Sciopero nazionale del 29 novembre, Bari a rischio: aderiscono Amtab, FAL e Ferrovie Sud Est – LE INFO

Per la giornata di venerdì 29 novembre 2024 è stato proclamato uno sciopero nazionale di 24 ore dai sindacati Cgil e Uil per protestare contro la legge di bilancio del governo.

Anche il settore del trasporto pubblico locale è interessato dallo sciopero. L’AMTAB ha annunciato uno sciopero che coinvolgerà il personale di esercizio e quello degli impianti fissi. Le fasce orarie di sciopero saranno: dalle ore 00:00 alle ore 05:29, dalle ore 08:30 alle ore 12:29 e dalle ore 15:30 alle ore 00:00. Durante le ore di sciopero, saranno garantite alcune prestazioni minime indispensabili, come il Centro Operativo, il Numero Verde, le aree di sosta automatizzate, la squadra antincendio/emergenza e la manutenzione e rimessaggio.

I sindacati FILT-CGIL e UILTRASPORTI di PUGLIA e BASILICATA hanno comunicato l’adesione del personale FAL allo sciopero generale di 24 ore per l’intera giornata di lavoro del 29 novembre 2024, per tutti i settori pubblici e privati. Saranno comunque assicurati tutti i servizi nelle fasce di garanzia, ossia dalle ore 5:30 alle ore 8:30 e dalle ore 12:30 alle ore 15:30.

Le Segreterie Regionali della Puglia delle Organizzazioni sindacali FILT CGIL e UILTRASPORTI, in adesione allo sciopero nazionale, hanno proclamato per venerdì 29 novembre uno sciopero di tutto il personale di Ferrovie del Sud Est di 24 ore, per ragioni di natura politica. I treni e gli autobus potranno subire cancellazioni o variazioni. Saranno garantiti i servizi essenziali in caso di sciopero nelle fasce orarie di garanzia dalle 5.00 – 7.59 e dalle 12.30-15.29, ai sensi della Legge del 17 giugno 1990 n.146 e smi. In occasione dell’ultimo sciopero nazionale dell’8 novembre 2024, indetto dalle medesime sigle sindacali, si è registrata un’ adesione pari al 43%. Si prospetta un venerdì di passione per i pendolari pugliesi.

Crac Ferrovie Sud Est, Fiorillo si difende: “Ho sempre rispettato la legge e agito di intesa col Ministero dei Trasporti”

“Nella gestione di Ferrovie Sud Est mi sono sempre mosso all’interno del quadro normativo di riferimento e ho agito di intesa con il ministero controllante, cioè il ministero dei Trasporti”. Lo ha spiegato ieri ai giudici del Tribunale di Bari l’ex amministratore unico di Fse, Luigi Fiorillo, nel processo sul crac della società. Con lui sono imputate altre 14 persone con le accuse, a vario titolo, di bancarotta fraudolenta documentale, societaria e patrimoniale, di dissipazione e distrazione di fondi. Secondo l’accusa Fiorillo, in concorso con consulenti e funzionari della società oltre che con imprenditori, avrebbe distratto fondi causando così il crac da 230 milioni di euro nel corso della gestione di Fse fra il 2011 e il 2015. Al collegio, presieduto dal giudice Rosa Calia Dipinto, Fiorillo – ascoltato per il controesame – ha spiegato come è stata impostata originariamente la società, ricostruendo anche la storia normativa delle ferrovie in concessione. L’ex amministratore unico ha detto di essersi mosso all’interno del sistema normativo delle concessioni, al quale si è sempre adeguato, e di aver agito sotto il controllo, e con il consenso, del Mit che deteneva il cento per cento delle partecipazioni.

Alla Procura che fra le altre cose gli contesta l’iscrizione in bilancio, come crediti, di risorse regionali sul cui arrivo non esistevano certezze, Luigi Fiorillo ha risposto di aver agito non in base a sue previsioni, ma in base a previsioni normative che Regione e ministero dei Trasporti non avrebbero mai messo in discussione. La concessione prevedeva, infatti – sempre secondo la ricostruzione di Fiorillo – l’indicizzazione del prezzo pagato dalla Regione Puglia. Importi che l’ente – ha riferito in aula l’imputato – non ha mai negato ma che ha corrisposto in ritardo a causa del ritardo dei trasferimenti del Mit. Durante l’udienza è stato ascoltato anche Enrico Laghi, consulente di Ferrovie dello Stato (costituita parte civile) che ha acquisito Fse. Laghi ha analizzato il danno economico che Fs avrebbe subito per i maggiori investimenti resisi necessari in seguito all’acquisizione di Fse, a causa della gestione della società. Durante l’udienza è stato infine ascoltato Fabrizio Romano Camilli, imputato nel processo con l’accusa di aver contribuito al danno patrimoniale di Fse. Camilli, in quanto amministratore pro tempore e direttore generale di Svicat che vendeva carburante a Fse, secondo l’accusa avrebbe fornito alla società prodotti petroliferi in violazione del contratto sottoscritto, vendendo il gasolio a un prezzo maggiore del 40% rispetto a quello di mercato e creando così un danno patrimoniale quantificato in 14 milioni di euro. Camilli si è difeso spiegando di aver rispettato il contratto e di aver venduto in esclusiva a Fse un gasolio sperimentale, meno inquinante, ricevuto da Eni. Un prodotto quindi più costoso rispetto a quelli utilizzati in quel momento sul mercato.