Bari, solo 45 minuti di riposo alla guida del tir in 24 ore: scatta il ritiro della patente. Mezzo fermo per 3 mesi

Proseguono i controlli congiunti della Polizia locale di Bari con i tecnici della Motorizzazione civile per garantire la sicurezza stradale. Gli interventi coordinati ed effettuati durante il fine settimana si sono concentrati su autotrasporto e micromobilità.

Nella giornata di venerdì 21 marzo, sono stati nove i mezzi pesanti sottoposti a verifica e diciotto le violazioni contestate, come riportato nel report elaborato dal comandante della Polizia Locale, Michele Palumbo. Nello specifico, le contestazioni hanno riguardato in due casi la ‘violazione delle prescrizioni dei titoli autorizzativi al trasporto merci internazionale’, in un caso la ‘circolazione con tachigrafo non conforme’, su due mezzi mancava la revisione periodica necessaria agli autoarticolati e per altri due sono state riscontrate anomalie sui ‘dispositivi equipaggiamento veicoli non funzionali’.

Per nove dei veicoli sottoposti a controllo, gli agenti hanno segnalato ‘violazioni su tempi di guida e riposo’. All’esito degli accertamenti, è scattato un fermo amministrativo per tre mesi per un autoarticolato e una patente di guida è stata sospesa e ritirata.

Nel pomeriggio di sabato 22 marzo, invece, i controlli congiunti si sono focalizzati sulla micromobilità: nove i veicoli sottoposti all’accertamento tecnico con il banco di prova della Motorizzazione civile. Cinque ciclomotori, sul totale di otto individuati per le verifiche, sono risultati alterati: si è dunque proceduto con sanzioni pecuniarie, fermi amministrativi e sequestri. Ispezionata dagli agenti una bicicletta a pedalata assistita, risultata anch’essa alterata: anche in questo caso sono scattate le sanzioni pecuniarie e il sequestro.

“Continuiamo a riscontrare gravi violazioni che mettono in pericolo la vita di chi guida e di chi attraversa quotidianamente le nostre strade – commenta l’assessora alla Vivibilità Urbana, Carla Palone -. Per un mezzo pesante sottoposto ai controlli, sono state accertate irregolarità sui tempi di riposo particolarmente gravi, visto che si trattava di una guida di 23 ore e 15 minuti sulle 24 ore totali della giornata, con soli 45 minuti di riposo. Quanto emerge durante le nostre attività, grazie anche alla preziosa collaborazione con l’unità mobile della Motorizzazione civile, ci dice che non possiamo abbassare la guardia. I controlli continueranno, per prevenire comportamenti illeciti e garantire la sicurezza delle nostre strade”.

Omicidio a Galatone, ucciso il 66enne Sebastiano Danieli: fermato il vicino 45enne Cosimo Loiola

Il 45enne Cosimo Loiola è stato sottoposto a fermo per l’omicidio del 66enne Sebastiano Danieli, trovato morto ieri con una profonda ferita alla testa nel suo appezzamento di terra a Galatone, in provincia di Lecce.

Il movente dell’omicidio sarebbe legato a dissidi per confini terrieri. Loiola infatti è il suo vicino di podere. Già in passato i due avevano litigato. Il 45enne non avrebbe ancora confessato.

L’arma usata per il delitto è stata ritrovata, si tratta di un’ascia che era custodita a casa di Loiola. Il fermo è stato disposto dal pubblico ministero Rosaria Petrolo.

I familiari della vittima, sentiti dai carabinieri, hanno riferito di precedenti minacce di Loiola a Danieli, rivolte anche recentemente. Le indagini sono state condotte dai carabinieri della compagnia di Gallipoli coordinati dal capitano Alessandro Monti, e dal personale del nucleo investigativo provinciale diretto dal tenente colonnello Cristiano Marella.

Ad aiutare gli inquirenti anche le immagini delle telecamere delle vicine abitazioni installate nella zona dell’omicidio e lungo il tragitto percorso dal presunto assassino sia prima che dopo l’omicidio. Loiola, che non ha rilasciato alcuna versione sull’accaduto, è stato portato in carcere.

Follia a Bitonto, 28enne accoltellato alla gola dopo una lite: fermato 52enne per tentato omicidio

Nel pomeriggio del 16 gennaio la Polizia di Stato ha tratto in arresto un 52enne di Bitonto, già noto alle forze dell’ordine, ritenuto il presunto autore del tentato omicidio in danno di un ventiduenne concittadino (accertamenti ancora nella fase delle indagini preliminari e che deve essere confermato dal giudice nel contraddittorio con la difesa).

Nello specifico, nel primo pomeriggio del 16 gennaio, l’aggressore, che si trovava all’interno della propria abitazione in compagnia della vittima, un suo conoscente, al culmine di una lite scaturita per futili motivi avrebbe sferrato una coltellata all’altezza della gola, provocando una ferita di circa 8 cm che solo per mera casualità non ledeva organi vitali.

La vittima, riuscita a fuggire, si è recata presso il Policlinico di Bari ove, ricevute le cure del caso, è stata poi dimessa con una lunga prognosi.

Il presunto autore dell’aggressione, dopo i primi accertamenti dei poliziotti del Commissariato di P.S. di Bitonto, è stato localizzato e bloccato all’interno della propria abitazione. Sul posto è intervenuta anche la Polizia Scientifica che ha rinvenuto diverse tracce ematiche sul pavimento e su alcuni indumenti indossati dall’aggressore riconducibili, presuntivamente, alla vittima. L’arrestato, dopo le formalità di rito, è stato quindi condotto presso la casa Circondariale di Bari e messo a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

Il provvedimento cautelare è stato successivamente convalidato dal Tribunale di Bari – Ufficio G.I.P., con applicazione della misura cautelare in carcere. E’ importante sottolineare che il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e che, all’esecuzione della misura pre-cautelare, seguirà il confronto con la difesa dell’indagato, la cui eventuale colpevolezza, in ordine ai reati contestati, dovrà essere accertata in sede di processo, nel contraddittorio tra le parti.

Bari Vecchia, 25enne accoltellato in piazza San Pietro: convalidato il fermo del 20enne Giovanni Rossini

Convalidato il fermo di Giovanni Rossini, il 20enne di Bari arrestato lunedì dopo aver accoltellato un giovane di 25 anni in piazza San Pietro a Bari Vecchia, al termine di una lite sfociata inizialmente tra due ragazze. “Non volevo uccidere nessuno, avevo impugnato il coltello solo per intimorirli”, le parole del 20enne riportate da TgNorba. L’arrestato avrebbe raccontato di essere intervenuto in difesa di una delle ragazze e di esser stato accerchiato da tre o quattro persone. Nel corso della colluttazione ha così ferito all’addome uno di loro.

Omicidio Manzi a Corato, convalidati i fermi dei tre Pilato: padre e figli in carcere. La moglie va ai domiciliari

Il gip del tribunale di Trani Domenico Zeno ha convalidato i fermi di Nicola, Savino e Gabriele Pilato considerati i presunti responsabili dell’assassinio di Nicola Manzi, 50 anni, e del ferimento del fratello 41enne Michele, compiuti per strada, a Corato (Bari), lo scorso 16 dicembre durante una lite famigliare.

Dei tre, assistiti dall’avvocato Gianbattista Pavone, Nicola, di 52 anni, e suo figlio Savino di 22, hanno risposto alle domande poste dal gip nel corso dell’interrogatorio di convalida; il 18enne Gabriele, invece, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Nella stessa inchiesta è indagata anche la moglie di Nicola Manzi, anch’ella sottoposta a fermo: si tratta della 48enne Marianna Balducci che avrebbe sparato (o avrebbe tentato di sparare) contro i sicari in fuga usando la pistola del marito.

È accusata di tentato omicidio e porto abusivo di arma da fuoco e per lei il Gip non ha convalidato il fermo (ritenendo insussistente il pericolo di fuga) e ha disposto gli arresti domiciliari con obbligo di indossare il braccialetto elettronico. Nel corso dell’interrogatorio la donna avrebbe riferito di contrasti famigliari tra il marito e i tre indagati.

I tre Pilato, rispettivamente cognato e nipoti della vittima (figli della sorella), sono accusati a vario titolo di omicidio, porto abusivo di arma da fuoco e tentato omicidio. I due avrebbero riferito al giudice la loro versione dei fatti sostenendo di aver sparato per legittima difesa in quanto Michele Manzi avrebbe minacciato di uccidere Nicola Pilato innescando il conflitto a fuoco. Nello specifico il padre dei due avrebbe detto che assieme ai figli era pronto per una battuta di caccia al cinghiale quando si sono fermati non lontano da casa di Manzi. La vittima e il fratello avrebbero fatto fuoco contro il 22enne e il fratello minore, Gabriele avrebbe premuto il grilletto uccidendo lo zio e ferendo l’altro. Il 18enne dinanzi al gip è stato in silenzio. Per i tre è stato disposto il carcere.

Canosa, accoltella due fratelli e scappa: fermato 20enne di Cerignola. Lite scoppiata per motivi sentimentali

Ha accoltellato due fratelli, suoi coetanei, davanti a un bar di Canosa di Puglia, nel nord Barese, e si è dato alla fuga, ma poi è stato rintracciato e sottoposto a fermo dai carabinieri. Si tratta di un 20enne di Cerignola (Foggia) che deve rispondere delle accuse di tentato omicidio e porto abusivo di arma.

L’episodio è avvenuto la notte tra venerdì e sabato scorsi. Al culmine di una violenta lite scoppiata ‘per motivi sentimentali’, secondo quanto ricostruiscono i carabinieri, il giovane avrebbe tirato fuori un coltello con lama lunga 18 centimetri colpendo più volte i due fratelli, anche loro di Cerignola. Uno di essi ha riportato profonde ferite al viso, al braccio destro e alle mani, tanto da essere considerato ancora in pericolo di vita. L’altro giovane avrebbe riportato ferite più lievi.

Entrambi sono stati trasportati all’ospedale Bonomo di Andria. Il coltello, trovato sul tavolino del bar, è stato sequestrato. Il 20enne accusato del duplice ferimento è stato condotto in carcere in attesa della convalida del fermo da parte del gip del tribunale di Trani.

Omicidio nel centro di Casarano, ucciso il 33enne Amin Antonio Afendi: fermato un uomo

Un uomo è stato fermato nell’ambito delle indagini sull’omicidio del 33enne Amin Antonio Afendi, ucciso questa mattina a Casarano, in provincia di Lecce. Lo si apprende da fonti investigative. Si tratterebbe di una persona del posto che viene ascoltato dai carabinieri presso la locale caserma. Non è chiaro se sia ritenuto l’assassino o un suo complice. Sono tre i proiettili che hanno colpito Afendi: uno al collo e due al torace. Il killer ha usato una pistola a tamburo che, secondo gli inquirenti, sarebbe stata scelta per la sua precisione, e quindi per centrare l’obiettivo senza correre il rischio di ferire altre persone. Confermata l’ipotesi che la vittima conoscesse il suo assassino perché, a quanto si apprende, avrebbe scambiato qualche parola con le persone a bordo dell’auto da dove poi è partito il primo colpo.