Bari, certificati medici falsi per la patente: in 15 a processo. Tra loro un colonnello e la moglie medico – NOMI

Sono 15 le persone finite a processo con l’accusa di aver progettato un sistema di falsi certificati medici per il rinnovo delle patenti. Tra loro Antonio Montanari, ufficiale medico dell’Aeronautica Militare in servizio al Centro Aeromedico Psicofisiologico di Bari Palese, e sua moglie Silvana Aurora Pagano, medico del Policlinico di Bari. Le altre persone rinviate a giudizio sono Yevhenya Zaluha, Nicola Caputo, Claudia Costone, Donato e Pasquale Micchetti, Debora Gatto, Gaetano Macchiarola, Giulia Fanelli, Stefano D’Apote, Egidio Giulio Pazienza, Andrea Polato, Lucia Battiato e Donato Sanarico. A riportarlo è Repubblica.

Avrebbero redatto 793 certificati medici falsi. Le accuse a vario titolo sono quelle dei reati di falso in atto pubblico in concorso, accesso abusivo a sistema informatico, detenzione e diffusione abusiva di codici di accesso a servizi informatici, commessi in Puglia e Veneto. Nelle indagini sono emerse intercettazioni telefoniche e le testimonianze di diversi clienti che hanno affermato di avere ottenuto i certificati senza essere stati visitati.

 

Certificati falsi, il sistema ideato dai Palermiti per lasciare il carcere: medici al servizio del clan

Nell’ambito del processo legato alla maxi inchiesta Codice Interno, emerge un altro retroscena sui Palermiti. Nelle chat depositate durante l’udienza di due giorni fa si nota il modus operandi utilizzato dal clan per far uscire dal carcere alcuni affiliati o esponenti.

Tra loro Aldo Primavera, arrestato per detenzioni di 22 chili di cocaina. Nel 2020 la moglie cercò in tutti i modi di farlo uscire dal carcere, tramite certificati medici falsi. Dopo alcuni tentativi non andati a buon fine, decise di rivolgersi a Gianni Palermiti. “Lui può uscire solo con la comunità, se risulta tossico… Visto che quello di Trani conosci tu perché non vai a sentire?”. Così alcuni medici si sarebbero prestati a produrre documentazione falsa.

I poliziotti, sul caso, hanno espresso “perplessità circa le attestazioni che il Serd di Andria ha rilasciato in relazione al percorso riabilitativo di Primavera, a dire della stessa moglie redatto senza che il paziente fosse sottoposto ad alcuna visita”, si legge nelle carte riportate da Repubblica. Primavera riuscì dopo due anni a lasciare il carcere e usufruire di misure alternative.