Il Riesame dice no, i Lorusso restano ai domiciliari: “Papà e figlia aderenti al connubio tra mafia e politica”

L’ex consigliera comunale Maria Carmen Lorusso e il suo papà Vito Lorusso, ex primario dell’Oncologico di Bari, restano ai domiciliari. Il Tribunale del Riesame ha respinto con decisione i ricorsi presentati dalle difese dei due. Papà e figlia sono coinvolti nell’inchiesta Codice Interno che ha fatto emergere l’infiltrazione della criminalità organizzata nel tessuto economico, sociale e politico della città di Bari.

Le dimissioni di Maria Carmen Lorusso dalla carica di consigliera comunale e la sua decisione di non candidarsi alle prossime Comunali non sono bastate, così come il fatto che il padre non sia più in servizio all’Oncologico. “Stanti i loro legami con la criminalità organizzata e vista l’imminenza delle elezioni europee ed amministrative del 9 giugno, potrebbero agire dietro le quinte”, si legge nella sentenza del Riesame.

Dal 26 febbraio i due si trovano ai domiciliari mentre il marito di Maria Carmen Lorusso, l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri, si trova nel carcere di massima sicurezza di Lanciano. Secondo l’accusa è stato proprio Olivieri a ideare il sistema politico-mafioso con esponenti della criminalità organizzata per far eleggere la moglie al Consiglio comunale nel 2019.

“Nello scenario in esame il ruolo di Maria Carmen e Vito Lorusso è quello di aderenti al connubio tra mafia e politica. Un legame estrinsecato nell’attribuzione, in favore degli elettori corrotti, di svariate utilità procurate da Giacomo Olivieri e anche da Vito Lorusso”, scrivono ancora i giudici. Vito Lorusso avrebbe “utilizzato la sua posizione professionale e il fatto di avere in cura Gaetano Bellomo (cugino di Tommaso Lovreglio e nipote del boss Savino Parisi) per ottenere voti dal clan Parisi, “nella piena consapevolezza dell’appartenenza mafiosa dei soggetti ai quali si era rivolto”.

Per Maria Carmen Lorusso invece i giudici hanno evidenziato “la consapevolezza del patto politico-mafioso stipulato dal marito con esponenti dei gruppi criminali” e “il rapporto solido con Bruna Montani che si evincerebbe da una serie di intercettazioni delle ore successive alle elezioni del 2019. La difesa dei due Lorusso presenterà ricorso.

Corruzione elettorale, a vuoto il tentativo di Sandrino. Il Riesame respinge il ricorso: Cataldo resta ai domiciliari

Il marito dell’ex assessora regionale Maurodinoia, ai domiciliari dal 4 aprile scorso con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale, è indagato per aver pilotato le elezioni amministrative di Grumo Appula (settembre 2020) e di Triggiano (ottobre 2021) e quelle Regionali del 2020.

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L’impegno politico per le Comunali di Bari e il complotto “farlocco”: perché Sandrino deve restare ai domiciliari

A Cataldo non sono bastate le dimissioni da segretario del partito Sud al Centro, così come non è bastato il fatto che la moglie, Anita Mauroinoia, non sia più assessore della Regione Puglia. Sandrino ha dichiarato di essersi separato da lei anni fa e di non vivere più sotto lo stesso tetto, ma all’atto dell’esecuzione della misura cautelare, i due erano nell’abitazione coniugale di Triggiano.

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Spaccio a Corato, è ai domiciliari ma nasconde cocaina in casa: arrestato 48enne

Durante un controllo straordinario del territorio organizzato dalla Compagnia Carabinieri di Molfetta e finalizzato soprattutto alla verifica del rispetto delle prescrizioni imposte dall’Autorità Giudiziaria a soggetti reclusi all’interno delle proprie abitazioni in virtù di condanne o in esecuzione di misure cautelari, i militari della Compagnia, coadiuvati da personale dello Squadrone dei Cacciatori “Puglia” e da alcune unità cinofile del Nucleo di Modugno, hanno tratto in arresto un uomo di 48 anni, sottoposto alla detenzione domiciliare nel quartiere popolare di Via Aurelia e ritenuto responsabile, fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa, di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, nella fattispecie di cocaina.

L’uomo, alla vista dei militari che si sono presentati davanti all’uscio per il previsto controllo di polizia, ha immediatamente chiuso la porta tentando di disfarsi di diverse dosi di cocaina pronte per la vendita. Solo grazie al tempestivo intervento degli operanti parte delle dosi sono state recuperate e sequestrate. La successiva perquisizione domiciliare ha permesso inoltre di trovare la somma di circa tremila euro in contanti e diverso materiale utilizzato per il confezionamento della sostanza illecita. A seguito dell’udienza di convalida, il soggetto è stato sottoposto alla misura cautelare della custodia in carcere.

Arrestato l’ex assessore Pisicchio, il gip: “Ancora politicamente attivo nomine e contatti a livello nazionale”

“Alfonsino Pisicchio, anche se non più assessore regionale, è ancora politicamente attivo, così come sono politicamente attive le associazioni politico culturali in cui riveste il ruolo di coordinatore (Iniziativa Democratica e Senso Civico)”. Questa è la ricostruzione del gip Ilaria Casu che si legge nell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato all’arresto del fedelissimo di Michele Emiliano con l’accusa di corruzione. La nomina come commissario dell’agenzia Arti, a cui Pisicchio ha rinunciato ieri poche ore prima dell’arresto, ha pesato nella decisione visto che si correva il rischio che potesse inquinare altri affidamenti pubblici. Il gip infatti parla di “attualità e concretezza del pericolo di reiterazione del reato a carico di Enzo e Alfonsino Pisicchio anche in ragione del ruolo recentemente rivestito da Alfonsino Pisicchio all’interno dell’ente regionale Arti e della sussistenza di occasioni prossime per condizionare l’agire della pubblica amministrazione”. “Le vicende esaminate hanno mostrato l’ampia capacità dei due indagati di sfruttare le relazioni costruite nel tempo tanto in ambito regionale che comunale per pilotare l’azione amministrativa e trarne vantaggio personale. È emerso, inoltre, che i Pisicchio vantano e godono di relazioni con enti pubblici e imprese anche di rilevanza nazionale”, si legge ancora. 

L’inchiesta coordinata dalla Procura di Bari, che prende vita dalle testimonianze della dirigente regionale Barbara Valenzano, riguarda presunti appalti truccati. In carcere è finito Cosimo Napoletano di 58 anni, di Monopoli. Agli arresti domiciliari oltre i fratelli Pisicchio, si trovano Francesco Catanese, 59 anni di Bari e Giovanni Riefoli, originario di Barletta ma residente a Bari, di 58 anni. L’interdizione dalla attività professionale per un anno riguarda invece Vincenzo Iannuzzi e Grazia Palmitessa.

Nell’ordinanza firmata dalla gip del tribunale di Bari, Ilaria Casu, si spiega che per i fratelli Pisicchio “l’unica misura proporzionale alla gravità degli addebiti adeguata a evitare il pericolo di reiterazione del reato è quella degli arresti domiciliari”. Nello specifico, il provvedimento chiarisce che per Alfonsino Pisiscchio le accuse di corruzione e turbata libertà degli incanti riguardano il periodo in cui era assessore della giunta Emiliano, quando avrebbe utilizzato “la sua influenza politica e le sue relazioni, tramite suo fratello Enzo, per una gestione clientelare del suo ruolo, con favoritismi per ottenere ritorni in termini di consenso elettorale, mediante assunzioni nelle imprese favorite o avvantaggiate di persone che assicurano il voto e che avevano militato anche nel suo partito”.

Enzo Pisicchio, invece, avrebbe agito “quale esecutore delle direttive” del fratello “e quale schermo per impedire di risalire al ruolo e al contributo di Alfonsino”. Enzo Pisicchio avrebbe avuto un “ruolo chiave nella commistione dei reati che gli vengono ascritti” in quanto “intermediario e faccendiere nei rapporti, a vari livelli, tra funzionari della pubblica amministrazione – comunale e regionale – e imprenditori non solo a livello locale ma anche nazionale”. La gip evidenzia “la gravità delle sue condotte, la spregiudicatezza mostrata nella commissione dei reati finalizzata a soddisfare un incontenibile appetito di utilità”, spiegando che per utilità si intendono “pc, telefonini, mobilio per la casa, la finta assunzione di sua figlia, pagamento per mano di Riefoli della festa di laurea di sua figlia, ingenti somme di denaro contante”. “Le vicende esaminate hanno mostrato l’ampia capacità dei due indagati di sfruttare le relazioni costruite nel tanto tempo in ambito regionale e comunale per pilotare l’azione amministrativa e trarne vantaggio personale”, prosegue la gip.

Corruzione elettorale, Cataldo nega tutto nell’interrogatorio: la difesa chiede revoca dei domiciliari

Alessandro Cataldo, marito dell’ex assessora regionale ai Trasporti Anita Maurodinoia, finito ai domiciliari giovedì scorso e considerato il presunto ideatore del sistema di compravendita di voti utilizzato in occasione delle Regionali 2020 e delle Comunali di Bari, Grumo e Triggiano, ha respinto tutte le accuse e ha negato tutto nell’interrogatorio di garanzia che si è tenuto in giornata. 

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