Bari, sulla ss16 con quasi 10 chili di cocaina in auto: 42enne arrestato all’uscita Carrassi-Carbonara – VIDEO

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I Carabinieri del Comando Provinciale di Bari, nell’ambito dei servizi di controllo del territorio, particolarmente rafforzati in occasione delle imminenti Festività Natalizie e di fine anno, hanno tratto in arresto in flagranza di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti un 42enne, fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa. I militari operanti, mentre percorrevano la S.S. 16 “Tangenziale di Bari” in direzione Brindisi, decidevano di sottoporre a controllo, poco prima dell’uscita 12 (Bari Carrassi – Bari Carbonara), un mini SUV di colore nero il cui conducente procedeva con andatura sospetta.

All’esito della perquisizione personale e veicolare, sono stati rinvenuti, occultati sotto i sedili anteriori dell’autovettura, 8 “panetti” contenenti cocaina, per un peso complessivo di circa 9,5 kg. L’autovettura e la sostanza stupefacente sono stati sottoposti a sequestro penale e l’arrestato è stato condotto presso la Casa Circondariale di Bari, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. Il quadro indiziario raccolto dai Carabinieri a carico dell’indagato è stato condiviso dalla Procura della Repubblica di Bari che ha avanzato richiesta di emissione di misura cautelare in carcere. Il GIP del Tribunale di Bari ha convalidato l’arresto e, accogliendo parzialmente la richiesta, ha disposto la sottoposizione del soggetto alla misura cautelare degli arresti domiciliari con strumento elettronico di controllo a distanza. È importante sottolineare che il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e l’eventuale colpevolezza dell’indagato, in ordine ai reati contestati, dovrà essere accertata in sede di processo nel contraddittorio tra le parti.

Cocaina nell’auto dell’amante della moglie, scagionati Filograno e Loprieno: Procura impugna la sentenza

La Procura di Bari ha impugnato le sentenze con cui la gup Antonella Cafagna aveva assolto l’avvocato Gaetano Filograno (papabile candidato del centrodestra alle prossime amministrative) e prosciolto il collega Nicola Loprieno (consigliere comunale del centrosinistra) dall’accusa di detenzione e spaccio di stupefacenti perché il fatto non sussiste. Il provvedimento era stato firmato lo scorso 2 ottobre.

Secondo il Tribunale di Bari Filograno, che aveva scelto il rito abbreviato, sarebbe stato “innegabilmente” l’ideatore di “un turpe e vile ordito criminoso” ai danni del compagno della sua ex moglie, consistito “nell’acquistare cocaina nel consistente quantitativo di grammi 26, al fine di simulare” a carico della vittima “le tracce del reato di detenzione, per procurarne l’arresto in flagranza e sottoporlo alle conseguenze” del processo penale, ma questa condotta è “del tutto estranea” all’evento che l’articolo 73 del testo unico degli stupefacenti intende punire, cioè “la circolazione della droga mediante cessione al consumatore” e la tutela dei valori della salute pubblica, della sicurezza e dell’ordine pubblico. La condotta di Filograno, al massimo, potrebbe integrare la fattispecie di simulazione di reato, “rispetto a cui sarebbe precluso l’esercizio dell’azione penale” per l’intervento della prescrizione. I fatti contestati risalgono al 2014, l’imprenditore fu processato e assolto con formula piena dall’accusa di detenzione e spaccio di droga.

La Procura non è però intenzionata a chiudere qui la vicenda e ha impugnato la sentenza visto che il giudice ha comunque riconosciuto la sussistenza degli elementi di fatto ricostruiti dall’accusa. Ritiene che la gup “abbia erroneamente valutato e qualificato tale condotta” (come si legge nell’atto di appello) perché, affinché si configuri il reato di detenzione e spaccio di stupefacenti, non sarebbe chiesto “un dolo specifico”, ma sarebbe “specificamente prevista e punita la condotta di consegna ‘per qualunque scopò”. A supporto della tesi ci sarebbero anche “pronunce costanti” della Cassazione. La condotta del “procurare ad altrì non poteva che essere stata preceduta dalle condotte di acquisto, ricezione o comunque detenzione di cocaina (per uso non esclusivamente personale)”, si legge ancora nelle carte. Condotte che per la Procura integrano la fattispecie di reato contestata. I pm hanno quindi chiesto alla Corte d’Appello di riformare le sentenze, condannando Filograno (per lui erano stati chiesti 4 anni) e rinviando a giudizio Loprieno.