I due co-imputati, l’ex dirigente Lerario e l’imprenditore Luca Ciro Giovanni Leccese saranno processati con rito abbreviato dall’8 luglio.
Continue readingCorruzione in Puglia, il processo sul sistema Lerario ripartirà da zero: Regione si costituisce parte civile
Il processo per corruzione in cui è coinvolto l’ex capo della Protezione civile, Mario Lerario, dovrà ripartire da zero. A stabilirlo la Prima sezione collegiale del Tribunale di Bari che ha accolto l’eccezione formulata dai legali di Donato Mottola, l’imprenditore di Noci arrestato insieme a Lerario per una delle due tangenti pagate in cambio di appalti secondo quanto sostenuto dalla Procura.
Il Tribunale ha restituito gli atti alla Procura perché dall’arresto alla richiesta di giudizio immediato è cambiata la contestazione, da corruzione impropria a corruzione propria. Secondo i legali è stato così leso il diritto di difesa con Mottola che non ha potuto rispondere della nuova contestazione.
Il Tribunale ha rimandato gli atti al pm che ora dovrà notificare l’avviso di conclusione delle indagini e chiedere poi il rinvio a giudizio con le procedure ordinarie. Una vicenda in cui sono coinvolti anche Lerario e l’altro imprenditore Luca Leccese, che avevano optato per il rito abbreviato fissato all’8 luglio davanti al gup Marco Galesi.
“La vicenda ingenera un grave calo di fiducia e una perdita di prestigio dell’istituzione pubblica dinanzi ai cittadini che assistono a un tale sperpero di risorse pubbliche”, si legge nell’atto di costituzione come parte civile della Regione Puglia depositato nella prima udienza del processo nei confronti dell’imprenditore di Noci.
La Regione si è costituita parte civile prima però che il Tribunale dichiarasse la nullità del decreto di giudizio immediato. L’atto dovrà essere riproposto quanto nei prossimi mesi si tornerà davanti ad un giudice. La Regione Puglia ritiene di aver ha subito un danno patrimoniale di quasi 5 milioni di euro euro, pari all’importo delle gare d’appalto ritenute “alterate e illegittimamente affidate” in un “mercimonio dell’ufficio pubblico, sfruttato ai fini privati”.
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Quattro dei sette consiglieri del direttivo del Coordinamento di Protezione civile della Città metropolitana di Bari hanno presentato le dimissioni.
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Il sistema pare sia stato utilizzato anche per la manutenzione dei 44 Centri per l’impiego pugliesi che fanno a capo all’Arpal, guidata da Massimo Cassano.
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L’indagine fa riferimento ad una busta di carta rigida consegnata il 30 dicembre del 2021 da Claudio Favellato, uno degli appaltatori del Comune di Polignano.
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Ricordiamo che l’ex magistrato fu arrestato nel gennaio 2019 in merito all’inchiesta che riguardava la giustizia truccata. L’unica condanna è l’interdizione dai pubblici uffici.
Al 29 maggio La Corte di Appello ha rinviato la sentenza per Savasta e Scimè che hanno chiesto come per l’ex gip Michele nardi di annullare la condanna di primo grado e trasferire la competenza territoriale al Procura di Potenza. Alla richiesta si è opposta la Procura di Lecce perché ritiene che il processo debba rimane in Puglia.
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Milioni di euro per arredi che non erano in linea con la destinazione d’uso del teatro e in più affidamenti a ditte che ricorrevano spesso in gare con la firma di Lerario.
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L’avvocato è stato recentemente condannato a Lecce con l’ex gip De Benedictis per corruzione in atti giudiziari a 9 anni e 8 mesi.
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