auto, ma anche sui tempi di percorrenza dei mezzi e dei video.

Scalese è finito in carcere nel giugno 2019 ed è ancora detenuto, nel ricorso presentato in Cassazione la difesa ha evidenziato una serie di questioni processuali. Si tornerà dunque in Appello per un nuovo verdetto. 

 

Emiliano a processo per diffamazione, Capone testimonia in suo favore: scontro congelato. In aula anche Decaro

Hanno confermato in tribunale «l’irritualità» del comizio tenuto dall’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini, il 13 settembre 2018, davanti alla sede del movimento politico «Riprendiamoci il futuro», nel quartiere Libertà di Bari. Un comizio che sarebbe avvenuto senza un previo incontro istituzionale con le autorità locali, per di più in un periodo in cui, in quel quartiere, c’erano stati recenti episodi di tensione tra cittadini e stranieri. A parlare, sentiti come testimoni nel processo in cui il governatore pugliese Michele Emiliano è imputato a Bari per diffamazione nei confronti di Luigi Cipriani, responsabile del movimento «Riprendiamoci il futuro», sono stati la presidente del Consiglio regionale pugliese Loredana Capone, il deputato del Pd ed ex capo di gabinetto di Emiliano, Claudio Stefanazzi, e l’ex sindaco di Bari ed europarlamentare Antonio Decaro.

Capone, all’epoca assessora regionale, ha riferito dello “stupore» provato da Emiliano per la circostanza che, nonostante l’arrivo del ministro, non fosse stato organizzato un incontro istituzionale, ma ha anche aggiunto di «non ricordare» se l’incontro si sia verificato dopo il comizio. Stefanazzi ha invece parlato del «disappunto» del presidente anche per «il fatto che il ministro facesse visita in un quartiere in cui c’erano state tensioni nella convivenza tra extracomunitari e residenti». «Mi è sembrata una provocazione», ha aggiunto Stefanazzi riferendosi alla visita di Salvini nel quartiere.

«Non ricordo se dopo quel comizio» Emiliano e Salvini si sono incontrati, ha detto invece Decaro, che ha anche definito «un incontro di cortesia» quello avvenuto tra il ministro e le autorità locali nella Fiera del Levante quella stessa mattina. Emiliano è finito a processo per le frasi pronunciate, quella sera, nel corso di una trasmissione televisiva su Rete 4: «Anziché incontrare la comunità nel suo complesso, Salvini – è la frase contestata a Emiliano – è stato invitato da un circolo politico, che noi chiamiamo circoli della birra, circoli abbastanza equivoci nelle relazioni con la criminalità organizzata, quindi ha commesso un’imprudenza». Cipriani, difeso dall’avvocato Roberto Eustachio Sisto, lo denunciò. Il prossimo 3 aprile è previsto l’inizio delle discussioni: Emiliano è difeso dall’avvocato Gaetano Sassanelli.

“Falso nella legge di bilancio”, esposto di Emiliano in Procura. Capone: “Sono basita convocherò i capigruppo”

“Sono basita, più che altro”. Così la presidente del Consiglio Loredana Capone ha risposto ai cronisti che le chiedevano di commentare la decisione del governatore Michele Emiliano di fare un esposto in procura per denunciare un possibile “falso” nella legge di bilancio approvata dall’aula lo scorso 18 dicembre.

La versione finale del bilancio contiene un emendamento sulla trasparenza delle nomine che era stato bocciato (secondo la presidenza del Consiglio “per un errore formale”) e poi reinserito con una correzione fatta dall’Ufficio di Presidenza a seguito di un’istruttoria. Capone ne ha parlato a Lecce, a margine della conferenza stampa di presentazione della Focara di Novoli.

“Ho seguito il voto dell’aula – ha aggiunto Capone – convocherò la conferenza dei capigruppo per martedì prossimo in maniera tale che il Consiglio regionale riprenda i suoi lavori alacremente”.

Puglia, nasce in Consiglio il primo Forum degli adolescenti: “Giovani al servizio della Regione e del Paese”

Nasce in Puglia il Forum degli Adolescenti. Uno strumento di dialogo tra generazioni e Istituzioni, già previsto da legge regionale, di cui il Consiglio regionale si dota, su proposta della sua prima Presidente donna, Loredana Capone. Oltre 50 ragazze e ragazzi tra i 14 e i 19 anni, dagli studenti del progetto biennale “Giovani in Consiglio: da osservatori a protagonisti” ai rappresentanti delle Consulte provinciali, si riuniranno periodicamente per affrontare i temi di più stringente attualità, e contemporaneamente, misurarsi con l’attività di programmazione politica e legislativa. Il Forum degli Adolescenti sarà un vero e proprio laboratorio, un luogo nel quale le Istituzioni e giovani possono trovare un punto d’incontro per guardare insieme il futuro. In programma workshop, laboratori, convegni con esperti, associazioni, Istituzioni, visite guidate a Palazzo Chigi e Palazzo Madama, fino a una giornata autogestita in cui studentesse e studenti saranno chiamati a lavorare su una proposta di legge e a discuterla, simulando una vera e propria seduta del Consiglio regionale. L’obiettivo è favorire la partecipazione delle giovani generazioni alla vita della propria regione e del proprio Paese. Dal lavoro alla salute, dall’istruzione all’ambiente, alla cultura, al turismo, ciascun appuntamento è pensato per attraversare i principali temi del presente, indispensabili e trasversali ai giovani e al loro futuro. Oggi l’insediamento ufficiale alla presenza della Presidente del Consiglio regionale e del garante dei diritti del Minore, Ludovico Abbaticchio.

“Abbiamo una grande responsabilità verso le nostre ragazze e i nostri ragazzi – ha detto in apertura la Presidente del Consiglio – aiutarli ad avere fiducia nel futuro, nella politica e nelle Istituzioni. E non c’era modo migliore a nostro avviso del coinvolgerli attivamente nei processi dove il futuro e la politica si decidono e prendono forma giorno dopo giorno. Mi hanno molto colpito i dati dell’ultimo rapporto CENSIS: dopo la pandemia più di sei giovani su dieci hanno cambiato la propria visione del futuro, solo il 22% di loro pensa che sarà migliore di oggi, tutti gli altri ritengono invece che non potrà che peggiorare. Manca una promessa di miglioramento e benessere, e allora, di fronte a ciò che non conoscono, prevalgono in loro condizioni di incertezza e ansia che, in alcuni casi, si trasformano in paura e pessimismo. Si sentono soli, abbandonati, e grande, purtroppo, è la sfiducia nei confronti della politica: sette giovani su dieci non si sentono rappresentati e il 23% degli under 35 (che sale al 24 % tra i giovani-adulti) ha già detto che la prossima volta non andrà a votare. Eppure loro desiderano solo poter vivere in una società più inclusiva, che premia chi ha voglia di fare. Per questa ragione abbiamo deciso di coinvolgerli facendoli partecipare attivamente, chiedendo loro cosa si aspettano dalle Istituzioni e quali temi vogliono affrontare nei prossimi mesi, insieme a noi, agli assessori, agli uffici, a esperti di vari settori. Il Forum regionale degli Adolescenti mette finalmente a sistema questo incredibile percorso di condivisione e lo fa con la potenza dell’ascolto e dell’approfondimento. Sono convinta che da oggi saremo tutte e tutti più ricchi, i giovani e il nostro Consiglio regionale, da oggi avremo un’occasione unica per ricostruire il dialogo necessario alla politica, alle cittadine e ai cittadini. Cominciamo questo nuovo cammino con una riflessione sull’Iran, perché lo sguardo del mondo continui a essere attento alle voci che chiedono libertà e diritti”.

“Riteniamo necessario e urgente – ha commentato il garante dei Diritti del Minore, Ludovico Abbaticchio – mettere al centro delle politiche per l’infanzia e l’adolescenza il tema della partecipazione democratica giovanile e dei luoghi di confronto. Lo stiamo facendo provando a creare una mappa delle esperienze di attivismo civico presenti nel territorio pugliese, un racconto di esperienze positive e di relazioni umane. Il Forum degli Adolescenti è uno strumento potentissimo che restituisce a ragazze e ragazzi uno spazio di confronto, di approfondimento, di ri-connessione con le istituzioni e i decisori politici che hanno il dovere di accogliere e curare le proposte che nasceranno da questa esperienza. Nel pomeriggio, in particolare, affronteremo il tema della violenza di genere in chiave transculturale, provando a raccontare la complessità della vita delle donne in Iran e delle lotte per i diritti civili connettendola alla situazione italiana che registra, in questo 2022, già 44 vittime di femminicidio, molte delle quali all’interno del sistema intrafamiliare. Dobbiamo ricordarci che la Convenzione di Istanbul riconosce la natura strutturale della violenza di genere nella nostra cultura, da qui dobbiamo ripartire per cercare un antidoto e per dare un senso alla nostra lotta”.

Per questo primo incontro il Consiglio regionale ha voluto promuovere un confronto sul tema: “Donne, vita, libertà. La questione iraniana”. A parlare alle ragazze e ai ragazzi presenti: Pegah Moshir Pour, 30 anni, lucana di origine iraniana, laurea magistrale in Ingegneria edil- architettura. Dall’età di 15 anni è attiva in progetti e festival culturali sul territorio regionale e nazionale. È referente fundraising di UNESCO Giovani Italia Basilicata, associata Cultura Italiae Young e collaboratrice dell’ufficio EURO-NET Potenza dove gestisce e partecipa a svariati progetti europei tra cui Erasmus +. Nel 2015 ha aperto un collettivo all’interno dell’Unibas, “WoMan”, contro la violenza di genere, che è stato premiato dal CUG Nazionale come best practice. Porta la sua firma la lettera aperta, dello scorso 5 ottobre, ai rettori e agli organi istituzionali delle università italiane, con la richiesta di un intervento diretto di solidarietà dei Paesi occidentali e dell’Onu per garantire agli studenti iraniani ospitalità nelle università europee; Domi Bufi, responsabile Amnesty International Puglia e Matera, dei rettori delle Università pugliesi.

“Combattiamo da quando è scoppiata la rivoluzione islamica, ovvero dal 1979, – ha detto Pegah Moshir Pour – e non abbiamo mai smesso di farlo, solo che finora le nostre battaglie sono rimaste silenti. Oggi a noi si è unita anche la generazione Z, perché la Repubblica islamica opprime e reprime chiunque vada contro i diktat del regime e lo fa senza distinzioni. E non è solo la questione del velo, perché in Iran il velo si è sempre portato, piuttosto oggi il velo è diventato un simbolo. Il velo copre la testa e nella testa delle donne iraniane c’è sapere, cultura, competenza, un sapere che il regime vuole mettere a tacere. Basta pensare che il 97% delle donne iraniane è alfabetizzato, di queste il 66% sono laureate e il 70% laureate in materie STEM. Se ci facciamo caso tutte le donne che vengono prese dalla polizia Pasdaran sono colpite con i manganelli sulla testa, e anche il gesto di tagliarsi capelli è simbolico. Non è solo il velo, il dolore è molto più grande”. “Le donne iraniane – ha aggiunto Domi Bufi – sono regolarmente oggetto di molestie verbali e aggressioni fisiche da parte della polizia e forze paramilitari. Questo vuol dire essere prese di mira in quanto donne anche solo per brevi soste casuali per strada, ricevendo minacce e insulti, viene ordinato loro di tirare in avanti il velo per nascondere i capelli, vengono imposti fazzolettini per pulirsi il trucco davanti agli agenti di polizia morale. Le donne vengono afferrate per le braccia, schiaffeggiate in faccia, colpite con pugni e manganelli, e ammanettate e spinte violentemente contro furgoni della polizia. Questi atti equivalgono a trattamenti o punizioni crudeli, disumani o degradanti, che è assolutamente vietato dal diritto internazionale, compreso il Patto internazionale sui diritti politici e civili, di cui l’Iran è uno Stato parte. Sulla base di regolamenti e politiche adottate e applicate da vari organi governativi, a milioni di donne è stato inoltre negato l’ingresso in spazi pubblici come aeroporti, campus universitari, centri ricreativi, ospedali e uffici governativi, espulse da scuole e università e licenziate per ragioni arbitrarie come i capelli che sporgono dal velo, il trucco che sembra “pesante” o i pantaloni, il velo e i soprabiti corti, attillati o colorati”. All’incontro, moderato dalla giornalista Lucia Portolano, sono intervenuti anche: Sanaz Suhani, della comunità iraniana di Puglia, Anna Paterno, delegata ai percorsi formativi Uniba, Giulia Annalinda Neglia, delegata al Welfare e alle Pari Opportunità del Politecnico di Bari, Giuseppe Grassi, delegato al bilancio UniSalento.