Oria, esplode tre colpi di fucile contro il cognato: arrestato 67enne per tentato omicidio

Con l’accusa di tentato omicidio aggravato nei confronti del cognato un 67enne è stato arrestato dai carabinieri a Oria, in provincia di Brindisi, sulla base di un ‘ordinanza emessa dal gip del tribunale di Brindisi su richiesta della procura.

L’uomo si trova ai domiciliari e la misure coercitiva prevede anche l’applicazione del braccialetto elettronico. Secondo l’accusa il 24 luglio scorso l’indagato al culmine di una lite per futili motivi, non la prima tra i due, avrebbe esploso tre colpi di fucile contro il cognato mentre si trovavano in una zona di campagna tra Francavilla Fontana e Oria. La vittima in quella occasione si rifugiò all’interno della propria auto schivando i colpi. I carabinieri hanno sequestrato il fucile usato dal 67enne dopo la lite ed hanno proceduto al ritiro cautelativo di numerose altre armi detenute legalmente dall’indagato.

Lite familiare a Mesagne, muore la 47enne Irene Margherito: a sparare il cognato Adamo Sardella

È morta Irene Margherito, la 47enne di Brindisi ricoverata nell’ospedale Perrino di Brindisi da ieri dopo essere stata colpita alla testa da un proiettile sparato da suo cognato, il 55enne di Brindisi Adamo Sardella, al culmine di una lite a Mesagne.

Nel pomeriggio era stata dichiarata la morte encefalica della donna e pochi minuti fa si è concluso l’accertamento da parte dei medici. Il pubblico ministero che coordina l’indagine ha dato l’autorizzazione per il prelievo degli organi, per cui avevano già dato il consenso i parenti, e sono in corso le valutazioni cliniche per la procedura. Sardella è in carcere per tentato omicidio e ora, con la morte della donna, l’accusa potrebbe essere modificata in omicidio volontario.

Dai riscontri è inoltre emerso che la pistola con cui avrebbe sparato ha la matricola abrasa. Il 55enne è anche accusato di porto abusivo di arma da fuoco. Nelle prossime ore sarà fissato l’interrogatorio di garanzia che si dovrebbe tenere mercoledì davanti al gip del tribunale di Brindisi Stefania De Angelis. In seguito agli accertamenti eseguiti in questa prima fase dell’inchiesta condotta dagli agenti del commissariato di Mesagne e della squadra mobile di Brindisi è stato denunciato a piede libero il compagno della vittima per porto abusivo di oggetti atti ad offendere: domenica nella sua auto è stata trovata una katana, ovvero un modello di spada giapponese.

Duplice omicidio a Torremaggiore, l’assassino dal fratello dopo la strage: “Portate via il bambino è terrorizzato”

È in miglioramento il quadro clinico di Tefta Malaj, la donna di 39 anni sfuggita alla furia omicida del marito, Taulant Malaj, che la notte tra sabato e domenica scorsi a Torremaggiore ha ucciso la figlia di 16 anni Jessica e Massimo De Santis, barista di 51 anni che considerava l’amante della moglie. Tefta è sopravvissuta all’aggressione del marito perché difesa da sua figlia. La 39enne è ricoverata nel reparto di Chirurgia generale del policlinico Riuniti di Foggia dove è stata sottoposta a un intervento chirurgico per le gravi ferite riportate nell’aggressione. “La paziente si presenta in buone condizioni generali e non ci sono segni di complicanze postoperatorie e aa ripreso l’alimentazione”, si apprende dall’ospedale. La donna è costantemente seguita anche dall’equipe degli psicologi ospedalieri.

La donna ha potuto già riabbracciare il piccolo Leonardo che era in casa domenica scorsa e che ha assistito all’aggressione della propria madre e all’omicidio di sua sorella Gessica. A dirlo agli inquirenti è stato suo padre, l’assassino reo confesso Taulant Malaj. Lo spiega il gip nell’ordinanza con cui è stato convalidato il fermo del 45enne panettiere albanese. “Il figlio – si legge negli atti – era in casa e quando” Taulant “si era reso conto di cosa aveva fatto lo aveva preso in braccio”. Negli atti si legge anche che Taulant dopo aver ucciso il presunto amante di sua moglie e la figlia va da suo fratello e gli chiede di andare a prendere il figlio piccolo perché “è terrorizzato”. Una versione confermata anche da sua cognata. “Taulant si è recato sotto casa mia, ha richiamato più volte l’attenzione con il clacson. Io sono scesa prima e dopo di me mio marito – le sue parole -. Abbiamo visto Taulant e lui diceva a Cemal di andare a casa sua perché aveva ammazzato tre persone e che c’era il bambino terrorizzato. Ci diceva quindi di andarlo a prendere. Io e Cemal lo abbiamo seguito a piedi per non salire in auto con lui. Da fuori abbiamo notato nelle scale condominiali un uomo steso a terra, senza riconoscerlo. Sono salita sola nell’appartamento, ho preso il bambino e l’ho portato giù. In casa c’era la mamma stesa che mi chiedeva di portarlo giù”.

“Il quadro indiziario contro il 45enne Taulant Malaj si è consolidato con la visione dei filmati delle telecamere in casa che hanno ripreso le scene in cui l’uomo colpiva ripetutamente con chiara volontà omicida sia la moglie sia la figlia”. È quanto dichiarato dal gip che ha convalidato il fermo di Taulant Malaj.  Quanto “all’omicidio della giovane Jessica”, 16 anni, “che con coraggio ha cercato in tutti i modi e fino alla fine di difendere la madre dalla brutale aggressione del padre”, si evince “che i colpi sono stati inferti anche nei suoi confronti volontariamente, non solo quando interveniva in un primo momento nella camera da letto, ma anche quando l’aggressione continuava nel salone”.