“Credo che queste persone non possano essere candidate per nessun motivo, almeno fino a quando non ci sia una sentenza che l’assolva, perché il dubbio e il grigio è molto pericoloso”.
La presidente della commissione parlamentare antimafia Chiara Colosimo (FdI), durante un evento al Politecnico di Bari, ha commentato così la possibile candidatura a consigliere comunale di Sandro Cataldo in una lista a sostegno del candidato sindaco di Triggiano del centrodestra Onofrio D’Alesio.
La Procura di Bari nei giorni scorsi ha chiesto il rinvio a giudizio per Alessandro Cataldo e altre 17 persone, tra cui sua moglie, l’ex assessora regionale Anita Maurodinoia, coinvolte nell’inchiesta sulle due presunte associazioni per delinquere finalizzate alla corruzione elettorale, che avrebbero alterato l’esito delle elezioni amministrative nel Comune di Grumo Appula e della Regione Puglia (del 20 e 21 settembre 2020) e nel Comune di Triggiano (del 3 e 4 ottobre 2021). A capo delle due associazioni, secondo l’accusa, ci sarebbe stato ‘Sandrino’ Cataldo, fondatore del movimento politico (ora sciolto) ‘Sud al centro’. Maurodinoia si dimise nell’aprile scorso dall’incarico e dal Pd dopo l’arresto del marito e di altri indagati. Secondo l’accusa, Cataldo sarebbe stato promotore del sistema che avrebbe procacciato voti a pagamento nelle diverse tornate elettorali. L’ex assessora, soprannominata ‘Lady preferenze’, fu eletta nel consiglio comunale di Bari, nel 2019, nel movimento politico fondato dal marito con oltre seimila voti. L’anno dopo, candidata alle regionali con il Pd, di preferenze ne ottenne quasi 20mila.
“Con la commissione antimafia presenterò presto un protocollo con TikTok, perché ogni giorno su quella piattaforma c’è gente che inneggia alla criminalità organizzata senza controllo – ha poi aggiunto -. Combattere la mafia è un dovere di tutti, e sta soprattutto nelle scelte. Potete scegliere di non fare le sentinelle, ma potete anche scegliere di non ascoltare un determinato cantante neomelodico. In questa città si fanno ancora assembramenti per Andrea Zeta”, figlio di un noto esponente della criminalità siciliana, “«e in questo territorio è diventato virale il video dell’evasione di Marco Raduano”, boss della mafia di Vieste (Foggia), «con il sottofondo della canzone ‘Maresciallo non ci prendì. È un fatto serio, è una questione di scelte. Il protocollo prevede che su mia segnalazione alla piattaforma vengano cancellati determinati contenuti. Sempre più la criminalità organizzata usa le nuove tecnologie – ha aggiunto – sulle quali dobbiamo intervenire. Un conto è il diritto alla privacy, un conto è dare alla mafia strumenti che non sono intercettabili”.