Fallimento società Sintesi di Modugno: chieste 4 condanne dai 7 ai 4 anni di reclusione – I NOMI

La Procura di Bari ha chiesto quattro condanne, dai sette ai quattro anni di reclusione, per altrettanti imputati accusati di bancarotta fraudolenta relativamente al fallimento della Sintesi, società di Modugno (Bari), dichiarato nel 2014.

La pena più alta è stata chiesta per l’ex amministratore delegato, il 53enne napoletano Roberto Martana, mentre la condanna a quattro anni è stata chiesta dal pm Lanfranco Marazia per i dirigenti di altre società (Spiridione De Micheli, Giuseppe Pace e Giorgio Viva) che avrebbero contribuito a vario titolo alla distrazione del patrimonio societario.

Martana, in particolare, avrebbe distratto 1,25 milioni del ramo d’azienda della società (costituito da dipendenti, un software e i relativi know how, marchio, attrezzature e clientela) attraverso la cessione a una srl, poi liquidata, detenuta al 100% da Sintesi, «con evidente danno per i creditori sociali», come si legge dal capo d’imputazione.

Ma Martana, secondo quanto ricostruito dalla Procura, avrebbe anche falsificato i libri e altre scritture contabili della società, esponendo passività inesistenti e «aggravando il dissesto» di Sintesi, anche attraverso la distrazione di alcuni software in favore di altre società.

Infine, l’ad non avrebbe consegnato ai curatori fallimentari i documenti della società dal 2011 in poi e avrebbe falsificato i libri contabili «rendendo impossibile la ricostruzione del patrimonio» di Sintesi.

I fatti contestati risalgono agli anni tra il 2009 e il 2014, la Procura contesta anche le aggravanti del danno patrimoniale di rilevante gravità e di aver commesso più fatti previsti dalla legge fallimentare. L’udienza è stata aggiornata al 15 maggio per la discussione delle difese

City Center Bari, dal laghetto al ghetto. Residenti infuriati: “Abbandonati tra rifiuti e degrado”

Questa volta ci troviamo in via Brigata Regina al civico 16 per parlare del condominio City Center, abbandonato tra rifiuti e degrado.

Ad attenderci ci sono l’amministratore e alcuni inquilini dello stabile. Tante le promesse non mantenute, a distanza di anni si può parlare di un vero e proprio progetto fallimentare. Nel video allegato la denuncia dei residenti e le immagini registrate sul posto.

Monopoli, bancarotta fraudolenta e fallimento: condannati 3 ex dirigenti della Beton Prefabbricati – NOMI

Il tribunale di Bari ha condannato tre persone, ex dirigenti della srl Beton Prefabbricati finiti a processo per bancarotta fraudolenta aggravata relativamente al fallimento della società (dichiarato nel 2016), a pene da quattro anni e sei mesi a sei anni di reclusione.

Il tribunale (presidente Antonietta Guerra) ha condannato a sei anni di reclusione Domenico Alba e Mario Lamanna, rispettivamente ex amministratore e commercialista tenutario delle scritture contabili della società, e a quattro anni e sei mesi all’ex amministratore Luca Alba.

Nei confronti di tre è stata anche dichiarata l’inabilità all’esercizio di un’impresa commerciale per 10 anni e l’incapacità – sempre per 10 anni – di esercitare uffici direttivi presso qualsiasi impresa.

Lamanna è stato anche interdetto per cinque anni dalla professione di commercialista. Secondo l’accusa gli imputati, assolti da alcune ipotesi di bancarotta e prosciolti (per prescrizione) per false comunicazioni sociali, avrebbero dissipato il patrimonio della società per oltre sei milioni di euro, non avrebbero consegnato documentazione contabile dal 2007 al 2011 e avrebbero annotato nelle scritture contabili disponibilità liquide mai rinvenute. Le motivazioni della sentenza saranno rese note in 90 giorni.

Bari, il Tribunale dichiara il fallimento della Soa. Futuro nero per oltre 2000 dipendenti e famiglie

Il Tribunale di Bari, nella giornata di ieri, ha dichiarato il fallimento del consorzio Soa, per anni leader nella logistica pugliese a servizio delle più importanti catene di supermercati del sud Italia. “Alla luce della situazione di insolvenza irreversibile non c’è alcuno spazio per la tutela della continuità aziendale”, scrivono i giudici della Quarta sezione civile che hanno accolto la richiesta della Procura per la liquidazione giudiziale.

“La realtà produttiva di Soa e delle cooperative consorziate è improntata a un modello di business che, sotto le mentite spoglie del contributo consortile, cela un indebito ribaltamento di costi”, la tesi della Procura che la società ha cercato di ribaltare e contestare senza successo davanti ai giudici civili. Alla base della sentenza le trattative non andate a buon fine con i creditori che avrebbero dovuto portare al rientro dell’esposizione debitoria e la capacità apparente di generare margini attraverso l’attività di impresa in quanto basata su “un indebito ribaltamento di costi” sulle cooperative chiuse nel tempo.

Una vicenda triste che riguarda oltre 2mila dipendenti. Cosa succede ora? Dopo la dichiarazione di fallimento si aprirà la strada che porta alla contestazione del reato di bancarotta e quindi all’apertura di un fascicolo bis. La Soa era finita nei guai da mesi dopo essere stata colpita assieme alle cooperative Mida, Lexlab e Agon, da un maxi sequestro totale di 60 milioni di euro, ritenuto profitto dei reati di dichiarazione fraudolenta mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, per gli anni d’imposta dal 2016 al 2021, nonché di omesso versamento dell’IVA risultante dalle dichiarazioni annuali, con riferimento a taluni periodi d’imposta. L’inchiesta ha colpito i dipendenti che stanno pagando sulla propria pelle le conseguenze delle scelte dell’azienda. Erano già stati avviati i primi licenziamenti e la procedura di Fis (Fondo d’integrazione salariale) per 60 dipendenti, è per mesi gli stipendi non sono stati riconosciuti.