Voto di scambio e mafia, dopo 8 mesi Mari Lorusso torna libera. E Olivieri ora spera di lasciare il carcere

Maria Carmen Lorusso lascia i domiciliari dopo 8 mesi. Nella giornata di ieri il Tribunale di Bari ha accolto il ricorso presentato dai legali della ex consigliera comunale di Bari, al centro dell’inchiesta Codice Interno sui rapporti tra mafia e politica. All’origine della scelta il fatto che non ha più avuto contatti con le persone che avrebbero procacciato voti a suo favore su input del marito Giacomo Olivieri. I giudici si sono uniformati alle recenti decisioni della Cassazione sulla permanenza delle esigenze cautelari a carico degli incensurati accusati di concorso in associazione mafiosa.

E attenzione a Olivieri. Dopo la libertà concessa alla moglie, in attesa dell’esito del processo, l’ex consigliere regionale, la mente del sistema di compravendita di voti secondo l’accusa, potrebbe ottenere l’attenuazione della misura cautelare e i domiciliari, visto che pure lui è incensurato e che sono già stati ritenuti insussistenti i rischi di inquinamento probatorio.

Locorotondo, a torso nudo aggredisce due carabinieri in villa: il 46enne Neglia finisce ai domiciliari

Questa mattina, i Carabinieri del Comando Compagnia di Monopoli hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misura cautelare personale emessa dal Gip del Tribunale di Bari, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nella quale vengono riconosciuti, secondo l’impostazione accusatoria accolta dal Gip (fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa) gravi indizi di colpevolezza a carico del 46enne Vittorio Neglia di Locorotondo, ritenuto responsabile dei reati di resistenza ad un Pubblico Ufficiale, lesioni personali aggravate e porto abusivo di armi o oggetti atti ad offendere.

I fatti risalgono alle ore serali dello scorso 23 agosto, quando la Centrale Operativa della Compagnia di Monopoli aveva ricevuto numerose richieste di aiuto dai cittadini di Locorotondo, allarmati per la presenza di un uomo a torso nudo e con in mano un piccone da muratore, verosimilmente sotto l’effetto di sostanze stupefacenti e alcoliche, nei pressi della Villa Comunale.

Un militare di quel Comando, libero dal servizio, notando la scena mentre passeggiava con la propria famiglia, per impedire all’uomo di proseguire con i suoi atteggiamenti aggressivi, al fine di tutelare l’incolumità dei presenti, era intervenuto prontamente nel tentativo di sottrargli il piccone dalle mani. Nel corso di una breve colluttazione, il 46enne colpiva violentemente il Carabiniere ai polsi, tanto da provocargli delle contusioni, oltre alla rottura di un bracciale e di un orologio da polso che, andato in frantumi a seguito del colpo, probabilmente, ha in qualche modo protetto l’arto del militare, evitandogli più gravi conseguenze. Poco dopo, nonostante l’arrivo sul posto di ulteriori militari dell’Arma, improvvisamente, l’uomo si scagliava contro uno di loro, colpendolo violentemente con due pugni in pieno volto. Solo l’intervento degli altri due Carabinieri e l’utilizzo dello spray al peperoncino aveva consentito di bloccare definitivamente l’uomo per poi condurlo in Caserma.

Dalle successive verifiche sono stati poi accertati i numerosi precedenti penali a carico dell’aggressore, facendo emergere una personalità proclive alla violenza e irrispettosa delle regole del vivere civile. L’aggressione al Carabiniere, immortalata anche in un video divenuto poi “virale” sui Social, evidenziava un’aggressività tanto immotivata quanto incontenibile che ha visto la condanna unanime della collettività. Pertanto, ad esecuzione dell’odierna ordinanza, l’uomo è stato sottoposto agli arresti domiciliari. È importante sottolineare che l’eventuale colpevolezza, in ordine ai reati contestati, dovrà essere accertata in sede di processo nel contraddittorio tra le parti.

Bari, evade dai domiciliari e viene beccato in un hotel a Palermo: 42enne arrestato per evasione

Si trova agli arresti domiciliari a Bari, ma nonostante questo lascia la Puglia e si reca a Palermo. Un 42enne, B.D., è stato rintracciato dalla Polizia in un albergo di via Lincoln. A segnalare la sua presenza è stato l’alert alloggiati: dopo l’avviso arrivato alla sala operativa, gli agenti si sono recati sul posto e hanno accertato che era tutto corretto. Il barese è stato arrestato con l’accusa di evasione.

Il Riesame dice no, i Lorusso restano ai domiciliari: “Papà e figlia aderenti al connubio tra mafia e politica”

L’ex consigliera comunale Maria Carmen Lorusso e il suo papà Vito Lorusso, ex primario dell’Oncologico di Bari, restano ai domiciliari. Il Tribunale del Riesame ha respinto con decisione i ricorsi presentati dalle difese dei due. Papà e figlia sono coinvolti nell’inchiesta Codice Interno che ha fatto emergere l’infiltrazione della criminalità organizzata nel tessuto economico, sociale e politico della città di Bari.

Le dimissioni di Maria Carmen Lorusso dalla carica di consigliera comunale e la sua decisione di non candidarsi alle prossime Comunali non sono bastate, così come il fatto che il padre non sia più in servizio all’Oncologico. “Stanti i loro legami con la criminalità organizzata e vista l’imminenza delle elezioni europee ed amministrative del 9 giugno, potrebbero agire dietro le quinte”, si legge nella sentenza del Riesame.

Dal 26 febbraio i due si trovano ai domiciliari mentre il marito di Maria Carmen Lorusso, l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri, si trova nel carcere di massima sicurezza di Lanciano. Secondo l’accusa è stato proprio Olivieri a ideare il sistema politico-mafioso con esponenti della criminalità organizzata per far eleggere la moglie al Consiglio comunale nel 2019.

“Nello scenario in esame il ruolo di Maria Carmen e Vito Lorusso è quello di aderenti al connubio tra mafia e politica. Un legame estrinsecato nell’attribuzione, in favore degli elettori corrotti, di svariate utilità procurate da Giacomo Olivieri e anche da Vito Lorusso”, scrivono ancora i giudici. Vito Lorusso avrebbe “utilizzato la sua posizione professionale e il fatto di avere in cura Gaetano Bellomo (cugino di Tommaso Lovreglio e nipote del boss Savino Parisi) per ottenere voti dal clan Parisi, “nella piena consapevolezza dell’appartenenza mafiosa dei soggetti ai quali si era rivolto”.

Per Maria Carmen Lorusso invece i giudici hanno evidenziato “la consapevolezza del patto politico-mafioso stipulato dal marito con esponenti dei gruppi criminali” e “il rapporto solido con Bruna Montani che si evincerebbe da una serie di intercettazioni delle ore successive alle elezioni del 2019. La difesa dei due Lorusso presenterà ricorso.

Corruzione elettorale, a vuoto il tentativo di Sandrino. Il Riesame respinge il ricorso: Cataldo resta ai domiciliari

Il marito dell’ex assessora regionale Maurodinoia, ai domiciliari dal 4 aprile scorso con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale, è indagato per aver pilotato le elezioni amministrative di Grumo Appula (settembre 2020) e di Triggiano (ottobre 2021) e quelle Regionali del 2020.

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