Codice Interno, dopo 13 mesi Olivieri lascia il carcere: concessi i domiciliari a Parabita

Giacomo Oliveri lascia il carcere dopo 13 mesi e va ai domiciliari con obbligo di dimora a Parabita, in provincia di Lecce. Il gup di Bari, Giuseppe De Salvatore, ha accolto l’istanza della difesa nonostante il parere negativo della Dda.

L’ex consigliere regionale è al centro dell’inchiesta Codice Interno e per mesi è stato nel carcere di alta sicurezza di Lanciano. Olivieri si trova a processo in abbreviato con l’accusa di voto di scambio politico mafioso ed estorsione. L’accusa ha invocato una condanna a dieci anni.

Processo Codice Interno, respinta la richiesta della Regione Puglia: no al sequestro del vitalizio di Olivieri

Il gup Giuseppe De Salvatore ha rigettato la richiesta della Regione Puglia di sequestrare il vitalizio dell’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri di circa 3.500 euro netti (circa 800 sono già sottoposti a pignoramento). Alla base della decisione la mancanza del “periculum”, la Regione Puglia non avrebbe documentato il rischio che Olivieri possa dismettere il suo patrimonio e quindi sottrarsi al pagamento dei danni che gli sono stati chiesti.

Il Tribunale di Bari ha deciso, sempre nella giornata di ieri, di non ammettere quasi tutte le chat di Giacomo Olivieri, ex consigliere regionale in carcere dal 26 febbraio scorso per scambio elettorale politico-mafioso ed estorsioni, di cui la Dda di Bari aveva chiesto l’acquisizione nel processo (a dibattimento) nato dall’inchiesta ‘Codice interno’. L’indagine della Dda e della squadra mobile svelò i presunti intrecci tra mafia, politica e imprenditoria in città e convinse il Viminale a nominare una commissione per valutare possibili infiltrazioni mafiose nell’amministrazione comunale, ipotesi definitivamente scongiurata a febbraio.

A dibattimento ci sono 15 imputati, tra cui Maria Carmen Lorusso – moglie di Olivieri – e suo padre, l’oncologo Vito, finiti a processo per scambio elettorale politico-mafioso. La Dda, lo scorso 8 gennaio, aveva chiesto l’acquisizione di numerose chat estratte dal cellulare di Olivieri e di suo suocero, l’oncologo Vito Lorusso, ma molte di queste non erano presenti nel fascicolo delle indagini preliminari.

Per questo, accogliendo parzialmente le eccezioni degli avvocati Gaetano e Luca Castellaneta (che difendono sia Olivieri sia i due Lorusso), il Tribunale ha deciso di ammettere a dibattimento solo le chat già presenti nel fascicolo delle indagini preliminari, ovvero quelle tra Olivieri e Michele De Tullio (ex dipendente della municipalizzata Amtab ritenuto vicino al clan Parisi) e quelle tra Olivieri e Whitney Falco, la figlia del ‘re delle rapine’ Angelo Falco.

“La trascrizione delle ulteriori conversazioni chat di cui i pm hanno chiesto l’acquisizione, invece, non è suscettibile di essere acquisita in atti in quanto prodotta per la prima volta in dibattimento”, si legge nell’ordinanza del presidente Marco Guida.

“Tale conclusione – è scritto ancora – vale anche con riferimento alle chat relative al cellulare iPhone 11 di Lorusso Vito, sequestrato in altro procedimento penale”. Il cellulare di Lorusso fu sequestrato nell’ambito di un’altra indagine per peculato e concussione per la quale il medico, ex primario di Oncologia medica dell’istituto tumori ‘Giovanni Paolo II’ di Bari, ha patteggiato una pena di cinque anni che sta scontando in carcere.

Processo Codice Interno, escluse quasi tutte le chat di Giacomo Olivieri: solo due presenti nel fascicolo

Il Tribunale di Bari ha deciso di non ammettere quasi tutte le chat di Giacomo Olivieri, ex consigliere regionale in carcere dal 26 febbraio scorso per scambio elettorale politico-mafioso ed estorsioni, di cui la Dda di Bari aveva chiesto l’acquisizione nel processo (a dibattimento) nato dall’inchiesta ‘Codice interno’.

L’indagine della Dda e della squadra mobile svelò i presunti intrecci tra mafia, politica e imprenditoria in città e convinse il Viminale a nominare una commissione per valutare possibili infiltrazioni mafiose nell’amministrazione comunale, ipotesi definitivamente scongiurata a febbraio.

A dibattimento ci sono 15 imputati, tra cui Maria Carmen Lorusso – moglie di Olivieri – e suo padre, l’oncologo Vito, finiti a processo per scambio elettorale politico-mafioso.

La Dda, lo scorso 8 gennaio, aveva chiesto l’acquisizione di numerose chat estratte dal cellulare di Olivieri e di suo suocero, l’oncologo Vito Lorusso, ma molte di queste non erano presenti nel fascicolo delle indagini preliminari.

Per questo, accogliendo parzialmente le eccezioni degli avvocati Gaetano e Luca Castellaneta (che difendono sia Olivieri sia i due Lorusso), il Tribunale ha deciso di ammettere a dibattimento solo le chat già presenti nel fascicolo delle indagini preliminari, ovvero quelle tra Olivieri e Michele De Tullio (ex dipendente della municipalizzata Amtab ritenuto vicino al clan Parisi) e quelle tra Olivieri e Whitney Falco, la figlia del ‘re delle rapine’ Angelo Falco.

“La trascrizione delle ulteriori conversazioni chat di cui i pm hanno chiesto l’acquisizione, invece, non è suscettibile di essere acquisita in atti in quanto prodotta per la prima volta in dibattimento”, si legge nell’ordinanza del presidente Marco Guida.

“Tale conclusione – è scritto ancora – vale anche con riferimento alle chat relative al cellulare iPhone 11 di Lorusso Vito, sequestrato in altro procedimento penale”. Il cellulare di Lorusso fu sequestrato nell’ambito di un’altra indagine per peculato e concussione per la quale il medico, ex primario di Oncologia medica dell’istituto tumori ‘Giovanni Paolo II’ di Bari, ha patteggiato una pena di cinque anni che sta scontando in carcere.

Olivieri e primarie truccate, accordi e mercenari bipartisan: la verità fa paura ora scappano tutti

In vista delle elezioni comunali di Bari del 2019, Giacomo Olivieri avrebbe stretto un progetto politico con il governatore pugliese Michele Emiliano per indebolire il centrodestra nelle primarie. Ed è proprio su quella campagna elettorale che si concentra il video di oggi. Antonio ha vissuto personalmente quel periodo e ci svela alcuni retroscena di quel periodo. 

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Processo a Bari, Olivieri ammette di aver dato soldi in cambio di voti: “Dovevo indebolire il centrodestra nel 2019”

“Chiedo scusa alla città, ho sbagliato”. Lo ha detto in aula a Bari Giacomo Olivieri, ex consigliere regionale in carcere dallo scorso 26 febbraio per scambio elettorale politico-mafioso ed estorsione, nel corso del suo interrogatorio tuttora in corso davanti al gup Giuseppe De Salvatore dove si celebra il processo a lui e ad altri 107 imputati con rito abbreviato.

Olivieri, secondo quanto emerso finora (l’udienza è a porte chiuse), avrebbe ammesso di aver sbagliato ad aver dato soldi in cambio di voti, ha confermato – come già fatto durante il primo interrogatorio – di non conoscere i legami con i clan delle persone con cui ha fatto la campagna elettorale del 2019 (in particolare di Tommaso Lovreglio, nipote del boss del quartiere Japigia ‘Savinuccio’) e ha anche sostenuto di aver rinunciato allo stipendio e all’autista una volta diventato presidente della Multiservizi, la municipalizzata barese che si occupa del verde.

“Il mio ruolo era di indebolire il centrodestra”, le sue parole.  Olivieri sta ricostruendo gli accordi presi durante i mesi precedenti alle comunali di quell’anno e ha anche ammesso di aver regalato buoni pasto e buoni benzina, oltre che una moto, per l’organizzazione della campagna elettorale.

L’ex consigliere fu arrestato con altri 130 nell’ambito dell’inchiesta ‘Codice interno’ di Dda e squadra mobile di Bari, che ha svelato presunti intrecci tra mafia, politica e imprenditoria in città. Olivieri, per l’accusa, nel 2019 avrebbe raccolto e pagato i voti dei clan Parisi, Striusciuglio e Montani di Bari per favorire l’elezione al consiglio comunale di Bari della moglie Maria Carmen Lorusso, anche lei imputata.

Dopo l’esame in corso dei suoi difensori Gaetano e Luca Castellaneta, l’interrogatorio potrebbe durare fino al pomeriggio. Olivieri è arrivato a Bari la mattina del 12 febbraio dal carcere di Lanciano, dove è detenuto in regime di alta sicurezza.

Processo Codice Interno, è il giorno di Giacomo Olivieri: l’ex consigliere regionale torna a parlare in aula a Bari

Giacomo Olivieri ha lasciato il carcere di Lanciano ed è tornato a Bari per rispondere in aula alle domande dei pm nell’ambito del processo Codice Interno. L’ex consigliere regionale, a distanza di un anno dall’arresto, avvenuto il 26 febbraio scorso, è accusato di voto di scambio politico-mafioso e concussione.

Oggi sarà interrogato e le previsioni parlano di un esame fiume. Si trova a processo con il rito abbreviato, l’accusa ha chiesto per lui la condanna a 10 anni di reclusione con le accuse di scambio elettorale politico-mafioso ed estorsione.

I pm Marco D’Agostino e Fabio Buquicchio hanno evidenziato “il ruolo di primo piano” giocato da Olivieri nel reperire voti mafiosi in tre diversi clan della città nel 2019 per ottenere l’elezione al Consiglio comunale di Bari della moglie Maria Carmen Lorusso, oltre che la capacità di piegare “tutto e tutti” alle proprie “spregevoli e bieche esigenze di profitto personale”, anche nella vicenda dell’estorsione all’ex presidente della Banca Popolare di Bari.

Processo Codice Interno, Giacomo Olivieri torna a parlare: interrogatorio in presenza fissato il 12 febbraio

Giacomo Olivieri, a distanza di un anno dall’arresto, tornerà a parlare. Mercoledì 12 febbraio sarà infatti interrogato durante il processo in abbreviato. L’ex consigliere regionale è al centro dell’inchiesta Codice Interno ed è finito in carcere lo scorso 26 febbraio.

La Dda di Bari ha chiesto per lui la condanna a 10 anni di reclusione con le accuse di scambio elettorale politico-mafioso ed estorsione. I pm Marco D’Agostino e Fabio Buquicchio hanno evidenziato “il ruolo di primo piano” giocato da Olivieri nel reperire voti mafiosi in tre diversi clan della città nel 2019 per ottenere l’elezione al Consiglio comunale di Bari della moglie Maria Carmen Lorusso, oltre che la capacità di piegare “tutto e tutti” alle proprie “spregevoli e bieche esigenze di profitto personale”, anche nella vicenda dell’estorsione all’ex presidente della Banca Popolare di Bari.

Olivieri, difeso dagli avvocati Gaetano e Luca Castellaneta, sostiene di essersi rivolte a quelle persone per rapporti passati e non per la loro riconducibilità alle organizzazioni mafiose. Una tesi che a maggio scorso non ha convinto il procuratore Rossi durante l’interrogatorio.

Mafia e politica, processo Codice Interno: la Dda di Bari chiede 10 anni di reclusione per Giacomo Olivieri

La Dda di Bari ha chiesto la condanna a 10 anni di reclusione per l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri, in carcere dallo scorso 26 febbraio per scambio elettorale politico-mafioso ed estorsione nell’ambito dell’inchiesta ‘Codice interno’.

La richiesta di condanna è stava avanzata oggi dai pm Marco D’Agostino e Fabio Buquicchio, che hanno evidenziato “il ruolo di primo piano” giocato da Olivieri nel reperire voti mafiosi in tre diversi clan della città, oltre che la capacità di piegare “tutto e tutti” alle proprie “spregevoli e bieche esigenze di profitto personale”, anche nella vicenda dell’estorsione all’ex presidente della Banca Popolare di Bari.

La richiesta è arrivata nella lunga requisitoria davanti al gup di Bari Giuseppe De Salvatore, per il processo in abbreviato che vede 108 persone imputate. La moglie di Olivieri, l’ex consigliera regionale Maria Carmen Lorusso, è invece a dibattimento insieme al padre Vito, oncologo già in carcere per altre vicende.

L’inchiesta di Dda e squadra mobile di Bari ha svelato i presunti intrecci tra mafia, politica e imprenditoria cittadina, e convinto il Viminale a nominare una commissione d’accesso per valutare i presunti rischi di infiltrazione mafiosa nell’Amministrazione comunale.

Chiesti invece 20 anni per i boss Savino Parisi, Eugenio Palermiti e Mino Fortunato, e i mafiosi Gianni Palermiti (figlio di Eugenio), Filippo Mineccia, Michele Parisi, Michele Calzolaio, Raffaele Addante, Francesco Triggiani. Chiesti 16 anni e 4 mesi invece per Tommy Parisi, figlio di Savinuccio, più noto come cantante neomelodico. Dal 29 gennaio cominceranno le discussioni da parte degli avvocati difensori.

Bari, la Dda chiede la confisca della casa di Olivieri in via Melo: lì vivono la moglie Lorusso e i figli

La Dda di Bari ha chiesto la confisca della casa di via Melo, zona centrale del capoluogo pugliese, di Giacomo Olivieri, l’ex consigliere regionale pugliese in carcere dallo scorso 26 febbraio per scambio elettorale politico-mafioso ed estorsione.

Olivieri fu arrestato nell’ambito dell’inchiesta ‘Codice interno’ di Dda e squadra mobile di Bari, che ha svelato i presunti intrecci tra mafia, politica e imprenditoria cittadina, al punto da convincere il Viminale a nominare una commissione d’accesso per valutare le possibili infiltrazioni mafiose nell’amministrazione comunale.

Nell’appartamento, tuttora sotto sequestro, vivono la moglie Maria Carmen Lorusso (ex consigliera comunale, arrestata nella stessa operazione e per mesi ai domiciliari prima di tornare in libertà) e i figli della coppia, che ne hanno ottenuto la facoltà d’uso. La richiesta è arrivata oggi da parte del pm Marco D’Agostino, che ha iniziato la requisitoria nel processo in abbreviato a carico di 108 imputati, tra cui proprio Olivieri. Lorusso, invece, è a dibattimento. La requisitoria proseguirà nella prossima udienza del 22 gennaio.