Caos al Comune di Bari, vince la linea del M5S: Diomede si dimette da assessore

Raffaele Diomede si dimette dalla carica di Assessore della Legalità in quota M5S al Comune di Bari. La scelta, che non sarebbe stata condivisa dai due esponenti eletti in Comune e una parte del Movimento locale, ha creato tensione questa mattina in Aula. I due consiglieri pentastellati, Delle Fontane e Carelli, avevano annunciato l’uscita dalla maggioranza mettendo in crisi già il campo largo. Da qui il tentativo di ricucire lo strappo da parte del sindaco Leccese e il dietrofront sulla nomina di un esponente “esterno” seppur addentrato nelle dinamiche sociali della città. Si tratta del secondo dietrofront dopo quello di Carlotta Nonnis Marzano in seguito alle polemiche nate per alcuni post pubblicati su Facebook oltre le righe.

Da Papa Francesco “anziano molesto” allo tsunami invocato al G7: a Bari bufera sul neo-assessore Marzano

Scoppia la bufera attorno a Carlotta Nonnis Marzano, neo-assessore all’Ambiente del Comune di Bari scelta dal sindaco Vito Leccese. Candidata alle elezioni con Europa Verde, ha ottenuto solo 34 voti ma a far discutere sono alcuni post social pubblicati negli ultimi mesi. Romito attacca: “Ha dato del Pedofilo al Papa, va subito rimossa dall’incarico”.

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Codice Interno, richieste milionarie di risarcimento da Amtab e Regione. Comune vuole 141mila euro da Lorusso

Il Comune di Bari ha avanzato la richiesta di restituzione dei 141mila euro di indebiti compensi percepiti da Maria Camrne Lorusso. Ammonta invece a un milione di euro la cifra quantificata per i danni non patrimoniali che l’ente ha subito a causa della diffusione mediatica. Amtab e Regione Puglia, costituite parti civili, hanno quantificato i presunti danni rispettivamente in 2,3 milioni e in 1,5 milioni.

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Soldi, lavoro e pranzi in cambio di commesse, 14 arresti: tra loro dirigenti dei Comuni di Trani e Barletta

In cambio di denaro, consulenze, lavori edilizi nelle proprie abitazioni, pranzi e percorsi benessere, alcuni dirigenti della Provincia Barletta-Andria-Trani (Bat), uno dei quali è stato arrestato, avrebbero affidato commesse a professionisti turbando ripetutamente la libertà degli incanti e omettendo di segnalare casi di conflitto di interesse.

È quanto emerge dalle indagini della Guardia di finanza che oggi ha arrestato 14 persone con le accuse, a vario titolo, di corruzione e turbata libertà degli incanti. Tra le nove persone finite in carcere ci sono, oltre al dirigente della Provincia Bat, due dirigenti dei Comuni di Trani e Barletta e un ingegnere. Le altre cinque persone sono agli arresti domiciliari. In una conferenza stampa in procura di Trani è stato evidenziato che le indagini riguardano la discarica di rifiuti speciali non pericolosi Cobema, di Canosa di Puglia. Gli indagati sono complessivamente 17, tra imprenditori anche della provincia di Salerno ed enti. E il denaro erogato dai professionisti che beneficiavano delle commesse pubbliche veniva drenato, in alcuni casi, da una società tra professionisti riconducibile a uno dei dirigenti indagati, in altri casi veniva dato personalmente.

Secondo quanto emerso, i lavori di chiusura definitiva e delle attività di post-gestione della discarica erano stati affidati dalla Provincia Bat con gara ad evidenza pubblica, senza comunicare l’inizio dei lavori al Comune di Canosa di Puglia, alla proprietà del sito o all’amministratore giudiziario, nonostante sulla discarica pendesse un procedimento penale per reati ambientali. I lavori erano stati preceduti da indagini ambientali fatte da un professionista che ha retrocesso parte dei compensi corrisposti dall’ente verso l’impresa del coniuge del dirigente competente all’affidamento dell’incarico. “Il patto corruttivo – evidenzia la Guardia di finanza – si è consumato con il silenzio del dirigente sull’affidamento fraudolento e sulla parziale indagine conoscitiva afferente allo stato dell’impianto e alle matrici ambientali”.

Voto di scambio e mafia a Bari, in 124 a processo: prima udienza il 2 luglio. Regione e Comune parti civili

La Regione Puglia e il Comune di Bari chiederanno di costituirsi parti civili nel processo legato alla maxi inchiesta “Codice interno” che ha portato all’arresto di oltre 130 persone lo scorso febbraio e che ha svelato l’infiltrazione mafiosa nel tessuto economico, politico e sociale della città di Bari. 

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