Processo Codice Interno, l’annuncio della presidente della Commissione Antimafia: “Presto altre audizioni”

“Ho parlato con il procuratore di Bari, Roberto Rossi. Mi ha assicurato che siamo alla fine dell’inchiesta. Spero di commentare presto una serie di condanne. Le nostre attività? Ci potrebbero essere altre audizioni legate a quello che è stato scoperto con Codice Interno”.

Ad annunciarlo è Chiara Colosimo, presidente della Commissione nazionale Antimafia ieri a Bari. Potrebbe essere calendarizzata anche l’audizione del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. “Ho richieste in tal senso – le parole riportate da La Gazzetta del Mezzogiorno -. Sento tutta la responsabilità della nostra storia nel guidare la Commissione Antimafia e per questo ogni nostro atto è volto a incidere, per lasciare tracce indelebili di azioni e cultura della legalità”.

Misure Codice Interno, Polizia Locale di Bari in rivolta: “Contro di noi pregiudizi. Pronti a consegnare le armi”

“Giù le mani dalla Polizia Locale di Bari”. Questa la richiesta unanime che si è levata con forza dall’Assemblea del Personale della Polizia Locale, riunitasi ieri, 1° aprile 2025, dalle ore 12 alle 16, presso la Sala ex Tesoreria di Palazzo di Città.

“Un grido di dolore, di indignazione e di dignità, lanciato da chi si è sentito abbandonato, esposto all’opinione pubblica e agli organi di stampa a seguito delle risultanze della Commissione Ministeriale di Accesso – scrivono in una nota congiunta Giuseppe Lomonte (CISL FP), Rocco Bitetto (UIL FPL) Sebastiano Zonno (Csa) e Tommaso Stella (Sulp) –. Un’indagine avviata sotto la minaccia dello scioglimento del Consiglio Comunale e conclusasi con provvedimenti di portata limitata, il cui impatto appare tuttavia profondamente ingiusto e sbilanciato”.

“Provvedimenti che, pur preservando la reputazione della classe politica e del management, colpiscono nove lavoratori, contestando loro situazioni di natura marginale, prive di qualsiasi rilevanza penale, risalenti a decenni fa o addirittura a periodi antecedenti alla loro assunzione e, in alcuni casi, prive perfino di imputazioni precise – continuano -. Di fronte a questa evidente disparità di trattamento, il personale della Polizia Locale di Bari rivendica con fermezza rispetto, tutela e trasparenza, affinché non siano i lavoratori a pagare il prezzo di una vicenda dai contorni ancora tutti da chiarire. Proclamazione dello stato di agitazione”.

L’Assemblea, al termine dei lavori, ha deliberato all’unanimità di conferire mandato alle Organizzazioni Sindacali affinché proclamino lo Stato di Agitazione e avviino le procedure necessarie per giungere alla proclamazione dello Sciopero. Tra le proteste anche la riconsegna dell’arma di servizio.

Processo Codice Interno, Pinuccio Capagrossa lascia il carcere: il 69enne del clan Parisi va ai domiciliari a Japigia

Il 69enne pluripregiudicato Giuseppe Sciancalepore, chiamato Pinuccio Capagrossa, ha lasciato il carcere di Poggioreale ed è rientrato nella sua abitazione al quartiere Japigia di Bari.

Imputato nel processo Codice Interno, Sciancalepore è riconducibile al clan Parisi. Il giudice ha accolto l’istanza della difesa che ha chiesto i domiciliari per il proprio assistito a causa dell’età e delle precarie condizioni di salute.

Codice Interno, dopo 13 mesi Olivieri lascia il carcere: concessi i domiciliari a Parabita

Giacomo Oliveri lascia il carcere dopo 13 mesi e va ai domiciliari con obbligo di dimora a Parabita, in provincia di Lecce. Il gup di Bari, Giuseppe De Salvatore, ha accolto l’istanza della difesa nonostante il parere negativo della Dda.

L’ex consigliere regionale è al centro dell’inchiesta Codice Interno e per mesi è stato nel carcere di alta sicurezza di Lanciano. Olivieri si trova a processo in abbreviato con l’accusa di voto di scambio politico mafioso ed estorsione. L’accusa ha invocato una condanna a dieci anni.

Inchiesta Codice Interno, ecco le misure del Prefetto di Bari: tre tutor per l’Amiu. Vigilanza sulla Multiservizi

Dodici mesi di tutoraggio e provvedimenti ai sensi del codice antimafia per la municipalizzata dei rifiuti Amiu e indicazioni di ‘collaborazione preventiva’ per 6 mesi per la Multiservizi, l’azienda comunale che si occupa del verde alla quale riconosciuto l’ “ottimo lavoro di self cleaning e bonifica” svolto dalla dirigenza.

Queste le misure che il prefetto di Bari, Francesco Russo, ha notificato oggi al sindaco Vito Leccese sulla base dei lavori che la commissione d’accesso – nominata dal Viminale – ha svolto da marzo a settembre scorsi, a Bari, per verificare eventuali infiltrazioni mafiose nell’amministrazione comunale. È stato lo stesso sindaco ad illustrare i provvedimenti in una conferenza stampa.

Il prefetto, che come è noto non ha ravvisato elementi per chiedere lo scioglimento del Comune, ha individuato nelle procedure di stabilizzazione dei contratti di lavoro somministrato, fatte dalle aziende nel corso degli anni, delle situazioni di “vulnerabilità rispetto alle presenze di situazioni irregolari e molto contigue ad organizzazioni criminali”, ha spiegato Leccese.

Il prefetto ha anche notificato a nove agenti della polizia locale di Bari, ritenuti a vario titolo vicini ai clan, il provvedimento di revoca di agenti di pubblica sicurezza. I nove sono stati trasferiti in servizio presso le sedi dei Municipi di Bari e a loro è stata tolta l’arma di ordinanza.

Nel dettaglio, le posizioni lavorative da esaminare sono circa una quarantina, tutte riferite all’Amiu. “Molto spesso nelle procedure di reclutamento – ha spiegato Leccese – ci si affida all’autocertificazione” per quanto riguarda casellario giudiziario e carichi pendenti, e questo “può consentire di dichiarare il falso”. L’Amiu, già da agosto, in questo senso ha già avviato un monitoraggio e dei procedimenti disciplinari.

Per l’Amiu, il Prefetto ha previsto delle misure (valide un anno) consistenti nel predisporre misure organizzative per rimuovere e prevenire le cause di “agevolazione occasionale” dei clan riscontrate. L’Amiu dovrà comunicare al gruppo interforze istituito presso la Prefettura gli atti di disposizione, acquisto e pagamento effettuati; gli atti di pagamento ricevuti, gli incarichi professionali conferiti e gli atti di amministrazione o di gestione fiduciaria ricevuti di valore pari o superiore a 50mila euro; utilizzare un conto corrente dedicato, anche in via non esclusiva, per atti di pagamento e riscossione. Il Prefetto ha anche nominato un gruppo di tutoraggio, composto da tre professionisti non baresi (l’avvocato Riccardo Bolognesi e i commercialisti Giovanni Grazini e Antonio De Lucia), che avranno il compito di svolgere funzioni di indirizzo e supporto nell’attuazione delle misure.

Per la Multiservizi, invece, si prende atto dell’”ottimo lavoro di self cleaning e bonifica” svolto dalla dirigenza, ma il ministero dell’Interno ha ritenuto di assicurare, anche attraverso il gruppo interforze, un costante monitoraggio dell’attività svolta dalla società per verificare l’adeguatezza delle misure deliberate dall’amministrazione comunale, mirate al ripristino dei principi di legalità e buon andamento. Il presidente della società, per sei mesi, trasmetterà con cadenza mensile copia dei contratti di lavoro, servizi o forniture di valore pari o superiore ai 10mila euro e della documentazione sulle procedure assunzionali, e verranno poi trasmessi report trimestrali sull’andamento delle iniziative adottate. La misura è disposta per sei mesi, prorogabile per altri sei previo esame del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica

Codice Interno, il centrodestra barese chiede la nota del Prefetto. No della maggioranza: “Bocciatura sospetta”

“È questo il tratto distintivo della maggioranza consiliare di centrosinistra che con motivazioni pretestuose e illogiche (‘è inutile’…’non ci serve’) ha bocciato in Commissione Trasparenza la richiesta dei consiglieri di minoranza di avere notizia della nota che il Prefetto di Bari ha inviato al Comune, a conclusione delle verifiche della Commissione di Indagine a suo tempo nominata per accertare eventuali infiltrazioni mafiose nell’Amministrazione Comunale”.

Inizia così la denuncia del centrodestra barese. “Una bocciatura/contrarietà peraltro sospetta, poiché dovrebbe essere interesse e dovere di tutti gli amministratori comunali (seri) conoscere gli interventi di risanamento amministrativo indicati dalla Prefettura – affermano i partiti -. Prendiamo comunque atto che taluni a sinistra vogliono assurgere a paladini e difensori (scopriremo a breve di chi), ostacolando l’accesso ad atti significativi e rilevanti, poiché connessi a una brutta vicenda che ha interessato l’Amministrazione Comunale di Bari e le sue aziende partecipate”.

“Rappresentiamo fin da ora che in forza dei poteri ispettivi propri di ciascun consigliere comunale, invieremo noi ai Sindaco la richiesta di acquisizione della nota prefettizia, così da conoscere quanto rilevato e osservato in conseguenza dell’accesso dei Commissari”, concludono.

Processo Codice Interno, respinta la richiesta della Regione Puglia: no al sequestro del vitalizio di Olivieri

Il gup Giuseppe De Salvatore ha rigettato la richiesta della Regione Puglia di sequestrare il vitalizio dell’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri di circa 3.500 euro netti (circa 800 sono già sottoposti a pignoramento). Alla base della decisione la mancanza del “periculum”, la Regione Puglia non avrebbe documentato il rischio che Olivieri possa dismettere il suo patrimonio e quindi sottrarsi al pagamento dei danni che gli sono stati chiesti.

Il Tribunale di Bari ha deciso, sempre nella giornata di ieri, di non ammettere quasi tutte le chat di Giacomo Olivieri, ex consigliere regionale in carcere dal 26 febbraio scorso per scambio elettorale politico-mafioso ed estorsioni, di cui la Dda di Bari aveva chiesto l’acquisizione nel processo (a dibattimento) nato dall’inchiesta ‘Codice interno’. L’indagine della Dda e della squadra mobile svelò i presunti intrecci tra mafia, politica e imprenditoria in città e convinse il Viminale a nominare una commissione per valutare possibili infiltrazioni mafiose nell’amministrazione comunale, ipotesi definitivamente scongiurata a febbraio.

A dibattimento ci sono 15 imputati, tra cui Maria Carmen Lorusso – moglie di Olivieri – e suo padre, l’oncologo Vito, finiti a processo per scambio elettorale politico-mafioso. La Dda, lo scorso 8 gennaio, aveva chiesto l’acquisizione di numerose chat estratte dal cellulare di Olivieri e di suo suocero, l’oncologo Vito Lorusso, ma molte di queste non erano presenti nel fascicolo delle indagini preliminari.

Per questo, accogliendo parzialmente le eccezioni degli avvocati Gaetano e Luca Castellaneta (che difendono sia Olivieri sia i due Lorusso), il Tribunale ha deciso di ammettere a dibattimento solo le chat già presenti nel fascicolo delle indagini preliminari, ovvero quelle tra Olivieri e Michele De Tullio (ex dipendente della municipalizzata Amtab ritenuto vicino al clan Parisi) e quelle tra Olivieri e Whitney Falco, la figlia del ‘re delle rapine’ Angelo Falco.

“La trascrizione delle ulteriori conversazioni chat di cui i pm hanno chiesto l’acquisizione, invece, non è suscettibile di essere acquisita in atti in quanto prodotta per la prima volta in dibattimento”, si legge nell’ordinanza del presidente Marco Guida.

“Tale conclusione – è scritto ancora – vale anche con riferimento alle chat relative al cellulare iPhone 11 di Lorusso Vito, sequestrato in altro procedimento penale”. Il cellulare di Lorusso fu sequestrato nell’ambito di un’altra indagine per peculato e concussione per la quale il medico, ex primario di Oncologia medica dell’istituto tumori ‘Giovanni Paolo II’ di Bari, ha patteggiato una pena di cinque anni che sta scontando in carcere.

Processo Codice Interno, escluse quasi tutte le chat di Giacomo Olivieri: solo due presenti nel fascicolo

Il Tribunale di Bari ha deciso di non ammettere quasi tutte le chat di Giacomo Olivieri, ex consigliere regionale in carcere dal 26 febbraio scorso per scambio elettorale politico-mafioso ed estorsioni, di cui la Dda di Bari aveva chiesto l’acquisizione nel processo (a dibattimento) nato dall’inchiesta ‘Codice interno’.

L’indagine della Dda e della squadra mobile svelò i presunti intrecci tra mafia, politica e imprenditoria in città e convinse il Viminale a nominare una commissione per valutare possibili infiltrazioni mafiose nell’amministrazione comunale, ipotesi definitivamente scongiurata a febbraio.

A dibattimento ci sono 15 imputati, tra cui Maria Carmen Lorusso – moglie di Olivieri – e suo padre, l’oncologo Vito, finiti a processo per scambio elettorale politico-mafioso.

La Dda, lo scorso 8 gennaio, aveva chiesto l’acquisizione di numerose chat estratte dal cellulare di Olivieri e di suo suocero, l’oncologo Vito Lorusso, ma molte di queste non erano presenti nel fascicolo delle indagini preliminari.

Per questo, accogliendo parzialmente le eccezioni degli avvocati Gaetano e Luca Castellaneta (che difendono sia Olivieri sia i due Lorusso), il Tribunale ha deciso di ammettere a dibattimento solo le chat già presenti nel fascicolo delle indagini preliminari, ovvero quelle tra Olivieri e Michele De Tullio (ex dipendente della municipalizzata Amtab ritenuto vicino al clan Parisi) e quelle tra Olivieri e Whitney Falco, la figlia del ‘re delle rapine’ Angelo Falco.

“La trascrizione delle ulteriori conversazioni chat di cui i pm hanno chiesto l’acquisizione, invece, non è suscettibile di essere acquisita in atti in quanto prodotta per la prima volta in dibattimento”, si legge nell’ordinanza del presidente Marco Guida.

“Tale conclusione – è scritto ancora – vale anche con riferimento alle chat relative al cellulare iPhone 11 di Lorusso Vito, sequestrato in altro procedimento penale”. Il cellulare di Lorusso fu sequestrato nell’ambito di un’altra indagine per peculato e concussione per la quale il medico, ex primario di Oncologia medica dell’istituto tumori ‘Giovanni Paolo II’ di Bari, ha patteggiato una pena di cinque anni che sta scontando in carcere.