Uccide la figlia di 3 mesi, 36enne di Altamura condannato a 29 anni: “Non è affetto dalla sindrome di Munchausen”

Giuseppe Difonzo, il 36enne condannato dalla Corte d’Assise d’Appello di Bari a 29 anni di carcere per aver soffocato la bambina di tre mesi, non era affetto dalla sindrome di Munchausen, il disturbo psicologico per cui le persone affette fanno del male ad altri per attirare l’attenzione su di sé. Questo è quanto si legge nelle motivazioni depositate della sentenza dai giudici. Secondo le indagini avrebbe soffocato la figlia durante un ricovero in ospedale. Il 3 dicembre è fissata la scadenza per presentare ricorso in Cassazione.

Omicidio a Leporano, il racconto choc del killer: “Mamma era un vampiro e mi faceva mangiare i resti di papà”

Non ci sono solo le tensioni economiche tra mamma e figlio dietro al macabro delitto di Leporano, c’è molto di più. Salvatore Dettori, il 46enne reo confesso dell’omicidio della madre, la 73enne Silvana Rocca, ha svelato altri raccapriccianti retroscena del delitto dopo aver già raccontato di aver accoltellato la donna e di averle estratto il cuore a mani nude. L’uomo era ossessionato dai vampiri, chiamati mangiacarne.

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Bari, Corte d’Appello ribalta sentenza del Tribunale: restituita la villa da 300mila euro alla figlia del boss Di Cosimo

La villa dal valore di 300mila euro, situata a Torre a Mare e confiscata lo scorso giugno dal Tribunale di Bari, è stata restituita dalla quarta sezione penale della Corte d’appello di Bari alla figlia del 69enne pluripregiudicato barese Giuseppe Di Cosimo, ritenuto al comando del clan Di Cosimo nel quartiere Madonnella di Bari. La villa era stata lasciata tramite testamento da Savino Lastella, ex braccio destro di Di Cosimo morto nel 2013, perché molto legato a lei. È stato accolto il ricorso dei legali dopo la sentenza del Tribunale di Bari: secondo la prima tesi l’intestazione della villa era fittizia, la struttura era stata comprata direttamente da Di Cosimo e il testamento era solo un modo per far ritornare l’immobile nella disponibilità del 69enne.

Secondo i giudici della quarta sezione penale della Corte d’Appello però “non può ritenersi provato che il denaro per l’acquisto della villa di Torre a Mare sia stato fornito da Di Cosimo, che non ha alcuna valenza lo stretto legame di fiducia tra lui e Lastella e che è possibile che Lastella abbia deciso di lasciare in eredità la sua villetta alla figlia di Di Cosimo perché le era affezionato”. 

Trans ucciso a San Giorgio, ascoltata la figlia del pescatore in carcere: è mistero sul colore del gommone dell’auto

Si è tenuta nell’aula della Corte d’Assise di Bari un’altra udienza del processo per l’omicidio di Salvatore Dentamaro, il trans barese di 40 anni noto come Ambra, ucciso a coltellate il 23 settembre 2018 a San Giorgio. La vittima fu trovata senza vita all’interno di una Fiat Punto. Ascoltata la figlia dell’imputato, Francesco Brandonisio, il pescatore 53enne di Triggiano che si trova in carcere dall’ottobre del 2022 con l’accusa di omicidio volontario. Le indagini, lunghe e complesse, hanno permesso di arrestare Brandonisio a 4 anni di distanza dal delitto, e si sono concentrate dal primo momento su una Fiat Punto grigia sul cui tettuccio era posizionato un piccolo gommone arancione, un tender, ripreso dalle telecamere di sorveglianza dell’area mentre si allontanava dal luogo dell’omicidio. La figlia di Brandonisio ha dichiarato però che il gommone agganciato all’auto di suo padre era di colore grigio. 

Costringe la figlia minorenne a rapporti online con l’amante: mamma dell’anno condannata a 12 anni

La mamma modello, che ha costretto la figlia minorenne a soddisfare le perversioni virtuali di un uomo di 52 anni di Milano, conosciuto su un sito di incontri, è stata condannata a 13 anni di reclusione. La condanna di un anno in meno è stata inflitta all’uomo. I due si trovano in carcere, entrambi sono stati condannati anche ad una multa di 20.000 euro. Per la donna disposta anche la decadenza della responsabilità genitoriale. La vittima, 16enne originaria del Leccese, è stata costretta a compiere atti di autoerotismo davanti a una webcam oppure a inviare centinaia di foto senza veli.

“Picchiata da mia figlia”, mamma disabile cambia versione in aula: 19enne assolta a Bari. Era stata in carcere

Una 19enne è stata assolta a Bari dall’accusa di aver picchiato la madre disabile di 56 anni. La donna aveva denunciato la figlia lo scorso aprile e la giovane era stata arrestata. Dopo aver passato una settimana in carcere, ha poi ottenuto i domiciliari a casa del padre. In aula la mamma, al termine del processo con rito abbreviato, ha però parlato di “normali litigi” tra mamma e figlia e così la 19enne è stata condannata a 6 mesi di reclusione solo per le presunte minacce rivolte alla donna. La madre, invalida al 100% e ipovedente, nella prima versione aveva parlato di continue vessazioni che andavano avanti da due anni in concomitanza con la separazione dei genitori.

Tenta di molestare mamma e figlia di 3 anni, rischia il linciaggio a Taranto: arrestato 32enne pakistano – VIDEO

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È stato arrestato dalla Polizia l’uomo che ieri sera a Taranto era stato accerchiato e malmenato da alcuni passanti che lo accusavano di aver cercato di molestare una donna e la figlioletta di 3 anni che si trovava nel passeggino. Si tratta di un 32enne originario del Pakistan accusato di atti persecutori e atti sessuali in presenza di minori.

Inizialmente si era diffusa la voce che l’uomo avesse importunato una ragazzina. Gli agenti della Squadra Volante sono intervenuti in via Oberdan, all’intersezione con via Monfalcone, sottraendo di fatto l’uomo al linciaggio della folla. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, che hanno raccolto diverse testimonianze, pare che il 32enne già da un paio di mesi avesse preso di mira la donna e la bimba. Dai successivi accertamenti è emerso che l’uomo, senza fissa dimora, ha precedenti penali specifici e in anche materia di spaccio di sostanze stupefacenti.

Maternità surrogata, a Bari i nonni vogliono cancellare l’ex nuora dall’atto di nascita: ricorso respinto

Due donne si sposano a New York e, tramite il ricorso alla maternità surrogata vietata in Italia, riescono ad avere una figlia. Le due poi si separano e i genitori della mamma genetica hanno presentato un ricorso per far cancellare dall’atto di nascita della minore, presente negli archivi del Comune di Bari, il nominativo della mamma intenzionale.

La Corte di Cassazione ha però dichiarato inammissibile il ricorso per carenza di un interesse concreto ad agire. “Nel caso di specie è stato messo in discussione il legame di filiazione – giuridicamente riconosciuto attraverso la trascrizione dell’atto di nascita estero nei registri dello Stato Civile del Comune di Bari – tra la bambina e la genitrice di intenzione, la quale, sebbene non abbia alcun rapporto genetico e/o biologico con la piccola, ha condiviso con l’altra mamma il progetto di genitorialità – spiega l’avvocato della donna -. Ma la posizione del figlio non deve subire conseguenze pregiudizievoli derivanti dalle condotte e dalle decisioni degli adulti. Non v’è dubbio che il bambino nato all’estero da pratiche alternative debba essere tutelato da una piena genitorialità, quale principio di rilevanza costituzionale primaria dell’interesse superiore del minore, che si sostanzia nel preservare il legame che unisce il figlio a coloro i quali hanno assunto nei suoi confronti la responsabilità genitoriale sin dalla sua nascita”.