Precipita nel vano ascensore a Fasano, salgono a 4 gli indagati per la morte di Clelia: attesa per l’autopsia

Sale a quattro il numero degli indagati per la morte della 25enne di Fasano, Clelia Ditano, caduta nella notte tra domenica e lunedì scorsi nel vano ascensore della palazzina dove abitava con la famiglia. La procura di Brindisi, che ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo, aveva già iscritto nel registro degli indagati l’amministratore di condominio.

Alla vigilia del conferimento dell’incarico per l’autopsia, che sarà formalizzato in giornata, sono stati firmati altri tre avvisi di garanzia nei confronti di altrettante persone presumibilmente coinvolte nelle attività di manutenzione e revisione dell’ascensore. Al momento si tratta di un atto dovuto per consentire l’eventuale nomina di consulenti di parte durante le perizie.

Oltre all’autopsia, infatti, saranno svolti altri due accertamenti tecnici irripetibili: l’analisi del telefono della 25enne e la perizia sull’ascensore sequestrato a poche ore dalla morte della ragazza. La salma della 25enne nelle scorse ore è stata trasferita al cimitero di Brindisi dove sarà svolto l’esame autoptico, forse già oggi, e dopo si attenderà il nulla-osta del pubblico ministero, Livia Orlando, per i funerali.

Precipita nel vano ascensore, anche la mamma di Clelia ha rischiato di cadere nel vuoto: si è fermata all’ultimo

Giusy Angiulli, la mamma di Clelia Ditano, è costretta sulla sedia a rotelle a causa di una grave malattia. Secondo quanto raccontato agli inquirenti anche lei ha rischiato di precipitare nel vuoto e nel vano ascensore come la figlia. Dopo non averla trovata a casa, assieme al marito ha provato a rintracciarla chiamandola. La suoneria proveniva da giù, così si è avvicinata all’ascensore e si è bloccata in extremis, notando proprio l’assenza della cabina. Poco dopo la tragica scoperta del corpo della figlia senza vita.

Le indagini proseguono in attesa dell’autopsia sul corpo. Si dovrà stabilire perché Clelia abbia messo il piede nel vuoto cadendo da un’altezza di 15 metri. Se ha lasciato aperta la porta dell’ascensore aperta ed è rientrata a casa per poi uscire e non trovare la cabina o se ha richiamato l’ascensore e sia precipitata nel vuoto dopo aver chiamato un’altra volta l’impianto. All’origine potrebbe esserci comunque un malfunzionamento di un sensore e tutti i condomini, così come la sua mamma, hanno rischiato di cadere.

Nella palazzina ci sono 3 appartamenti privati e 5 abitazioni popolari di proprietà di Arca Nord. “C’è un amministratore che si occupa della gestione. Abbiamo anche verificato che c’è un regolare contratto di manutenzione con una ditta esterna e abbiamo domandato se nel corso del tempo vi fossero state segnalazioni specifiche sul fabbricato in questione e non risultano segnalazioni – riferisce il direttore -. Noi non abbiamo una competenza specifica sulla manutenzione, ma ci siamo informati e sappiamo che una verifica sulla manutenzione era stata effettuata di recente, nel mese di aprile”.