Testa di capretto e coltello davanti a casa della giudice Mariano: è sotto scorta per le indagini sulla Scu

Una testa di capretto insanguinata e infilzata con un coltello da macellaio, accompagnata da un biglietto in cui è scritto “Così”, è stata lasciata davanti alla porta di casa della giudice leccese Maria Francesco Romano, sotto scorta da alcuni mesi dopo alcune lettere minatorie ricevute. La testa dell’animale sarebbe stata ritrovata la notte tra giovedì e venerdì dalla stessa magistrata che poi ha avvisato le forze dell’ordine. Sull’accaduto indaga la squadra mobile. Le intimidazioni che la giudice riceve sarebbero legate alle indagini che hanno portato all’operazione antimafia con cui lo scorso 17 luglio furono arrestate 22 persone del clan Lamendola-Cantanna ritenuto organico alla Scu. Insieme alla giudice Mariano è finita sotto scorta per le minacce ricevute anche la titolare dell’inchiesta, la pm Carmen Ruggiero.

Detenuto torturato nel carcere di Bari, agente condannato. La sentenza: “Ha agito con crudeltà”

Depositate le motivazioni della sentenza della gup di Bari, Rossana De Cristofaro, con cui a luglio scorso è stato condannato, al termine del rito abbreviato, a 3 anni e 6 mesi di reclusione Domenico Coppi, l’ex sovrintendente della polizia penitenziaria di Bari, per tortura, rifiuto d’atti d’ufficio e falso ideologico.

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Il titolare dell’attività avrebbe utilizzato il Contratto collettivo per i dipendenti da aziende del Terziario, della distribuzione e dei servizi, non considerando che il rapporto di lavoro era invece regolamentato dal contratto Pubblici esercizi, ristorazione collettiva e commerciale e turismo.

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