Amina bloccata in Kazakistan con la mamma, l’avvocato accusato di frode: “Voglio vendicarsi”

La storia di Amina Milo Kalelkyzy, la 18enne salentina con origine kazake arrestata l’11 luglio con l’accusa di traffico internazionale di droga e poi scarcerata il 2 novembre scorso dopo 113 giorni trascorsi nel carcere di Astana, si arricchisce di un nuovo colpo di scena. Il suo legale, Alibek Sekerov, ha pubblicato un videomessaggio su Tik Tok in cui annuncia di essere finito sotto inchiesta con l’accusa di frode per colpa di un dipendente del dipartimento di polizia, accusato degli abusi fisici e piscologici nei confronti di Amina nei 16 giorni di sequestro in un appartamento.

“A qualcuno non è piaciuto che io abbia difeso gli interessi della cittadina italiana e ora vogliono farmi passare per un criminale. Vogliono vendicarsi di me sono sorpreso di sapere di essere sospettato di frode nella vicenda di Amina sembra tutto organizzato per mettermi pressione psicologica ed espormi alla società come un criminale, ma io andrò sempre alla ricerca della verità – le sue parole -. Non permetterò altre illegalità da parte di alcuni funzionari e di alcune forze dell’ordine: continuerò a combattere contro gli ingiusti, vale a dire le agenzie governative che fanno tutto illegalmente. Vogliono vendicarsi ma io sarò sempre dalla parte del popolo”. Amina e la sua mamma sono ancora bloccate in Kazakistan 15 giorni dopo la scarcerazione. Non è ancora nota la data di rientro in Italia.

Finti clochard per ottenere il reddito di cittadinanza, frode da 350mila euro: 48 ragazzi indagati a Trani

Sono poco più che maggiorenni le 48 persone individuate dalla Guardia di finanza di Trani che hanno finto di essere senza fissa dimora al fine di ottenere indebitamente il reddito di cittadinanza. La frode ai danni dell’Inps ammonta a circa 350mila euro. Secondo quanto accertato dai militari, i giovani, tutti appartenenti a un nucleo famigliare, hanno dichiarato di essere “senza fissa dimora” e hanno sottoscritto una dichiarazione sostitutiva unica per il calcolo dell’Isee dichiarandosi nucleo familiare monocomponente. Sono così riusciti ad ottenere circa 350 mila euro e se non fossero stati scoperti ne avrebbero ricevuti altri 200mila. Le 48 persone sono state segnalate all’autorità giudiziaria e il sussidio che percepivano è stato sospeso.