I clochard restano accampati, anche perché scavalcare la recinzione non sembra essere una missione impossibile. La strada resta una discarica a cielo aperto, le macchine restano parcheggiate sul marciapiedi. Che utilità ha tutto questo?
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Sono comparse le prime barriere metalliche su corso Italia, installate da Ferrovie Appulo Lucane. Ma il problema dei clochard e tossicodipendenti non si è risolto.
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La situazione resta drammatica e quella di corso Italia resta una cartolina brutta per la nostra città. Abbiamo incontrato alcuni turisti arrivati a Bari da Domodossola e lo scenario che si sono ritrovati davanti, tra porte e sedie abbandonate, parla da sé.
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Sono iniziati questa mattina, come previsto, i lavori di recinzione dell’area sottostante il viadotto ferroviario di Corso Italia. Saranno installate basi in cemento tipo New Jersey alte un metro, su cui saranno posizionate griglie alte circa due metri.
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Il personale dell’Area 51, come le altre volte, si è barricato all’interno e sul posto sono arrivate forze dell’ordine e ambulanza del 118.
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Il 28 agosto Ferrovie Appulo Lucane inizierà i lavori di recinzione dell’area sottostante il viadotto ferroviario di Corso Italia, nella zona di sua pertinenza.
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L’ennesima storia che riporta alla luce l’inferno in cui commercianti e residenti di corso Italia sono gettati da tempo, mentre un’altra ambulanza è stata sottratta al territorio, in una giornata alquanto delicata dopo quanto accaduto al Miulli di Acquaviva.
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Come per corso Italia, anche in corso Cavour le zone d’ombra diventano un ottimo posto dove creare discariche e bagni a cielo aperto.
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Da dormitorio a discarica. L’inferno di corso Italia non è solo dettato dalla presenza costante di clochard e tossici, ma anche di luridi che scaricano rifiuti di ogni tipo.
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Il direttore generale di Fal, Matteo Colamussi, risponde seccato al post pubblicato dal presidente del Municipio I riguardo il prossimo intervento su corso Italia.
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